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È mattina. È finalmente arrivato il gran giorno. Il mio primo giorno all'Hitama high school. Con un scatto scendo dal letto. Mi preparo: ogni movimento corrisponde a una coreografia programmata mentre annaffio le piante, faccio la colazione e indosso la divisa della scuola, composta da una gonna corta blu con tre strisce marroni al bordo, una camicia bianca, al di sotto di un cardigan color panna e un papillon azzurro. Prima di uscire mi fermo davanti allo specchio, sistemo i capelli lunghi in una crocchia stretta e passo tra le labbra carnose un filo di gloss. Dolcemente porto il mio ciondolo portafortuna al collo, è tondeggiante e al centro ha un piccolo zaffiro color blu, ha un grande valore sentimentale per me perché apparteneva a mia madre prima che mi lasciasse ed è l'unico ricordo che conservo di lei. I miei occhi si inumidiscono come ogni volta che penso a lei. Anche se è passato tanto tempo, non fa meno male. Il suono della sveglia mi strappa dai miei pensieri e capisco che si è fatto tardi. Fulminea prendo la cartella ed esco dall'appartamento. Scendo per le scale balzando da un gradino all'altro.
Corro sull'asfalto bagnato scandendo mentalmente i minuti restanti.
Decido di prendere una scorciatoia per il parco. Seguo il percorso tracciato dall'erba schiacciata. Il fischio del treno riempire l'aria coprendo i miei affanni. Al polso il rilevatore di impulsi nervosi mi avverte dell'aumento allarmante del mio battito cardiaco, ma lo ignoro. Non posso assolutamente permettermi di arrivare tardi oggi.
Sono intenta ad attraversare un campo da basket quando una voce maschile si fa largo verso di me —Attenta!— improvvisamente mi sento come investita
—Eh? Ahi! Che botta— l'erba fresca accarezza il mio viso ed è tra le mie dita, con una mano cerco di alzarmi.
—Sei tutto intero?— lo sconosciuto è chino sul suo pallone, ha i capelli neri e la pelle un po' abbronzata, ha un corpo atletico ma magro.
—Guarda che ci sono anch'io?!—
—Che problema hai?— il ragazzo misterioso mi fissa impassibile.
—Mi hai appena stesa con il tuo pallone e non ti sei nemmeno degnato a chiedermi scusa—
—Bé, sei tu che non ti sei spostata—
—Che tipo!!—
—Calmati, il broncio non ti dona molto— la sua voce si fa più dolce e si avvicina a me, i suoi occhi sono di un verde molto scuro, parzialmente coperto da un ciuffo di capelli, il viso ha lineamenti dolci mentre il suo sguardo è fermo e guarda dritto i miei occhi neri —Sei molto carina— continua.
—Cche cooosa fai!— indietreggio imbarazzata, non mi aspettavo che mi dicesse una cosa del genere, mi ha presa alla sprovvista
—Ci vediamo!— allontanandosi agita la mano. Indossa un paio di pantaloni navy blue abbinato alla giacca e una cravatta, con lo stemma della mia scuola, sopra alla camicia bianca. Credo che stiamo andando nella stessa direzione —Ahhh! Spero di non dover più aver a che fare con quel tizio!—
Giunta all'ingresso della scuola una enorme statua in oro massiccio che raffigura un avvenente uomo, il fondatore, attira subito l'attenzione.
Dotata delle tecnologie più innovative e di un laboratorio ingegnieristico all'avanguardia è la scuola più prestigiosa della Terra ed è l'orgoglio di questo paese, si distingue sopratutto con la sua struttura imponente e moderna ed frequentata dagli studenti provenienti delle famiglie più facoltose, molti infatti arrivano da sezioni molto lontane per garantirsi un futuro all'apice dell'economia mondiale.
Varcato il cancello il ciondolo al collo inizia ad emettere una luce abbagliante, le gambe si irrigidiscono e non riesco più a sentirle, davanti a me si fa tutto sfocato e cado per terra con un tonfo rumoroso. Il mio corpo è sul cemento ruvido. Sono paralizzata. Lentamente l'ambiente attorno a me si fa lentamente sfocato.
Mi sveglio in una grande stanza con tanti lettini e le pareti bianche, davanti a me c'è una donna con i capelli neri e molto lunghi, ha un maglione verde e una gonna aderente dello stesso colore, fruga dentro a un cassetto e si gira dalla mia parte —Vedo che ti sei svegliata—
—D...dove sono?— le chiedo sedendomi nel letto in cui ero sdraiata
—Alcuni studenti ti hanno portata qui da me in infermeria dopo che sei improvvisamente svenuta all'ingresso— che disastro adesso tutti penseranno che ho qualcosa che non va! Si porge verso di me e mi mette un cerotto sul ginocchio —Tranquilla hai solo una piccola lesione, come stai adesso?—
—Ehm! Bene credo— non mi era mai successo prima
—Se vuoi puoi riposarti ancora per qualche ora?—
—No grazie, sto decisamente meglio— sbalzo dal lettino e agito i pugni nell'aria.
—Ah ah! Si ho capito— la ringrazio ed esco dall'infermeria. Spero solo che le lezioni non siano ancora finite. Percorro il corridoio fino ad arrivare alla classe alla classe 1C.
Mi fermo davanti alla porta e faccio un respiro profondo. In questo momento saranno decise le sorti della mia esistenza scolastica. Prima che io potessi bussare la porta, davanti a me, si spalanca.
–Ancora tu?!— esclamo trovandomi di fronte allo stesso ragazzino che stamattina mi ha importunata
—Che ci fai lì impalata!— grugnisce ed esce urtando la sua spalla contro la mia.
—Dove stai andando, come osi parlarmi così?!—
—Ecco la vostra compagna che è tornata dall'infermeria— il mio corpo s'irrigidisce e quando mi volto, un mucchio di facce brufolose sono rivolte verso di me, mi squadrano con lo sguardo. Un'aura oscura avvolge i loro corpi. Mi sento diventare sempre più piccola e impotente.

