Capitolo 3

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Deglutisco fortemente, guardando i suoi occhi verdi che fiammeggiano su di me, con un terribile e piccolo sorriso sulle labbra.

"Serve altro?" Piega la testa di lato, assottigliando gli occhi. Ho la vaga impressione che stia cercando di prendersi gioco della sottoscritta.

"Lei conosce Buffalo Bill? È un serial killer che stiamo cercando. Rapisce giovani donne in sovrappeso, al fine di scuoiarle, vive." Lo guardo, con la certezza di aver centrato il punto. Un uomo talmente malato come lui non può non saperne qualcosa.

Vedo i suoi occhi freddi, scrutarmi, leggermente allargati e il suo pomo d'adamo muoversi velocemente.

Bingo.

"Perché dovrei conoscerlo?" Si spinge di più verso il vetro, puntando i gomiti sul piccolo tavolino di fronte a lui.

"Da quanto so, Styles, lei aveva un negozio di tessuti, al centro, e il ricercato veniva spesso a comprare delle stoffe al negozio. Sbaglio?" Gli occhi del carcerato sono su di me, e la sua mandibola si irrigidisce pericolosamente, mostrando la possente ossaturura.

Un respiro nervoso esce dalla sua bocca, mentre lo vede contrarre ogni lineamento del viso.

"Buffalo Bill comprava delle stoffe dai colori femminili, situate nel secondo reparto del negozio. Un testimone, che vuole tenere la propria identità anonima, lo ha visto entrare più volte nel suo negozio, Styles, mentre altri testimoni si sono accorti del fatto che entrasse sempre in tardo pomeriggio."

Minuti di silenzio seguono il mio monologo. Lo vedo a corto di parole, che cerca di tirarsi fuori da questa situazione.

"Lei, Styles, è stato avvistato, mentre aiutava il ricercato, nella scelta delle stoffe." Concludo, fissando i miei occhi celesti nei suoi.

"Certo che l'ho aiutato, ero il proprietario del negozio. Chi avrebbe dovuto aiutarlo, se non io? Era un semplice cliente." Tortura le pellicine attaccate alle labbra, con i denti.

"Mi ascolti Styles, possiamo stabilire un rapporto di aiuto reciproco. Se lei, mi aiuterà a concludere il caso, la aiuterò a uscire da qui dentro. In caso contrario, sarò la prima a proporre degli anni aggiuntivi alla sua condanna." Il suo sguardo si illumina di eccitazione, e un sorrisetto nasce sul suo volto mascolino.

"Affare fatto, Agente Fox." La sua lingua lecca il labbro inferiore, rendendolo rosso bordeaux.

"Ma cosa mi garantisce che tu manterrai la promessa?" Piega la testa di lato, permettendo che alcuni ricci cadano lungo il collo.

"Sono una donna di parola, Styles. Dovrà fidarsi e basta." I nostri sguardi sono di fuoco. Due rocce che si incontrano.

Lui mi rivolge un sorrisetto, prima che la sua mano cerchi di mettersi a contatto con la mia, attraverso il vetro.

"Non mi aspettavo, che tu fossi una tigre coraggiosa." Ghigna presuntuoso, picchiettando l'indice contro il vetro limpido.

Ignoro il suo commento, unendo le mani e mettendole sotto il mento.

"Quindi, chi è Buffalo Bill?" I suoi smeraldi si puntano sulla penna stretta tra le mie dita.

"Il suo nome è Harnold Spencer. Veniva sempre prima dell'orario di chiusura, quindi non c'erano mai molte persone. Ordinava sempre rotoli di seta da colori chiari. Si, erano definitivamente colori femminili."

"Cioè?"

"Stoffe rosa, di ogni sfumatura di rosa, Agente." Con un cipiglio sul volto, annuisco invitandolo a proseguire.

Perché mai un uomo compra delle maledette stoffe rosa? E soprattutto, perché sempre a un'ora precisa? Qualcuno lo controllava?

"Le ha mai detto, per cosa gli servissero?"

"No, ma ogni volta che puntava lo sguardo sui tessuti, era come, come se fosse...incantato."

Annuisco, annotando le importanti e nuove notizie sul taccuino.

"Bene Styles, tornerò domani." Raccolgo i miei oggetti personali, stringendo nella mano la penna blu.

Gli occhi del carcerato osservano ogni mio movimento, con una mano posata sotto al mento e un sorrisetto tra le labbra.

"Già vai via, agente? Stavo iniziando ad apprezzare la tua presenza." Le dita della sua mano libera picchiettano contro il vetro, come per richiamare la mia attenzione.

"Per oggi va bene così." Lo guardo con un'ultima volta, per poi prendere a camminare verso la fine del corridoio.

"Agente Fox?" Sento la voce del detenuto chiamarmi, così mi volto.

"Si?"

"Bel culo."

********
Un respiro sfinito esce dalle mie labbra, quando distendo il corpo sul materasso che profuma di vaniglia.

Le mie mani scorrono sui bottoni della mia divisa, così liberandomene. Trascino la mia figura, coperta solo dall'intimo nero, e stappo la bottiglia di vino italiano dalla credenza.

Porto il calice di vino rosso alle labbra, tornando ad abbandonarmi sul letto, senza accorgermi del pallino rosso puntato su di me

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Porto il calice di vino rosso alle labbra, tornando ad abbandonarmi sul letto, senza accorgermi del pallino rosso puntato su di me.

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