Prima parte

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A volte il destino dona, a volte il destino toglie. In rare occasioni qualcuno ingenuamente crede anche di averlo illuso, ma la verità è che tutti quanti noi siamo nelle mani delle dee ancestrali che tutto vedono e tutto muovono. Con perizia loro modellano il destino dei miseri mortali.

Mi chiamo Gaspard de La Grotte, tanto tempo fa lavoravo come reporter presso un piccolo quotidiano in una piccola città situata in una graziosa contea, ma questa è un'altra storia. Per gran parte della mia vita mi sono interessato a centinaia di aneddoti, vicende di persone ordinarie o semplicemente fuori dal comune. Ho letto tanti libri, visionato migliaia di film e col trascorrere degli anni ho perfezionato l'arte del narrare storie. Un'insaziabile curiosità ha fatto in modo che mi ponessi continue domande su tutto ciò che mi circondasse, spingendomi sempre più verso i limiti della comprensione. Ho così appreso una cosa: le storie non sono altro che storie, questo è vero, ma a volte esiste solo una sottile linea a separare il limite tra la più fervida delle fantasie e la cruda realtà.

Quello che segue è il racconto di come il destino abbia stravolto la vita di un ragazzino all'apparenza spensierato come tanti altri e cresciuto in una famiglia amorevole. Tuttavia, diversamente dagli altri, il fato creato dalla dea Madre con l'aiuto delle sue figlie lo portò a compiere gesta leggendarie. Se egli avesse avuto un altro destino tutto ciò che è narrato nelle sue vicende non sarebbe mai accaduto, se io - tanto tempo fa - avessi avuto un altro destino con ogni probabilità non avrei mai scritto questa storia. Ma esso con prepotenza invade le nostre realtà, le sgretola e le rimodella.

Vi ho già detto che sono un appassionato di storie?

Ciuf, ciuf... ciuf, ciuf. Il treno sfrecciava su una distesa di sabbia rossastra come una nera bestia con la frusta alle spalle. Il macchinista, un uomo corpulento ricoperto di unto e fuliggine, con un enorme fazzoletto sul volto ingozzava di carbone l'ardente caldaia. Di rimpetto un'ampia console stracolma di leve. Il vapore sbuffò fuori dal fumaiolo disegnando una scia grigia nel cielo azzurro e la locomotiva aumentò la velocità trainando dietro di sé una lunga serie di vagoni rossi, che grazie alla levitazione magnetica fluttuavano sui binari arroventati dal sole di mezzodì.

Era il convoglio diretto a Drylake City.

Billy si era appisolato, non si era ancora abituato a quella maledetta arsura del deserto che lo faceva grondare di sudore, i capelli biondo scuro appiccicati sulla fronte abbronzata appena dalla calda stagione primaverile. Appoggiò la testa alla spalliera del sedile in pelle, stanco di vedere nient'altro che cactus susseguirsi all'orizzonte statico. All'inizio del viaggio si era ripromesso di rimanere vigile, ma col passare delle ore le palpebre avevano cominciato a cedere. Le riaprì per l'ennesima volta con un rapido scatto, poi, però, quasi senza accorgersene, cedette alla spossatezza.

Il fuoco scoppietta. Ti ammalia, sinuoso, impalpabile. Una sensuale, macabra danza della morte che finisce per logorare via via la sua stessa fiamma. Il fuoco distrugge, il fuoco purifica. Il fuoco, ormai, era diventato l'incubo ricorrente di Billy.

Sognando si ritrovò in una notte profonda rischiarata da fiamme, col gelo che pizzicava la pelle. Una coltre di fuliggine che sembrava quasi nebbia soffocava i polmoni. La gente urlava. I pirati stavano assediando la città.

Non riusciva a focalizzare quello che stava succedendo. Un fischio gli perforava le orecchie, gli occhi e la gola bruciavano per il fumo. Guardò davanti a sé ciò che era la parte centrale della grande piazza ornata da palme e lingue di fuoco. Flebili linee di cenere incandescente sfarfallavano nell'aria che odorava di legna arsa e distruzione. Poi... l'orrore. Avvinghiata al bordo di porfido rosso della fontana circolare, sua madre, nuda, che veniva stuprata assieme ad altre malcapitate. Cercò di correrle in aiuto, ma tra le tante grida udì distintamente quelle di una ragazzina avvolta in una candida camicia da notte, imbrattata di sangue e fango. I boccoli biondi scompigliati sul viso stravolto, segnale del panico che cresceva dentro di lei, sempre più indomabile, mentre due raccapriccianti uomini dal ghigno malvagio la tiravano a forza per le braccia. Scalciava, cercava di dimenarsi gridando a squarcia gola, ma malgrado gli sforzi la tenevano immobilizzata.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 02, 2018 ⏰

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