“Mai tornare indietro, neanche per prendere la rincorsa.”
L’odore della stazione dove sono scesa è un miscuglio tra fumo, sudore e puzza in generale. Ovunque mi giro ci sono persone che si abbracciano, altre che piangono perché stanno partendo e non sanno quando si rivedranno. Mentre resto ferma a guardami attorno noto che una coppia di fidanzati si sta salutando: lei piange e lui la stringe a se sussurrandole qualcosa mentre le accarezza la testa. Di sicuro uno dei due abita lontano dall’altro. Ma che bisogno c’è di cercarsi un fidanzato o una fidanzata lontano chilometri da te? Io non voglio un ragazzo vicino a me, figurati uno a distanza. Se le relazioni fossero così importanti anche Dio ne avrebbe una, esatto? Poi non so che cosa Dio faccia lassù ma sono quasi certa che non ha una ragazza alla quale regalare rose o magari offrire una cena al ristorante oppure portarla a fare shopping. Sorrido pensando a Dio con una ragazza mentre i due tipi laggiù si danno l’ultimo bacio. Lui sale sul treno e lei gli tiene la mano fino a quando le porte non si chiudono e il treno parte. La ragazza osserva il treno che entra in una galleria e la smarrisce le sue tracce.
La ragazza si aggiusta il trucco e sorride guardando la galleria dove il treno è scomparso, uno di quei sorrisi che dice “Non ti preoccupare, ci rivedremo presto, è una promessa.”. Sorrido a mia volta mentre mi incammino verso l’uscita dalla stazione. Improvvisamente mi trovo in un altro mondo, un mondo pieno di macchine che passano davanti a me, di ragazzi che si tengono per mano e anziani che si aiutano a vicenda a salire le scale del pianerottolo di casa loro. C’è qualche barbone qua e la, qualche signora che parla al telefono e altre che portano a spasso cani più grandi di loro. Inizio a passeggiare tranquillamente, osservando le bancarelle di fuori e soffermandomi ad annusarne il buon profumo. Mi imbatto in un fiore grande e bianco.
Penso: “Quanto è bello.”
Penso: “Chissà che fiore è?”
«Ti piacciono?» Dice la fioraia.
«Tanto.» Risposi prendendone una in mano.
«Sono dei tulipani bianchi, starebbero benissimo tra i tuoi capelli biondi e ti farebbero risaltare quei tuoi occhi blu oceano che hai.»
«Dice sul serio?»
«Mai stata più seria.» quella donna ha un’espressione che lascia credere davvero che stia dicendo la verità. «Ne vorresti uno?»
«Magari potessi, non ho soldi signora, ma è comunque molto gentile.» Che non avevo soldi era vero: uscire di casa così, senza avvertire nessuno, avendo solo dietro la carta d’identità, un buono sconto per il Mc, dei vestiti di ricambio, libro, cuffiette e telefono, (che oltretutto non aveva nemmeno tutta la batteria carica) e trovarsi in un paese sconosciuto senza un lavoro e una casa era una cosa difficile. Ma posso farcela.
Ringrazio e inizio a camminare di nuovo.
«Aspetti!»
Mi giro. La signora dei tulipani mi viene in contro con uno di quei fiori in mano.
«Tieni piccola, te lo regalo, spero che possa portarti fortuna. Iniziare una vota nuova non è facile, ma ti auguro il meglio, sei giovane e piena di esperienza. Per qualsiasi cosa mi troverai tutti i giorni qui. Che Dio sia con te e che la Madonna ti accompagni.» fa il segno della croce e mi da un bacio in fronte.
Che sia dolce non c’è dubbio, ma come fa a sapere che sto iniziando una nuova vita?
La sera si avvicina e passeggiando penso: “Dove dormirò questa notte?”
Penso: “Forse ho combinato un bel casino ad andarmene di casa.”
Penso: “Credo che sia tempo di tornare indietro, non so se riuscirò a stare qui.”
Tengo il fiore tra le mie mani, ma improvvisamente un soffio di vento me lo fa volare dal lato opposto della strada. Lo rincorro, sembro una di quelle ragazze alle prese con il fratellino che corre ovunque e che devono rincorrerlo per prenderlo. All’improvviso il tulipano è scomparso. Mi giro ovunque, a destra e a sinistra, a sinistra e poi a destra e così via fino a quando indietreggiando non vado a sbattere contro qualcuno.
«Ops.. mi scusi!» dico mentre inciampando sul suo piede gli cado tra le braccia.
«Non ti preoccupare.» ride. «Stavi cercando questo?»
Sento il suo braccio sotto di me che mi tiene forte per non farmi cadere mentre un fiore bianco compare proprio davanti al mio viso.
«S-s-sì..» mi sistemo in piedi. «Cercavo proprio quello, pensavo di averlo perso.» lo prendo tra le mani e ne annuso il profumo. «Non scappare più. Mi hai fatta prendere uno spavento enorme.»
Il ragazzo ride e dopo che mi sono accorta che stavo parlando con un fiore mi metto a ridere anche io.
«Piacere, sono Luke.» mi porge la mano.
«Io invece sono Andrea.» mi strofino la mano sui jeans per togliermi un po’ di sudore e poi gliela porgo mentre lui ridacchia. «Sì, lo so. È un nome da maschio e blablabla»
Mi stringe la mano. Ha una presa forte e sicura.
«Mi piace il nome Andrea su una ragazza.» sorride. «E comunque non ridevo per il tuo nome, ma per il fatto che ti sei asciugata la mano prima di porgermela.»
«Capisco. Ora dovrei andare, grazie mille per il fiore e a presto.»
«And..»
Nemmeno il tempo di pronunciare il mio nome che mi trovo dall’altra parte della strada proseguendo il mi cammino per non so dove.
Penso: “Non girarti indietro a guardarlo. Non farlo.”
Penso: “I suoi occhi erano qualcosa di spettacolare.”
Penso: “Quel piercing al labbro lo rende sexy.”
Penso: “Oh merda, dove andrò a dormire questa notte?”