—Presentati— mi ordina l'insegnante —Bè ecco— la bocca si asciuga e le parole si fanno deboli. Una risata truce si diffonde rapidamente nell'aula. Presa dallo sconforto scatto verso la porta ed esco annientata. Devo cercare di calmarmi fra poco mi sveglierò e ci farò una risata sopra. Ma purtroppo i miei sogni sono destinati a infrangersi.

Vagando nei corridoi inspiro profondamente cercando di calmarmi, prima di perdere completamente il controllo. Non riuscirò mai a farmi degli amici e ad avere una vita tranquilla come ho sempre desiderato. Cammino finché una bacheca appeso al muro alla mia sinistra con tanti trofei richiama la mia attenzione. Sembra che questa scuola abbia vinto un sacco di premi. Mi attraggono i trofei della squadra femminile di pallavolo negli scaffali in basso, accanto c'è anche una foto che inquadra le ragazze in posa. Osservo attentamente tutte le componenti quando trovo la figura di mia madre con pallone in mano in prima fila. Sfoggia un gran sorriso e i suoi capelli color castano rosso sono legati stetti con un elastico ma arrivano comunque voluminosi alla schiena. Ho tante foto di lei ma questa è diversa dalle altre e più solare, più giovane.
Vorrei tanto che fosse qui in questo momento per rincuorarmi.

—Ehi, spugna— sento una mano toccarmi la spalla. Sobbalzo dallo spavento. Con la coda dell'occhio intravedo un volto agghiacciante che mi osserva, alita sul mio collo. Mi giro di scatto.

—Ancora tu!— quella figura si rivela essere il ragazzo di stamattina —Per caso mi stai seguendo?— gli chiedo.

—Potrei chiedere la stessa cosa a te— risponde scontroso; per qualche secondo cala il silenzio finché il ragazzo misterioso decide di romperlo —Mi chiamo Ryo, se ti interessa— mi porge la mano con un sorriso affabile. Il mio cuore immediatamente fa un tumulto ma non gli do importanza.

—Io mi chiamo Crees— la sua mano è così calda e morbida —Ho capito, sei la ragazza dell'infermeria— il mio mondo sembra che mi stia per crollare di nuovo addosso, d'ora in poi sarò ricordata con quel nomignolo.

—Scusa ho detto qualcosa di inopportuno?— mi chiede. Questo ragazzo non è quello di stamattina. Adesso è gentile, affascinante e premuroso. Un altra palpitazione si fa largo nel mio petto.
—No figurati— gli rispondo.

—Bugiarda— si rabbuia —Io odio i bugiardi— mi respinge la mano con un tale forza che indietreggio. Lo guardo allontanarsi perplessa. Spero solo che qui non siano tutti strani come lui.

Il ciondolo al mi collo inizia a emanare di nuovo una luce sgargiante, man mano che percorro il corridoio la luce diventa più intensa. Il ciondolo si solleva dal mio petto quando arrivo davanti alla biblioteca della scuola. Lentamente giro la maniglia per entrare. Sono un po' spaventata non sapendo cosa aspettarmi. Con mio stupore c'è solo una sala enorme con le pareti di un color beige chiaro e tanti libri. Sembra essere una semplice biblioteca. Ma sento che c'è qualcos'altro e di solito non mi sbaglio su queste cose.

—Per caso posso aiutarti?— domanda un uomo alto. Appoggia sul balcone un libro che stava leggendo e viene verso di me. Con le mani nascondo il ciondolo tenendolo stretto. Vengo subito catturata dai suoi occhi, hanno un colore particolare che tendono verso il viola. Probabilmente è il bibliotecario.

—No grazie— rispondo.

—Peccato— ammette —I libri possono dirci tante cose, basta cercare bene— si porge verso di me, avvicinandosi al mio orecchio — Sai, c'è una leggenda che narra, che puntualmente durante una giornata di luna piena, uno spirito vaghi nelle aule della scuola per cercare le sue spoglia seppellite da qualche parte, in questa biblioteca— un brivido mi percorre la pelle —Ma ovviamente è solo una leggenda— sminuisce.
—Che cattivo! Non può dirmi una cosa del genere ed uscirsene così— penso a voce troppo alta.
—Scusami, è solo che queste cose mi affascinano talmente tanto che a volte non mi rendo conto che alle altre persone possono dare fastidio— ridacchia mettendosi le mani dietro la nuca
—La capisco, ho passato gran parte della mia vita tra i libri, mi hanno accompagnata nei momenti bui e felici, non riuscirei a rinunciarci—
—È bello sapere che un'alunna al primo anno abbia interessi così nobili. Spero di rivederti presto— saluta. Nella mia testa il pensiero di Ryo è ormai lontano sostituito dalla lucentezza di quei occhi verdi chiaro. Può essere che il mio ciondolo abbia percepito quella presenza spettrale. Scaccio quel terribile pensiero dalla testa.

Life is wonderfully magical - 人生は素晴らしく魔法ですDove le storie prendono vita. Scoprilo ora