Capitolo 1

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Non c'è giorno ch'io non ti pensi. Di notte, quando le stelle fanno capolino, me ne sto seduta sul bordo della finestra a piedi nudi come se fossi sullo strapiombo del mondo e mi chiedo dove tu sia finito. Sai, non basta la vita a distrarmi, né le faccende che spesso mi tolgono tempo per tutto il resto, e tutto il resto sei tu. Avevo ragione io, non mi sono abituata alla tua assenza nei miei giorni e credo non mi abituerò mai. Se prima il cielo brillava sempre, ora, tenue mi guarda e ha smesso di sorridermi il prato, le nuvole sono informi da quando non ci sei tu ad indicarmi le facce di animali e le forme falliche che vedevi. Peggiori di tutti sono i giorni di pioggia, li odio, li odiavo anche prima quando ti costringevo a giocare a monopoli tutto il pomeriggio e guardare film orrendi al solo scopo di distrarmi dal rumore del temporale. Che paura ora, che la casa è sempre silenziosa, le finestre sbattono quando i fulmini colpiscono gli alberi e io muoio di terrore. Ho voglia di ballare il valzer viennese, di correre al parco con te, di uscire a cena dal messicano, voglio una pizza gigante e voglio lamentarmi che non riesco a finirla ma tu non ci sei, ed io con chi mi lamento? Anche il gatto è scappato di casa lasciandomi la lettiera vuota e le sue orme sporche sul pavimento, fa male, ma mai quanto vedere il tuo lato del letto in ordine. Mai quanto i cassetti vuoti, le sedie ordinate, il divano senza pieghe, i vasi vuoti, e il posacenere senza le Golden Virginia verdi. Cosa pensi dovrei fare? Darmi all'equitazione? Trovare un hobby? Iscrivermi a un sito per disperate? O ad un corso di cucina? Magari pensi che sono cambiata, che ora sono viva e piena di interessi, ed amo la vita, amo andare in spiaggia la domenica a prendere il sole ed amo stare in coda 4 ore andata, 4 ore ritorno per arrivarci. No, no, non sono ancora arrivata a quel punto e non credo ci arriverò mai. Il problema è che tu non mi hai dato spiegazioni quando te ne sei andato, lo capisci questo? Una persona non può sparire senza dare spiegazioni, non può e basta. Non è giusto. Non lo sopporto. Pensa a tutte quelle persone che ci vedevano insieme ed ora mi vedono da sola, che gli devo dire, che sei morto? Che sei scomparso? Che hai trovato lavoro dall'altra parte del globo? Cosa gli devo dire visto che nemmeno io so dove sei, non so se mi ami, non so se pensi ad un'altra ora che la mia presenza vicino a te non c'è più, ed è solo il mio ricordo che ti tiene compagnia, quando, di tanto in tanto, spero, lo tiri fuori dal cassetto della memoria. Qua in campagna stanno iniziando a vociferare cose buffe, già prima ti chiamavano il forestiero (per usare un aggettivo carino) o peggio, non mi importa più di tanto delle loro opinioni, non me n'è mai importato. Sono persone che hanno poco daffare nella vita e si accontentano di chiacchierare di tutto, anche di noi. Almeno la loro voce prova che c'era un noi prima, che non mi sono inventata la tua presenza, che esisti, perché, adesso, stento a crederlo. Sono fioriti anche quei fiori strani di cui mi dimentico sempre il nome che tiene la vicina di casa della panettiera sul balcone, quelli belli, viola e gialli. Ora piacciono anche a me perché mi ricordano te e tutte le cose che mi dicevi. Mi piace pure il sushi che l'ho sempre odiato e ci andavo solo perché sapevo che tu ci andavi matto. Lo prendo spesso e ne avanzo metà, però è bello comunque, è come se io e te pranzassimo insieme in un certo senso. Forse inizio a capire il senso della parola "mancanza". Manca il sale nella pasta e non ha più sapore. Manca il colore e vedo tutto grigio. Manca la luce e c'è buio. Mancanza, mi intristiva un tempo, e mi sembra una costante adesso. 


Amélie - Cauzione alta nella prigione delle bracciaWhere stories live. Discover now