Parte 12: LA VITA SOGNATA (terza sezione)

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Letto... chiamarlo così era un po' esagerato, era una semplice balla di fieno racchiusa in una coperta ed adattata come giaciglio.

Quante notti insonni avevo passato su quell'ammasso informe, nonostante non fosse comodissimo, mi ci ero affezionato, ma decisi comunque di cederlo ad Isabelle.

«E tu dove dormirai?» chiese lei non vedendo altri letti.

«Non ti preoccupare per me, tu riposa, io mi arrangerò in qualche modo».

«Non mi sembra giusto che tu mi ceda il tuo, Augusto dove dormiva?»

«Oh, lui un po' qua, un po' là, non aveva bisogno di una superficie comoda per addormentarsi, quando era stanco, dormiva ovunque» risposi sorridendo.

«Capisco... allora se non dormi in casa con me esco anch'io» disse decisa.

«Grazie per l'interessamento, tuttavia non sei obbligata a venire con me. Io sono mesi che dormo fuori, con la pioggia, con il vento, con la neve, per me non fa differenza, diciamo che mi sono abituato ad affrontare ogni situazione».

«A me piacerebbe stare fuori stanotte, è caldo e non c'è l'ombra di una nuvola, il tempo è perfetto per dormire all'aria aperta» sostenne cercando di convincermi.

«E va bene» acconsentii felice.

«Sono contenta, questo per me è come se fosse il mio primo campeggio».

«Già, e pensare che di notti in mezzo alla natura ne abbiamo passate tante assieme!» esclamai ricordando la nostra lunga fuga.

«Quanto mi piacerebbe ricordare ogni cosa...» sospirò alzando gli occhi al cielo.

E' meglio così, pensai tra me e me, non volevo assolutamente che soffrisse ancora per il passato. Era ora di guardare avanti, verso il futuro e sperare che il destino sarebbe stato più clemente con noi. Da un certo senso ero arrabbiato col fato, ma dall'altro gli ero grato poiché mi aveva fatto riabbracciare la mia Isabelle.

«Dove preferisci dormire?» chiesi curioso.

«Non lo so, tu?»

«Per me è indifferente, ho dormito sia sull'erba primaverile, soffice e verde, che sul campo ingiallito per il grande caldo, appoggiato al tronco di un possente albero che con le sue fronde mi riparava dalla pioggia, addirittura in cima ad un grosso abete ed infine in una caverna con accanto un orso in letargo. Scegli».

«Caspita, non te ne sei fatta mancare nemmeno una! Per questa notte opto per il tappeto d'erba» affermò esausta.

«Ottima decisione, è quello che preferisco quando il tempo è bello. Mi piace infatti starmene sdraiato a guardare le stelle e credere che in una di esse ci sia mia madre».

«Che bel pensiero! Chissà se ci sono anche i miei genitori?» domandò amaramente.

«Certamente, se ci credi, tutto è possibile» mentii a fin di bene, il padre era vivo e vegeto, ma ormai era diventato un mostro.

«Hai ragione, perché hai nominato solo tua madre?»

«Ti riferisci a mio padre?» chiesi dubbioso.

«Sì, perché non pensi che anche lui sia lassù? Mi hai detto di essere orfano».

«E' vero, ma sono sicuro che mio padre sia ancora vivo da qualche parte e ho intenzione di andarlo a cercare».

«Allora perché non siamo andati subito a cercarlo?»

«E' meglio far calmare un po' le acque prima di muoversi, Verulo sarà arrabbiatissimo e mi starà dando la caccia con tutte le sue forze. Questo è un luogo sicuro e quindi per il momento ce ne staremo buoni qui».

L'ANIMA RITROVATADove le storie prendono vita. Scoprilo ora