all along the watchover

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"Cosa stracazzo vuol dire che ti sei licenziata? Che te ne vai? Che mi lasci qua a marcire tra i fondi di caffè e le torte ammuffite?"sbraitò Myrea puntando i suoi occhioni iniettati d'odio su di me.
"Sai cosa? Fottiti."disse lasciandomi addosso la prima cosa che aveva sottomano. La bottiglia d'aceto. Avrei potuto dirglielo quando era a letto così al massimo mi tirava il cuscino, ma no, ho dovuto dirglielo quando cucinavamo.
Alzai gli occhi al cielo e feci una smorfia appena la bottiglia d'aceto di frantumò al suolo.
A me piace l'aceto.
È una drama queen.
"Vuoi venire con me?"le chiesi.
Questa imbecille credeva l'abbandonassi qua.
Assunse un'aria sorpresa.
Poi felice
Poi incazzata.
Aveva l'abilità di cambiare stato d'animo in un battuto di ciglia.
"E non me lo dici prima? Sai cosa? Fottiti!"e mi tirò addosso la prima cosa che gli capitò a tiro.
La bottiglia dell'olio.
Alzai gli occhi al cielo e mi inclinai leggermente a sinistra per schivarla.
"Myrea, rilassati e smettila di lanciarmi i condimenti addosso."dissi annoiata "tecnicamente sono stata licenziata. A quanto pare non puoi dire al tuo datore di lavoro ehi, mi assento dal lavoro per qualche mese. Va bene?"sbuffai incredula.
"Ad ogni modo" le spiegai i miei piano "andiamo a Crusi, io vado all'Hallelujah ad allenare il nuovo arrivato, intanto io e te stiamo nella mia vecchia casa. Non hai mobili e in teoria è in vendita, ma nessuno vuole quella topaia. Ci prenderemo un sacco a pelo per la notte, cazzo ne so. Dirò ad Enrico che oltre al pagamento per allenare cosino dovrà anche offrire ad entrambe almeno due pasti al giorno." Alzai le spalle e presi una mela  "Se vuoi puoi trovarti un lavoro, ma possibilmente qualcosa che non dia nell'occhio."
Crusi era il mio vecchio paese.
A Myrea avevo detto tutto ciò che riguardava il mio passato durante una sbronza.
"E quando si parte?"mi chiese sorridente.
Notai qualcosa di nuovo.
"Ma pezzo di merda, hai fatto lo smiley senza dirmelo?"dissi ghignando.
Lo smiley era un piercing sul frenulo superiore della bocca.
"Sì, ti piace?"disse entusiasta alzandosi il labbro per farmelo vedere meglio e avvicinandosi a me.
Aveva il nostril (l'anellino al naso, per capirci), il septum (il piercing da torello), il piercing all'ombelico, il bridge (il piercing che congiungeva le due sopracciglia) e da poco lo smiley.
"Sei ferraglia..."mormorai scherzosamente.
Lei mi diede uni schiaffetto sul braccio "e allora tu sei un murales!"
Io avevo alcuni tatuaggi: una luna sulla spalla sinistra e un sole sulla destra, un disegno delle Tre Grazie di Canova sulla coscia sinistra, una stella dietro l'orecchio, una gerbera di colore rosso sul fianco, un'ape con le ali spiegate sulla parte superiore della pancia, sulla scapola destra la parola capolavoro in russo.
Le feci la linguaccia.
Non erano nemmeno tanti.
Mi schioccò le dita davanti agli occhi per richiamare la mia attenzione "ti ho chiesto quando si parte."
"Oh, tra cinque giorni."controllai l'orologio: doveva tornare al bar e io volevo un caffè "andiamo?"
Lei annuì e si incamminò "comunque non ho capito nemmeno un punto della tua spiegazione nel cazzo."
"Oh non mi rompere i coglioni che lo sai che faccio pena e carità a spiegare."alzai gli occhi al cielo.
Lei era quella organizzata, precisa e pignola nei dettagli tra noi due. Non era mai in ritardo, calcolava tutto ed era attenta ad ogni minimo particolare.
Camminammo in silenzio, ma Myrea ogni tanto tirava un sasso a qualche sassolino per terra. Lo faceva spesso quando pensava... tirare calci alle cose, intendo.
