Non avete idea di cosa si prova quando ti strappano via tutto: amore, famiglia, una vita felice e serena... non avete idea dell'orrore che i nazisti sono capaci di mettere in atto.
Possono privarmi di tutto ma l'unica cosa che non potranno mai togliermi è la vendetta.Tutto ebbe inizio nel 1935 quando entrarono in vigore le leggi di Norimberga e per noi ebrei fu l'inizio della fine; da lì in poi iniziò il lento processo alla reclusione nei campi di sterminio. Iniziarono a differenziarci tramite l'utilizzo della stella di David e a rinchiuderci nei ghetti all'interno delle città.
Noi eravamo il marciume della società, il loro nemico più grande da dover annientare.
Molte persone ebree venivano prelevate ma queste non facevano più ritorno; nessuno sapeva che cosa gli accadesse... almeno per un po' di tempo. Venimmo conoscenza che queste erano deportate in dei campi di lavoro, o anche detti campi di concentramento, dove venivano utilizzati come manodopera gratuita, rendendoli non più persone ma schiavi del Reich.
La paura tra noi ebrei cresceva ogni giorno di più e le nostre semplici vite vennero stravolte. La felicità, la serenità erano state spazzate via per essere colmate da paura e da incertezze. Vivevamo costantemente nel terrore di venir catturati dai rastrellamenti nazisti ed essere mandati in questi campi dai quali, forse, non saremmo più usciti vivi. Molti di noi scappavano, cercavano rifugio in qualche famiglia, tentavano il tutto e per tutto piuttosto che attendere la loro fine senza far nulla.
Anche io e la mia famiglia cercammo di fuggire dal regime nazista ma tutto ciò fu invano. Il nostro tentativo fu quello di fuggire in Polonia ma durante l'invasione tedesca fummo catturati e confinati nel ghetto di Varsavia.
Fu proprio qui, fra queste mura che iniziò la mia storia.- Max... Max, ti prego non dire sciocchezze. - Fu proprio mia madre a interrompere il mio soliloquo ad alta voce.
- Ma'am non sono sciocchezze come dici. Dobbiamo fare qualcosa, non possiamo arrenderci così. - Feci una piccola pausa durante la quale ne approfittai per osservare al di fuori della finestra alla quale ero affacciato. - Ci hanno già privato di tutto ciò che avevamo ma solo una cosa non potranno mai toglierci: la speranza. -
Diedi un colpo deciso contro il marmo mentre il mio duro sguardo si addolcì, lasciando spazio ad un'enorme senso di tristezza che inumidiva i miei occhi color ghiaccio.
Sentii un calore umano, familiare, contro la schiena ed infine un'amorevole stretta capace di rassicurarmi e bloccare sul nascere quelle amare lacrime.
- Max... ci siamo noi con te. Affronteremo tutto ciò insieme. Nessuno potrà mai separaci. - Posò delicatamente il capo contro la mia spalla, regalandomi con la medesima gentilezza una carezza sulla guancia. - Ora va' a dormire, è tardi. -
Rimase stretta a me ancora per qualche secondo prima di allontanarsi, rivolgendomi uno stanco sorriso quando mi girai verso di lei.
- Ja. Gute Nacht mama. -
Mi avvicinai e le lasciai un bacio sulla fronte prima di dirigermi verso il mio letto.
-Gute Nacht, Schätzchen. -Quella sera non avrei mai immaginato che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei potuto abbracciare mia madre.
Durante la notte dei boati mi fecero sobbalzare dal letto e quando aprì gli occhi mi resi conto che ormai era troppo tardi. Potevo sentire delle strazianti urla provenire dal palazzo affianco ed immediatamente mi alzai di scattò, in preda alla paura. Mia madre e mio padre accorsero immediatamente e ci riunimmo in un ultimo e straziante abbraccio mentre cercavo invanamente di reprimere le lacrime che, invece, solcavano le mie guance.
- Ich habe Angst, Ich habe Angst, mama. -
- Keine Angst, Max, alles ist gut. -
Mio padre fu il primo ad abbandonare quell'ultimo momento d'affetto famigliare prima della tragedia. Si fiondò contro la porta d'ingresso e la bloccò per poter ritardare l'entrata dei nazisti all'interno dell'appartamento.
- Max! Fuori dal balcone! - Mi urlò. - Sbrigati, stanno arrivando. -
Mi affrettai a raggiungere il balcone che si affacciava su una strada, buia e scarsamente illuminata, ma prima di calarmi giù da esso gettai un ultimo sguardo sofferente prima verso mio padre e poi verso mia madre che mi regalò l'estremo bacio d'addio. Solo allora lei chiuse e la porta-finestra e si allontananò rapidamente per raggiungere l'uomo che amava. Da quei sottili vetri riuscì a cogliere la scena che avrebbe segnato per sempre la mia vita: le figure possenti dei soldati nazisti irruppero all'interno dell'appartamento e strapparono i miei genitori dall'abbraccio nel quale si erano rifugiati. Vidi arrivare un soldato verso di me e feci in tempo a nascondermi sotto al balcone, appeso al tubo grondaia.
- Nun, es ist niemand hier. - Disse, dopo aver scrutato attentamente la strada.
Non seppi nemmeno io come riuscì a controllarmi e a non far rumore mentre le lacrime sgorgavano fuori dai miei occhi. Era questione di vita o di morte, un solo rumore e ka-boom mi avrebbero preso o, peggio, ucciso se avrei tentato di fuggire. L'avevo visto proprio qualche giorno fa, questa scena. Ero rimasto impotente mentre un ragazzino, che si era liberato dalla presa dei nazisti, veniva colpito al cranio da una pallottola calibro 9mm sparata da un MP 40 per avertentato di darsela a gambe.
Aveva solo dieci anni.
Rimasi in silenzio per degli interminabili minuti, finché il quartiere divenne quieto. Niente più grida strazianti, niente più spari. Nulla.
Ecco cosa mi era rimasto: nulla.
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Vengeance Is Mine
Fanfiction;; Cherick AU Max Eisenhardt, o meglio conosciuto come Erik Lehnsherr, è un giovane ragazzo ebreo al quale viene sottratto tutto tranne un'unica cosa: la vendetta. Durante il suo piano di vendetta incontrerà un ragazzo di nome Charles Xavier, ritrov...