Capitolo 1.

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L’estate appena approdata profumava di sogni e di speranze; la scuola era appena terminata, si erano conclusi quei 9 orribili mesi dietro a scomodi banchi in un’aula che odorava di sudore misto a muffa.
Io avevo 16 anni e, come qualsiasi adolescente, avevo voglia di uscire e stringere nuove amicizie. Purtroppo mi è sempre stato stretto il posto in cui vivevo, fatto da infinite campagne e pochi luoghi in cui trascorrere il tempo, ma si sa… la vita di campagna è fatta di cose semplici.
Cose che a me non sono mai piaciute: odiavo il silenzio tombale della notte, odiavo frequentare gli stessi bar, vedere sempre le stesse persone.
Avevo bisogno di nuovi stimoli, di qualcosa che desse una scossa alla mia vita, qualcosa che mi dimostrasse che fuori c’era veramente un mondo da scoprire.

Quel qualcosa lo trovai in una sera di agosto, quando il cielo brillava coperto da un manto di stelle lucenti.
Mi trovavo a sede su un muretto, adiacente ad uno dei tanti stabilimenti che contornavano il lungomare del Circeo, mentre mi gustavo uno dei gelati più buoni che avessi mai mangiato: cocco e nocciola.
Adoravo stare lì da sola, era come un rifugio nel quale entravo solo dopo aver lasciato fuori tutti i miei problemi, tutte le mie preoccupazioni.
I miei genitori avevano accompagnato la mia piccola sorellina a casa poiché troppo stanca, io invece avevo avuto il permesso di rimanere un’altra ora libera. Sapevano benissimo quanto ci tenessi a rimanere sola in quel piccolo angolo di mondo magnifico.
Mi piaceva sedermi e scrivere: avevo un piccolo taccuino color mogano nel quale appuntavo i miei pensieri, scrivevo poesie, descrivevo persone. Lo chiamavo “libro della vita”. Un nome un po’ ambiguo, questo l’ho sempre saputo, ma per me era davvero il libro della vita. In fondo, all’interno di quelle righe c’ero io con tutta me stessa, c’erano pezzi di me fondamentali, c’era la mia vera essenza.

Quella sera il cielo era veramente magnifico. Era limpido, non c’era l’ombra di una nuvola, e questo significava che il giorno dopo sarebbe stata una piacevole giornata di sole.

“ Anche io passerei tutte le mie sere a contemplare il cielo” – all’improvviso il mio corpo si liberò dal torpore nel quale era immerso, e tornai alla realtà.

Di fronte a me un giovane ragazzo mi fissava e attendeva una mia risposta. I suoi occhi avevano il colore del mare, quel celeste limpido difficile da scordare. Indossava una maglia bianca dalla quale si intravedeva ogni singolo muscolo scolpito, e dei pantaloncini color avana che arrivavano poco più su delle ginocchia.
Ci misi un po’ a rispondere, ero completamente immersa dal suo sguardo luminoso e da quel viso bellissimo.

“Solo quando non fa freddo”- risposi, consapevole di aver detto la frase più insignificante che il mio cervello sarebbe stato in grado di dire.

“Buono il gelato. Anche io lo prendo sempre da loro, è il mio bar di fiducia. E poi diciamocelo… nessuno fa il gelato come loro.”

“Beh… Sì, è vero. Comunque vengo qui perché mi piace il cielo del Circeo, penso sempre che abbia qualcosa che quello del posto in cui abito non ha.”

“Hai ragione” – disse lui, sedendosi accanto a me – “Ah, dimenticavo. Io sono Michael, piacere di conoscerti”.

“Piacere mio. Veronica.”

Restammo per altri 5 minuti in silenzio, l’imbarazzo sembrava avere la meglio, almeno da parte mia.
Improvvisamente qualcosa mi ricordò che stavo facendo tardi a casa, e che probabilmente i miei genitori erano in pensiero per me. Avevo ricevuto 5 chiamate già, ma il mio essere così smemorata non mi aveva ricordato di mettere la suoneria al telefonino.

“E’ stato un piacere conoscerti, Michael. Adesso devo andare a casa poiché ho la libera uscita fino a mezzanotte. Poi Cenerentola deve tornare, se vuole continuare a venire qui.”

“Se abiti non troppo distante posso accompagnarti io. Non ho molto da fare e casa mia è proprio dietro il bar. Non mi piace che una giovane ragazza debba andare a casa da sola. A quest’ora non si sa mai chi può aggirarsi per le strade del Circeo.” – disse lui, e mi tese la mano per scendere dal muretto.

Annuii timidamente, consapevole del fatto anche lui era uno sconosciuto appena incontrato.
Camminammo lungo il viale illuminato da numerosi lampioni. Il lungomare cominciava a svuotarsi, le persone rientravano nelle loro case. Mi resi conto che lui camminava sempre dietro di me, mai davanti, mai accanto. Solo dietro.

“Perché cammini dietro di me?” – gli chiesi, dubbiosa di questo suo strano modo di fare.

“Perché mi sembri molto giovane ed ingenua. Cammino dietro per proteggerti. I bodyguard fanno così con i personaggi famosi! Garantiscono sicurezza.” – accennò un sorriso ammiccante. Intorno alle labbra si formarono piccole rughe d’espressione. Già le adoravo.

“Eccoci, questa è casa mia.”

“Molto bella. Mi piacciono come i rami delle piante si intrecciano perfettamente con le travi del balcone. Sembra lo sfondo di un dipinto.”

“Già. Papà le voleva togliere, diceva che davano fastidio perché sarebbe stato l’ambiente perfetto per le zanzare, invece mia mamma non ha voluto. Sono lì da quando era piccola, tagliarle avrebbe significato eliminare un ricordo della sua infanzia.”

“Capisco. Sono d’accordo. Mai eliminare i ricordi, sono elementi fondamentali per ogni persona esistente. Mi ha fatto piacere conoscerti, Veronica. Spero di rivederti domani. Ti lascio il mio numero. Hai foglio e penna?”

“Ehm. Veramente no. Ho un taccuino ma è solo ad uso personale. Però ho una penna.”

“Allora facciamo così” – disse lui, prendendo una piccola foglia dalla pianta appena sopra di noi, “Te lo scrivo qui. Su una foglia. Buonanotte Veronica, spero di vederti presto.”
Mi diede un dolce e delicato bacio sulla guancia, e se ne andò. Il mio cuore batteva all’impazzata, sembrava esplodermi dalla cassa toracica da un momento all’altro. Era stato tutto così magico che quasi mi sembrava surreale.

Rientrai in casa cercando di non fare rumore per non svegliare i miei. Salii le scale, mi spogliai e mi misi a letto.
Il sonno sembrava non arrivare, l’euforia aveva avuto il sopravvento sul mio corpo.
Decisi di mandargli un messaggio: “Grazie per avermi accompagnato a casa, stasera. E’ sempre bello condividere il cielo con qualcuno, specialmente se questo è uno sconosciuto. Buonanotte. Veronica.”
Posai il telefono sul comodino di legno accanto al mio letto e mi addormentai, ma con lui sempre nei pensieri.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 29, 2018 ⏰

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