PROLOGO
Ten years ago"Mamma?" domandai titubante girandomi attorno.
"Mamma perché non rispondi? - singhiozzai - Ti prego non lasciarmi sola anche tu" continuo a dire mentre mi aggiro nell'oscurità.
Come mai c'è questo buio? Non lo so, ma ora devo trovare la mia mamma perché voglio tornare a casa.
"Da adesso in poi dovrai andare avanti da sola, ci rivedremo, sii forte!" Era lei, dovevo trovarla!
"No mamma ti prego rimani, io ti voglio adesso, adesso!" Urlai prima che tutto scomparisse.
***
"Cara! Cara! Cazzo, Cara svegliati!" sentii urlare vicino al mio orecchio, ma, sinceramente, ho troppo sonno anche solo per aprire gli occhi, ieri sono stata obbligata a lavare tutti i piatti a mano perché la lavastoviglie si era magicamente rotta e, detto fra noi, lavare 857 piatti da sola è stata una vera e propria tortura.
Sentii prendermi per i capelli e la mia testa sbattere sulla parete della mia piccola stanza, una volta lo sgabuzzino per le scope che le domestiche usano per pulire il pavimento.
"Quante volte ti devo dire che voglio la tavola pronta quando scendo per fare colazione? Sono le 7.00 e ti avevo avvisato ieri sera che mi sarei alzato alle 6.30, quindi adesso vedi di scendere a preparare che sono in ritardo."
E mentre parlava continuava a sbattere la mia testa sulla dura parete della stanza che mi era stata assegnata.
Quando la sua mano lasciò stare il mio cuoio capelluto, che ora tirava come se mi avessero strappato uno a uno tutti i miei capelli, io mi portai una mano alla testa, mentre le lacrime mi annebbiarono la vista.
"Adesso vado" mormorai con voce ferma ma debole, di chi già sa che fine le sarebbe toccata.
"Non adesso, ora!" e con queste parole sentii una mano prendermi il braccio con forza, talmente tanta forza, che ora non era solo la testa quella che faceva male, ma anche il punto su cui lui mi teneva.
Pensavo che mi avrebbe portata in bagno sotto il getto ghiacciato della doccia, cosa che faceva la maggior parte delle mattine, sapendo quanto quell'acqua fredda non avrebbe aiutato a guarire tutte le ferite che i suoi amici si divertivano a causare sotto il suo comando, ma al posto delle fredde piastrelle del bagno, mi sentii buttare sul solido pavimento in legno.
"Muoviti!" urlò quell'orco da sopra di me.
Alzai la testa facendogli notare che i suoi trattamenti non mi toccavano minimamente, facendo si che si arrabbiasse ancora di più.
Avevo male e piangevo sempre, ma non mi sarei mai abbassata dinanzi a un essere come lui, non mi sarei mai sottomessa.
Mi alzai con calma e scendendo con tutta la tranquillità del mondo le scale, pensavo a cosa avrei potuto fare questa mattina per colazione. Infatti il mio compito era quello di cucinare e lavare la cucina, la sala da pranzo e le stoviglie, per il resto c'erano le cameriere pagate da il capo branco, John Walker, niente meno che il padre di quel viziato che mi sveglia tutte le mattine, Alexander Walker, futuro Alpha di un branco di cui io facevo solo la sguattera.
***
Cammino tranquilla per i corridoi della scuola senza guardarmi attorno, in tutti gli anni passati in questo branco ho imparato una cosa: se non guardi la gente che ti circonda puoi stare abbastanza serena.
I licantropi adolescenti si sentano sempre messi alla prova e per loro il modo migliore per dimostrare la supremazia, che sostengano di avere, è bullizzare e picchiare un omega, donna o uomo che sia.
STAI LEGGENDO
Omega's revenge
WerewolfCara Douglas non è una semplice ragazza di New York dai grandi occhi marroni tendenti al nero, con la pelle lattea e ricoperta di piccole lentiggini e lunghi capelli ramati. No. Cara è lo zimbello di uno dei branchi più grandi d'America. È un'omega...