Capitolo 2

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Due anni prima

Il bar è sempre lo stesso, l'angolo in fondo ad una delle vie più importanti di Milano, una parallela del centro. Sono anni che ci incontriamo lì, io e le persone che vanno e vengono nella mia vita. Paolo e Chiara sarebbero arrivati a momenti, intanto li aspettavo seduta, ammirando il ghiaccio nel mio bicchiere avorio. Era febbraio e nell'aria iniziava a sentirsi il calore che scioglieva il ghiaccio e lasciava spazio alla primavera, quell'inverno era stato gelido. Sia Paolo che Chiara avevano due anni più di me, studiavano entrambi in università e stavano insieme da un anno, anche se a me sembrava un'eternità. Lei calma, brillante, silenziosa, affidabile. Lui era polemico, discuteva con tutti di tutto, pretendendo spesso di avere ragione ma era di animo buono, e di bell'aspetto. Insieme stavano bene, si percepiva il bene che si volevano e il loro attaccamento. Quando, qualche anno prima, la relazione con i relativi ex storici si era conclusa erano rimasti spiazzati, feriti, scioccati dagli schiaffi che un'amore non corrisposto può lasciare. Avevano trovato l'uno nell'altra un compagno fedele, un amico, una relazione sicura, certa, duratura, e così gli piaceva. 

"Non ti vedevo da secoli Amèlie, da quando eri rossa"

Li abbracciai, avevo condiviso molto con loro. 

"Scusami Paolo, non mi sono fatta sentire spesso dopo la vacanza estiva, quest'autunno è stato un continuo correre"

"Non ti preoccupare, è stato lo stesso per noi. L'università, lo studio, siamo catalizzati solo su quello e le occasioni per uscire sono poche"

I convenevoli mi fanno vomitare, ora che la mia mente rivede quelle scene, percepisco la falsità delle nostre scuse. Ci siamo persi perché non valeva la pena stare insieme, perché i nostri interessi, i nostri obiettivi, sono completamente cambiati. Chiara, il dramma di crescere capisci? Io e te, tu ed io, che non siamo mai state legate se non per Paolo, amico di entrambe, quel Paolo che non pensavi nemmeno di poter sognare tanto era bello per te e invece, vedi, ti ha notata, ti ha scelta fra tutte. Sei al settimo cielo, me lo dissi anche, su quella panchina mentre lo guardavi fare due tiri, quanto eri felice dio, quanto eri felice. Quasi quanto me quando stavo con lui. 

"Sedetevi. Come state?"

"Come sempre, alti e bassi, gioie e  delusione come diresti tu. Tutto sommato mi reputo soddisfatto di ciò che faccio e ne sono felice"

"E lui come sta?"

"Ame, smettila di pensarlo"

"Chiara, spiegami come fare e ci proverò. Comunque non ho nessun secondo fine, voglio solo sapere come sta, come va l'università, se si trova bene, insomma, se è felice.."

"..felice senza te"

"Paolo!"

"Paolo cosa, Chiara questa è la verità, perché nascondergliela. Sì, è felice. Vive qui a Milano, usciamo spesso, siamo rimasti legatissimi come sempre. Sta bene, come noi, come tutti, ed anche tu dovresti stare bene. Non guardarmi così. Non è colpa di nessuno, conosci com'è fatto, quando si mette in testa una cosa non c'è verso di fargli cambiare idea, e anche con te è stato così."

"Ame, lui per quanto ti piaccia non è qui con te, ha già fatto la sua scelta e l'hai subita. Non devi esserne triste, d'altronde era una storiella, non una cosa seria, dai. Ti ricordi quando Max mi ha lasciata dopo 4 anni? Eppure sono qua, felice come mai, con te e Paolo."

Non li avevo mai sentiti dire una parola cattiva su di lui. Nemmeno per scherzo. Lui era il tipo di leader che ogni amico voleva al suo fianco, un ragazzo brillante, con un futuro che si prospettava meraviglioso ed era pieno di capacità. Sua madre era pazza di lui, lui padre stravedeva. Riceveva solo approvazioni da chiunque, non tanto per la sua bellezza o per doti straordinarie, anzi, forse era proprio il suo modo ordinario, pulito, la sicurezza che emanava ad essere una garanzia di conquista. Aveva modi fini, un gusto eccelso, vino e camicie inamidate, musica deliziosa, parole giuste al momento giusto. Eppure amava la solitudine, la montagna, preferiva il silenzio al chiasso, le stelle al sole, i libri ai discorsi. Tutto ciò lo rendeva, curiosamente affascinate agli occhi di chiunque. Uomini che lo trovavano un giovane dalle passioni stravaganti, i suoi coetanei lo stimavano e gli chiedevano consigli, sopratutto per i ragazzi più giovani era un modello di riferimento. Con le donne non aveva un grande successo perché non si impegnava e non si sentiva capito da loro, ancora immature per lui o troppo vecchie.

"Paolo, Chiara, non preoccupatevi" non che lo stessero facendo "io sono contenta ora, mi è passata, Fabrizio mi vuole bene e mi rispetta, non chiedo altro."

Fabrizio.

Ci eravamo conosciuti grazie a Lui, e questa cosa a Lui non andava giù. Era un suo amico, gliel'avevo rubato. Sedotto per scherzo, per gioco, non so. Mi piaceva il suo modo silenzioso di studiare le cose, tutto qua, mi sembrava un motivo più che sufficiente. Era palese agli occhi di tutti quanto io fossi poco presa dalla pseudo relazione che teneva uniti me e Fabrizio. Non m'importava, ero lunatica, imprevedibile, d'altronde lo sono ancora, la sua compagnia mi piaceva, non ci sarebbe stato nulla di male se lui non fosse stato così preso e fissato con me. Fabrizio era come Paolo, come Chiara, come quelli che desiderano la sicurezza e non sopportano le incertezza, quelli che sognano la casetta presa col mutuo, 3 bambini, 2 cani ed il giardino. Io, no. 

"Vedervi insieme fa ancora strano, Fabrizio, non l'avrei mai detto, tu e lui"

Tradotto: lui si potrebbe trovare una stabile e normale che non lo faccia impazzire, non lo meriti. Mi ricordo, ho sorriso, annuito, qualche frasetta per tirare pranzo e salutarsi. Non capivano, non volevano capire, ed io invece mi rendevo conto che stavo sempre più lontana da loro, ma ero cambiata io? O loro? Questo mi turbava, le vecchie compagnie non mi soddisfaranno. Gli argomenti: esauriti. I posti: visti. Le feste: sempre le stesse, con le stesse persone. Che sogno direbbe qualcuno. Potrebbero andare avanti una vita così, infatti, taluni, lo fanno. 

Lui era il mio argomento, quando comparivo nelle sale ad ogni festa, quando facevo il mio ingresso in qualche bar umido, in qualche stradina nella mia città, compariva sulla mia testa il suo nome, come una maledizione. Legata in un modo malsano, che non volevo. Potevo cambiare colore di nuovo di capelli, o vestiti, diventare cantante, pittrice, scalatrice, vincere un Nobel per la Pace, e tornando mi avrebbero fatto le stesse domande. 

Ti manca? Sì

E se lo rivedessi?

Ed il cuore si fermava, ogni secondo una fitta, allo stomaco. Farfalle assassine. 

E lo rividi, ma prima di quel momento, tutto era già cambiato. 

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⏰ Last updated: Jul 20, 2018 ⏰

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Amélie - Cauzione alta nella prigione delle bracciaWhere stories live. Discover now