Capitolo 15

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Leslie

Addentai l'ultimo cetriolo della mia insalata e alzai il viso per guardare Levi. Ero felice. Da uno a infinito, io ero felice infinito, ma era normale dato che anche la sua presenza riusciva a farmi sentire felice all'infinito. Quando poi mi sorrideva ogni volta che si accorgeva che stavo lì a fissarlo incredula che fosse veramente lì, era come vedere il Paradiso. Ma si accorgeva di quanto fosse bello il suo sorriso? Di quanto riuscisse a riempirmi lo stomaco di farfalle? Sperai che non lo notasse e che non notasse anche il battito veloce del mio cuore.

«Sei stato davvero gentile a pranzare con me» gli dissi sincera. Soprattutto perché tra la scelta di tornare a casa e la scelta di restare qui con me, sicuramente avrebbe preferito starsene nella bellissima cucina di casa sua in stile classico. Avrebbe avuto più comfort di quelli che ti riservano negli ospedali quando non sei un paziente.

«Non volevo andare a casa» rispose più serio che mai «Anche perché, se lo avessi fatto, avrei dovuto riordinare la mia camera e anche quella di Tamara e Beth, visto che le ho disordinate per cercare qualcosa per te»

Arrossii ricordandomi di avere addosso un paio di leggings della tuta di una delle sue sorelle e la felpa di Levi che, come ogni cosa che indossava, odorava di colonia, di lavanda e di sole. Sicuramente prima o poi si sarebbe accorto di me che spesso ficcavo la testa nella sua felpa per poter sentire ancora quel buonissimo miscuglio di odori.

La felpa che mi aveva prestato Levi era grigio scuro con un logo di una scuola, probabilmente quella in cui andava prima di iscriversi alla scuola online, come mi avevano riferito John e Peter. Io, da allora, avevo sempre sperato che Levi si iscrivesse nella stessa scuola di Peter e John –che è anche la mia– per stare con loro e nel frattempo avrei potuto avvicinarmi a lui, ma non era successo. Non gli era mai passata per la mente l'idea di iscriversi ad una scuola pubblica con i suoi migliori amici. E sapevo che non avrei mai potuto convincerlo nemmeno io perché lo avrebbero assalito troppi fan.

«Secondo te i mie genitori sono preoccupati per la mia assenza?» gli chiesi abbassando lo sguardo. La mia famiglia mi mancava, e anche tanto. Anche Cassidy che era venuta ieri sera a trovarmi mentre io stavo dormendo –me l'ha detto il dottore stamattina– mi mancava da morire. Avrei voluto abbracciarla e spiegarle felicissima che Levi mi aveva appena sfiorato le labbra con le sue quando un'infermiera è entrata in camera. Avrei voluto dirle di come eravamo arrivati quasi a baciarci e di come volevo urlare contro all'infermiera insieme a lei per aver rovinato il momento.

Levi finì il suo panino e alzò lo sguardo su di me, imbarazzato, come se sapesse una cosa di cui io non ero a conoscenza «In realtà ho avuto il tuo cellulare» mi disse «E ho pensato di mandare a tua madre un messaggio per avvisarla che avresti passato dei giorni a casa mia perché mi sentivo ancora sconvolto»

Per un attimo rimasi scombussolata, come se non riuscissi a credere alle mie stesse orecchie «Davvero? E lei cosa ti ha risposto?»

Lui tirò fuori un iPhone con una cover di plastica a tema Shadowhunters, la mia saga preferita dopo Harry Potter, ed io capii che stavo per riavere tra le mani il mio cellulare. Levi sbloccò il mio cellulare mettendo la password, ovvero 3009, ed io arrossii ricordando di aver detto a quel guardiano che se Levi fosse arrivato ed io fossi già morta, di chiamare i miei genitori e avvertirli.

«Da quando hai il mio cellulare?» chiesi, invece, cambiando la mia domanda precedente.

«Da quando il guardiano me lo ha dato ieri sera» rispose ancora imbarazzato. Allora mi chiesi... Cos'aveva visto nel mio cellulare che lo stava facendo arrossire così tanto? Feci un percorso mentale su tutto ciò che avevo e poi con imbarazzo, arrossii ricordandomi di tutte le foto di Levi in galleria.

La Stella del mio destino #1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora