Decimo capitolo: inizia l'intesa

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Era l’alba quando la ragazza si svegliò, molto intontita, si guardava in torno cercando di ricordare, -l’incantesimo per dimenticare deve aver fatto effetto- l’unica cosa che ricordava, era quella. La traccia della sua esistenza riniziava da quel giorno.

Corse in giardino urlando a squarcia gola “vlad”, aguzzò la vista l’udito e l’olfatto -peggio che un cane da tartufi- pensò ridacchiando, “vlad, dove sei?” -eccolo sento il suo profumo, sta arrivando- “hey principessa, ti sei gia svegliata?” non gli diede risposata e si buttò fra le sue braccia a peso morto “stringimi ti prego, dimmi che non e un sogno?” “perche dovresti sognare scusa?” “ecco vedi, ieri ho praticato quel incantesimo che mi ha dato tua mamma, ha funzionato sembra che sono sempre stata qui, posso iniziare a vivere di nuovo senza rimpianti” “quindi vuoi dire che potrò iniziare di nuovo a vedere il tuo sorriso? Quello che… che ti illuminava il viso?” -è fantastico principessa- “hey, vlad dimentichi una cosa!” disse staccandosi da quell’abbraccio “cosa?” “so ancora leggere nel pensiero” facendo un sorriso “eh va bene, allora leggi questo” iniziando a corrergli dietro –se ti prendo, finisce male- inizio a ridere e a scappare contemporaneamente. Quando lui gli fu abbastanza vicino, con il braccio gli prese i fianchi portandola a sé, e si butto per terra facendo in modo che, il suo peso ricadesse leggermente su di lei, la guardava con un sorriso stampato sulle labbra. Il ragazzo rimasto imbambolato allento la presa e lei riuscì a ribaltare la situazione e scappare di nuovo -cavolo, me l’ha fatta- si alzò in fretta e riprese la caccia alla principessa tra sorrisi smorfie e scherzi, arrivo ora di pranzo.
“Ragaziiiii” chiamo Cornelia “e pronto dai venite” entrambi con gran voce “arriviamo subito,ma!” in un attimo le furono davanti, quando si sedettero a tavola davanti a loro vi era una bella bistecca al sangue, -mmm, che aspetto appetitoso, anche se ce più gusto quando li devo rincorrere i pasti- e un sorriso le usci sulla faccia, “tesoro” “bekka” le dissero assieme “si scusate, stavo pensando a quanto e divertente rincorrere il piatto piuttosto che trovarlo gia in tavola” scoppiarono in un enorme risata, quando ebbero finito di mangiare Vladmjr andò fuori in veranda con Calliope mentre Vibekka diede una mano a sistemare le cose utilizzate per il pranzo.
Una volta finito si reco in veranda anche lei e Pian piano, come gli aveva insegnato il suo amico nelle prime lezioni di caccia, gli andò dietro mettendogli le due mani sugli occhi, “due persone ci sono qui” inizio “una è mia madre, troppo calda per essere te, mia cara!” ridendo alzò le braccia all’indietro cercandola con le mani per attirarla a sé, “uff, non ce gusto cosi, non vale!” Vibekka finse un broncio incrociando le braccia sotto in seno e andò a sedersi vicino a lui sul dondolo, “E dai! Non prendertela su! Facciamo un gioco” si posizionò meglio in modo da vederla negli occhi “quale?” ma lui non rispose continuando a fissarla, “vlad, quale?” lui alzo leggermente un sopracciglio come per dire indovina “vlad, va bene ho capito!” inizio a fissarlo negli occhi senza accorgersi di nulla entrambe stavano accorciando la distanza presente tra di loro, ormai le loro labbra erano davvero vicine a sfiorarsi –ti prego baciami- penso lei, lui come a sentir le sue richieste prese la sua nuca con una mano ed in maniera delicata ma famelica come solo un lupo sa fare la portò a se, dandogli un bacio delicato ma allo stesso tempo voglioso di lei “mia principessa, ora posso dirtelo mi sono innamorato di te!” disse in maniera ferma ma con occhi tristi “vlad, perche quella faccia?” “vedi bekka, il fatto che io ti abbia detto che ti ho portata qui per salvare chi ami, è stato solo un pretesto per far si che tu potessi cadere tra le mie braccia” lei lo guardò con rabbia negli occhi “quindi mi hai mentito, il tuo scopo era solo allontanarmi da Erwin, per farmi tua!?” gli urlo in faccia con tutto il fiato che possedeva, (Il rito era riuscito a fargli dimenticare gli affetti, ma non le persone in se e cosa erano per lei). “princ…” “non mi chiamare cosi! Mi ero fidata di te!” con le lacrime agli occhi, si alzo di scatto e inizio a correre.
Dopo qualche istante arrivò in mezzo al bosco, si trovò davanti un piccolo prato con delle pietre messe a formare un aspirale, si fermo di colpo per riprendere fiato poi un passo dopo l’altro si porto al centro di essa e subito senti come un risucchio che porto via tutta la tensione e la rabbia dal suo corpo, si giro di scatto nel sentire un rumore leggero, ma per lei ben udibile, provenire dal bosco “vattene, vlad io non voglio più vederti!” esalò con quanto più fiato avesse in corpo, si accascio atterra ritrovandosi in ginocchio. Chiuse gli occhi e d’un tratto il sole che aveva in faccia, che fu oscurato da un’ombra. Senza aprire gli occhi un ulteriore volta disse “vattene” poi pensò –ma questo non e lodore di vlad!- “chi sei?” disse aprendo leggermente gli occhi.

Protetta da un lupo mannaroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora