Una ragione per combattere.

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"Che è successo? Vuoi parlarne?" Chiese timidamente.

"No. Ti prego... portami altrove." Le lacrime non cessavano.

"Tu però, promettimi che smetti di piangere." Mi accarezzò la guancia bagnata, e sentii una morsa allo stomaco. Solo con lui, e per lui riuscivo ad essere forte.

"Ponte Milvio?" Chiesi camminandogli vicino.

"Sì... a me, fa sempre uno strano effetto... c'è un'aria di benessere... e poi se continuiamo a camminare... vedo uno dei miei più grandi sogni... e mi esce un po' di speranza." Ammise.

"Ma è per gli innamorati questo ponte..." mi finsi inorridita.

"Mi sono dimenticato i lucchetti... mo come famo?" Chiese ridendo.

"Scemo." Lo spintonai ridendo, e lui sorrise.

"Allora ti faccio stare bene." Sussurrò stupito.

"Sempre." Ammisi perdendomi nei suoi occhi.

"Stadio Olimpico." Mi fermai a guardarlo, posando i gomiti sul parapetto.

"Già, spero di riuscire almeno una volta..." bofonchiò.

"Io ci credo. Ci riusciremo." Lo guardai e lui mi posò un braccio intorno al collo.

"Basta che per quel giorno, non mi abbandoni. Io solo non ci salgo su quel palco." Guardò sognante l'insieme di luci, che si infondevano nel cielo.

"Sotto o sopra. Verrò per te." Promisi, interrotta da un ghigno. "Che ho detto?" Chiesi stupita.

"Sembra molto brutto." Rise ancora più forte.

"Umorismo da dodicenne..." ripresi a camminare fingendomi delusa.

"Sincera. Tu sei attratta da me?" Chiese a brucia pelo.

"Che cazzo di domande fai?" Mi girai di botto, coprendo il rossore delle gote.

"Non lo so... ultimamente ho un pensiero fisso su una donna... e non riesco a capire se è presa... se potrei interessarle..."

"E lo chiedi a me? Che c'entro io..." sbuffai, coprendomi la gola con l'angolo del giacchetto.
"Niente. Non c'entri niente." Tagliò corto, stringendomi a sé.

"Per quello che vale, io penso che nessuna donna ti lascerebbe andare via." Sussurrai.

"Lo sai, che qualsiasi cosa sia successa, tu non meriti quel ragazzo? Farebbero la guerra, pur di avere una donna con la metà delle tue qualità." Rispose scompigliandomi i capelli.

"Già... peccato che però, scelgo sempre ciò che non mi fa bene." Ammisi.

"Ciò che è tuo, prima o poi sarà tuo. Per adesso non è ancora destino." Mi lasciò una carezza sulla guancia bagnata, di nuovo scosse.

"Ho paura di non riuscire mai, a vivere quegli amori folli... quelli dove la vita è una merda, ma se ci sei tu, allora va tutto bene. Quelli dove torni a casa, e la notte di colpo diventa un eterno giorno. Quelli quando c'è da ridere su qualunque cosa, perché niente può essere triste..." Una lievissima pioggerella cadde sui nostri visi.

Un amore è reale quando torna-Fabrizio Moro- L'inizio-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora