Collaborazioni Fantastiche e Dove Trovarle. -Prologo-

577 16 0
                                    


"Questa è la mia bambina. E chi me la tocca..." Vasco posò un braccio intorno al mio collo. "Se la vedrà con te, capo?" chiesi ridendo. "Certo" rispose lui sorridendo. E non potevo essere più fiera di quelle parole.

Negli ultimi tempi, erano cambiate tante cose nella mia vita. Un giorno di qualche anno prima, mi era arrivata una chiamata. Faceva più o meno così:

"Pronto" bofonchiai masticando uno snack in sala prove.

"Ciao, sei Nicole Mancini?" chiese una voce stranamente famigliare.

"Ciao, sì... tu sei?" chiesi mettendo in bocca un altro pezzo di snack.

"Vasco Rossi" si presentò.

Mi strozzai. Rimase incastrato nella gola. "Dimmi" farfugliai cercando di riprendermi.

"Vorrei che tu venissi qui, a Modena. Vorrei che tu ballassi per me" disse.

"In che senso?" chiesi sedendomi.

"Vorrei che diventassi la mia ballerina, ai concerti" disse spiegandosi.

"Quando devo venire?" chiesi

"Quando vuoi. Ti mando l'indirizzo." Rispose lui.

"Ok. Tempo di organizzarmi" dissi con il cuore in gola.

"Sì, tranquilla" rispose lui attaccando.

E da lì. Oltre la stima professionale, è nata una stima reciproca a livello umano. Lui si comportava come un padre per me. Ed io cercavo di essere una brava figlioccia.

Quel giorno, tornando a quando ho iniziato a raccontarvi la mia storia... Mi stava presentando a un ragazzo. Un cantante, e cantautore. Era moro. Ed io lo guardai sorridente. "Piacere Nicole" dissi stringendogli la mano. "Ermal" rispose lui. "Allora, me la presti per due settimane? Tempo per fare una prova" disse lui a Vasco. "Se vuole venire" rispose lui alzando le mani. "Sì" risposi di getto. "Allora da venerdì... visto che so che domani torni a Roma fino a venerdì... Ci vediamo a Milano. Ti manderò l'indirizzo preciso" disse stringendomi la mano. Lo salutai.

Il giorno dopo sul treno non potei evitare di giocare con il bracciale. Il bracciale più importante che avessi. Era di cuoio. Avevo fatto incidere una frase del mio cantante preferito. La cosa importante era, che mi avevano detto che se, avessi espresso un desiderio appena messo... si sarebbe realizzato appena tolto. Ed io l'avevo messo e ritolto un migliaio di volte. Eppure non c'avevo mai collaborato. Ero sempre ad un passo dall'incontrarlo ai concerti, ma c'era sempre qualcosa che mi bloccava. Come se non fosse quello il momento. Come se non ci dovessimo conoscere così. Lo tolsi buttandolo nella borsa. "Signorina, mi sa dire dove devo scendere?" chiese una voce fin troppo familiare. "Maya" urlai abbracciandola. "Tesoro mio" mi strinse forte. "Che ci fai sul treno?" chiesi. "Sto tornando da casa oggi. Domani ho un esame" disse alzando gli occhi al cielo. "Dai, manca precisamente un anno. L'anno prossimo a dicembre sei laureata" dissi scompigliandole i capelli. "Non arriva più" borbottò lei. "Immagino" risposi prendendo la valigia. "Allora taxi insieme?" chiese. "Dovrei vedere Andrea... ma..." spensi il cellulare. "Nicole, tutto bene? Sei tornata un po' spenta" disse sorridendomi. "No" risposi mentendo.

Tornammo a casa. E Federica saltò dalla felicità nel vederci insieme. "Mi siete mancate da morire" disse correndoci incontro. "Scusate... vado a posare le cose in camera" dissi andando via. Presi una sigaretta e guardando la mia cameretta un po' spartana, potevo ritenermi a casa. "Ti ha morso la tarantola?" chiese Maya. "Sto solo riflettendo... se darveli subito o più tardi" dissi tirando fuori dalla borsa due pacchetti. "Cooosa?" si guardarono andando in cucina. Le seguii prendendomi un succo di frutta. "Victoria Secret? Paga bene Vasco?" chiese Federica. "In realtà ho lavorato per Biagio Antonacci a Milano... e..." scrollai le spalle. "Grazie" urlarono all'unisono. "E senti... ancora nessuna proposta dal Moro?" chiese Maya allusiva. "Se, magari... Se mi chiama lui ho finito... ma quello non c'ha bisogno de ballerine... fa tutto da solo..." dissi sognante. "Che tocco di figo... Fa un concerto sabato" disse Maya. "Divertitevi" dissi triste. "Non ci sarai?" chiese lei. "No, riparto giovedì. Devo lavorare con uno mezzo strano" dissi giocherellando con l'orologio. "E Andrea? È mai salito? Avete concluso?" chiese Federica. "No... non mi prende in quel senso... lui vuole... ma io non..." scossi la testa. "Che ci stai a fare insieme?" chiese Maya. "Perché si occupa dei miei social... e lasciarlo vorrebbe dire trovarne un altro... e non mi va. Poi lui è abbastanza bravo. Da quando ho lui mi seguono più persone, e perderlo..." "Quando finirai di pensare solo al lavoro? Devi pensare un po' a te... è tanto che non ti fermi. Sei sempre in giro. E a noi manchi" Federica guardò l'orologio. "Devo andare, devo uscire con il mio ragazzo... Ti racconto tutto quando torno. Ciao tesoro mio" mi baciò la guancia chiudendosi la porta di casa alle sue spalle.

Un amore è reale quando torna-Fabrizio Moro- L'inizio-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora