Parte 7: L'ALTRA METÀ (prima sezione)

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Correvamo, correvamo, senza guardarci mai indietro per paura di vedere qualcosa di terribile. Sia io che Augusto eravamo contenti di essere riusciti a scappare, ma allo stesso tempo il nostro cuore piangeva per il sacrificio di Cesar e del suo gruppo.

L'unica che sembrava senza alcun rimorso era Isabelle, o meglio l'altra Isabelle. Ci allontanammo parecchio, poi decidemmo di fare una breve sosta per riposare. Le mie ferite si stavano rimarginando, tuttavia mi provocavano ancora dolore. Augusto era visibilmente dispiaciuto, sapeva che nel caso quelle persone fossero morte, sarebbe stata solo colpa sua.

Nessuna parola riuscì a consolarlo, neanche il pensiero che Cesar e gli altri si erano sacrificati per tutti noi, per farci proseguire nel nostro cammino verso la definitiva sconfitta di Verulo e di tutto ciò che rappresentava.

«Proseguiamo» disse cambiando argomento.

«Ok, tra poco però penso che saremo abbastanza distanti per poterci fermare. Sei d'accordo?»

Non rispose, stava ammirando il cielo.

«Allora?» chiesi nuovamente destandolo dai suoi pensieri.

«Allora cosa?»

«Ti ho fatto una domanda».

«Scusa, non ti stavo ascoltando, avevo la testa da un'altra parte».

«Me ne sono accorto, lascia perdere, non ci pensare, sono cose che capitano».

«No, sono stato uno stupido, dovevo fare più attenzione, è tutta colpa mia».

«Non ti angosciare troppo, magari se la sono cavata» provai a consolarlo anche se chiunque avrebbe capito che per loro non c'era speranza.

«Sono sicuramente morti» ammise abbassando lo sguardo.

«Anche se lo fossero, Cesar avrebbe voluto che noi terminassimo ciò che abbiamo iniziato e così faremo».

«Sì, ma come posso vivere con un peso del genere nel cuore?» domandò guardandomi tristemente.

«E' dura, lo so benissimo, tuttavia come in passato sei stato tu ad aiutarmi quando credevo di essere il fautore della morte di Isabelle, così ora sarò io il tuo sostegno».

«Grazie amico mio, muoviamoci».

«Bravo, cerca di non rimuginare troppo sui cattivi pensieri, tu hai già salvato la mia vita, adesso ti occuperai di quella della mia ragazza e in futuro chissà quante ne salveremo ancora insieme. Andiamo!».

«Ti seguo».

Il giorno stava ormai volgendo al termine e così dopo aver corso per tutto il pomeriggio decidemmo di fermarci per la notte.

Eravamo molto distanti dal nascondiglio di Cesar e speravamo che nessuno ci avrebbe mai raggiunto. Il luogo era piuttosto tranquillo e protetto da una catena di alberi centenari. I loro rami intrecciatisi nel tempo avevano creato una rete impenetrabile sia alla vista che al passaggio. Vi era un'unica entrata, anch'essa ben nascosta, dalla quale si poteva accedere.

Isabelle era sempre più irrequieta ed ingestibile. Inoltre non riuscivo più a sopportare di vederla in quello stato, così decidemmo che il giorno seguente avremmo tentato di estirparle il demone.

Avevamo entrambi una gran paura, ma sapevamo che quello era l'unico modo esistente. Anche se tutto fosse andato per il verso giusto, non avrei comunque avuto indietro la mia Isabelle. Infatti per la riuscita del piano avremmo dovuto cancellarle la memoria. Da una parte era un bene poiché non si sarebbe più ricordata di tutti i momenti terribili passati per causa mia, dall'altra invece era una faccenda terribile dato che non sarebbe stata più in grado di riconoscermi. Il nostro rapporto di amicizia e, forse di amore, sarebbe stato distrutto sul nascere come si cancella una macchia su un vestito sporco.

Quella notte non dormii, avevo troppi pensieri per la testa che mi impedivano di prendere sonno. Rimasi qualche istante ad osservarla immobile, volevo ricordarmela così, calma e bellissima, prima che tutto sarebbe cambiato.