"Porca merda!"mormorai dispiaciuta "sei da sola oggi."
Lei sbuffò sonoramente.
Appena arrivammo davanti al bar, lei tirò fuori le chiavi e lo aprì.
Si mise il grembiule e iniziò a prepararmi un caffè.
Peggio della peste.
Lo stesso gruppo di pettegole che era entrato nel bar il giorno prima aveva fatto la sua entrata teatrale. Mancava loro solamente la macchina del fumo.
Non era tanto il fatto che fossero impiccione, ma che andassero al bar solo per vedere Enrico, nonostante fossero tutte fidanzate. Perché sapevo come trattavano i fidanzati: erano molto gelose e possessive. Se guardavano una ragazza per troppo tempo facevano una scenata.
Ridicole e patetiche.
Mi sedetti al bancone e Myrea mi posò davanti la tazzina di caffè "normale, senza zucchero" mi sorrise, poi andò a prendere le ordinazioni dalle pettegole.
Cercò di sorridere pure a loro, ma il risultato fu pessimo. Erano le stesse persone che la tormentavano da ragazzina solo perché preferiva una tuta ai jeans.
Loro le rivolsero solo occhiate di sufficienza e, quando stava per tornare dietro al bancone, Laura, una pettegola con il naso aquilino e i capelli caschetto le chiese con la sua voce acuta "ma la tua amichetta pettina le bambole?"
"Tesoro, io mi sono licenziata."risposi senza nemmeno guardarla.
Marta, pettegola che portava sempre la coda di cavallo alta e tirata, mi consolò dicendomi che magari non era il lavoro per me.
Quell'arpia una volta aveva chiamato i miei zii chiedendo loro di licenziarmi poiché secondo lei non ero in grado di portare in giro un vassoio. Nemmeno ne avessi fatti cadere sette di fila.
Feci un sorriso amaro e finii il caffè.
Falsa come il colore dei miei capelli. E sono blu.
Quel giorno c'era anche più gente del solito: il piccolo bar era pieno.
Non mi era mai successo in due anni.
"Sparami..."mi sussurrò Myrea dopo aver servito tutti.
"Lo sai che ho una mira infallibile, non dirlo due volte."ridacchiai.
Mi guardai intorno: gente che rideva, bisbigliava, guardava di sottecchi, Enrico che si annoiava. Poi lei.
Rossana.
Un metro e settanta di bellezza angelica.
Occhioni cioccolato, pelle scura, labbra carnose, capelli lasciati al naturale e corpo formoso.
Stavo ancora sette metri sotto per lei.
Mi girai e piantai i miei occhi sul bancone sperando che non mi avesse vista.
Avevamo avuto una storia, ma non era andata a finire bene. Litigavamo di continuo e chiudere era la scelta giusta.
Sentii la sua risata cristallina.
Volevo buttarmi a terra e piangere.
Mi ricordo il nostro primo appuntamento: eravamo andate a pranzo in pizzeria e avevo ordinato una coca cola. Avevo tirato giù un rutto assurdo. Lei aveva ridacchiato e mi aveva battuto il cinque.
Sentii picchiettarmi sulla spalla.
Mi girai lentamente.
"Ciao Carmen."mi salutò piano.
Okay, calma e composta, nessuna figura di merda. Posso farcela, ora la saluto e non sbavo, giu...
"Carmen, ci sei?"
Fanculo, mi incanto sempre.
Le sorrisi.
Aveva una tutina gialla che le stava divinamente.
"Ehi."
"Volevo solo salutarti, ora vado. La mia ragazza mi aspetta al tavolo."indicò Martina. Una ragazza dai capelli corvini e dalla fronte alta.
"Vi auguro tutto il bene del mondo."
Cercai di sorridere, ma ne uscì solo una smorfia.
Non posso crederci.
Si allontanò piano, dopo avermi accarezzato il braccio.
Myrea aveva osservato la scena da dietro il bancone e si avvicinò a me.
"Senti, stasera film horror e gelato."cercò di consolarmi.
"Ascoltiamo anche Alba chiara e Sally."la guardai supplichevole.
Amavo quelle due canzoni di Vasco Rossi.
Lei annuì sorridendo dolcemente.
Almeno Vasco.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 13, 2018 ⏰

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