Anche Augusto faticò ad addormentarsi e poco prima dell'alba mi si avvicinò. Io mi ero arrampicato su un abete e dalla cima scrutavo l'orizzonte.

«Dunque ci siamo» affermò il mio amico.

«Ohi, che ci fai quassù?» chiesi sorpreso.

«Nulla, sono venuto ad assicurarmi che stessi bene».

«Sì, stavo solo riflettendo, avevo bisogno di un attimo tutto per me».

«Lo capisco, oggi sarà un gran giorno».

«Spero soltanto che tutto vada per il verso giusto, non voglio perdere né te né Isabelle».

«Non succederà, farò del mio meglio perché ciò non accada» disse cercando di infondermi fiducia.

«Ecco, guarda il Sole, sta sorgendo. Io a dir la verità lo invidio, ogni giorno si alza fiero nel cielo senza curarsi di ciò che accadrà. Non ha paura che qualcuno o qualcosa possa fargli del male, lui è sempre lì a donarci la vita».

«Dai su, scendiamo, non possiamo perdere altro tempo prezioso poiché non conosco esattamente il procedimento da seguire e quindi non posso dire con certezza la sua durata. Ci potrebbero volere ore o addirittura giorni per completare la rimozione forzata del demone».

«Sono pronto, andiamo. Mentre tu ti occuperai di Isabelle, io farò la guardia».

«Non ce n'è bisogno, siamo già sufficientemente protetti dalla natura e inoltre ho messo una barriera a difesa dell'unico ingresso».

«Quindi cosa faccio nel frattempo?» domandai confuso.

«Se vuoi, penso che tu possa entrare nella testa di Isabelle insieme a me».

«Sì, magari, ma Cesar ha detto che sarebbe stato pericoloso perché io sono troppo coinvolto».

«Tu infatti non potrai fare niente. Sarai come una specie di spettatore, guarderai e basta».

«Ho capito, la sveglio e dopo possiamo iniziare».

«No, non è necessario, anzi forse è anche meglio così, almeno eviteremo di subire il suo rancore. Avvicinati lentamente a me e poggia una mano sulla mia spalla» suggerì con un filo di voce.

Lo feci e un istante dopo Augusto mise la sua sulla testa di Isabelle.

«Sei pronto? Da qui in poi non si torna indietro».

«Forza, facciamolo!»

Augusto si concentrò e in un battito di ciglia sotto ai miei piedi non vi era più un tappeto verde bensì solamente oscurità.

«Dove siamo?» domandai un po' spaesato.

«Nella sua testa, tu dovresti trovarti piuttosto a tuo agio qui dentro poiché hai fatto una cosa simile quando hai affrontato il tuo demone interiore».

«Ah già, adesso che mi ci fai pensare... sì, era proprio così, buio e tenebroso».

«Se camminiamo in avanti troveremo i primi ricordi».

«D'accordo, ma tu come farai a cancellarli?» chiesi curioso.

«Non è difficile, la memoria è come se fosse un enorme scaffale con tanti scompartimenti. Di solito in basso si trovano i bei ricordi, quelli che uno vuole conservare per sempre, mentre in alto, quasi irraggiungibili vi sono i brutti ricordi che è meglio dimenticare. Ogni cassetto contiene un determinato ricordo e per distruggerlo basterà rimuoverlo. Noi non apriremo cassetto per cassetto, ma seguiremo un percorso crescente, inizieremo dalla sua infanzia fino ad oggi».

«Ho capito, grazie per l'esauriente spiegazione».

«Di nulla e mi raccomando ricordati che queste sono soltanto memorie passate, anche se vedi qualcosa di terribile, tu non puoi fare nulla per cambiarlo».

«Ok, cercherò di trattenermi il più possibile».

«Non devi cercare, devi proprio riuscirci, altrimenti rischieresti di perderti in un oblio senza fondo».

«D'accordo, ora possiamo andare».

«Va bene, seguimi».

L'ANIMA RITROVATADove le storie prendono vita. Scoprilo ora