Traccia 5

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Le porte di fuoco si spalancano sotto lo sguardo incredulo di innumerevoli anime perdute, le fiamme divorano la scena, il nero cade sugli occhi di tutti e il vento é talmente forte da creare un frastuono pesante.
Lo aspettavamo da tempo, sapevamo tutti che questo momento sarebbe arrivato, ma in questo posto senza paura o timore alcuno è calato -per la prima volta- il terrore.
Passi pesanti preannunciano il suo arrivo, l'ombra spaventosa mi fa arretrare affranto. Eccolo. Il suo sguardo è il male, il gelo mi blocca ogni movimento. È alto, è possente, è fatto di ghiaccio e di fuoco. Ha una bocca larga e ricolma di denti giallastri e appuntiti. Villoso come pochi, sorge tra le nostre anime perdute in tutta la sua cattiveria.
Lucifero è tra noi.
Si guarda attorno, scruta il posto, passa lo sguardo tra tutti noi in modo non curante come se fosse routine, finché non si ferma sul mio.
«Tu» sussurra. La sua voce è roca, così roca da far tremare il pavimento.
Mi immobilizzo e alzo lo sguardo.
«Io?» balbetto.
«Tu!» sorride. Il sorriso più inquietante che mi abbia mai perforato la vista.
«Mi dica, signore.» abbasso la testa in forma di rispetto.
«Raccontami la tua storia» dice.
Ogni animo dannato si gira verso di me.
«Scusi?»
«Raccontami di te, di chi eri e di chi sei ora, di come sei finito qui.» borbotta in modo colloquiale e si siede a terra, tra le fiamme laceranti.
«Perché proprio io, signore?» la voce che parla non pare neanche la mia, talmente spaventata.
«Non m'interessa di questi stupidi peccatori da quattro soldi. Avranno al massimo ucciso qualcuno, che sarà mai! I miei progetti sono sicuramente più vasti. Ma tu, tu sei diverso. Come sei arrivato qui, angelo caduto?».
Anche le fiamme cessano di bruciare, il silenzio più totale cade su di noi. "Angelo caduto", ora tutti sanno ciò che sono.
Mi avvicino a lui, minuto confronto al possente satana, e mi siedo a terra seguendo le sue indicazioni.
«Sono stato scoperto» accenno un sorriso. «Ebbene si signori, non temiate, sono esattamente come voi» scruto gli occhi assorti nello stupore. E così inizio a raccontare la mia storia. Dico di chiamarmi Asmodeus, di derivare dalla contrazione dell'iranico Aeshma Daeva, dico di essere stato spedito qui come demone della distruzione, signore della cupidigia, dell'ira, della discordia e della vendetta; di esser stato amato da quel Dio che regna il paradiso da qui distante di un amore intenso seppur breve, perché il Capo supremo decise di spedirmi all'inferno per cattive azioni commesse in buona fede, a sostituire Lucifero in attesa che arrivasse tra noi.
L'attenzione di tutto il nostro mondo sotterraneo è focalizzata su di me, fin quando il nuovo arrivato demone non esulta allegramente con una risata a dir poco malefica: «Proprio come me. Un'anima condannata a marcire nello stolto inferno, rinnegata dal grande Signore, obbligata a patire queste pene.». E così cammina per il vasto oltretomba, e ad ogni passo copre distanze vastissime, «Carino questo posto.» sospira, «Almeno riuscirò a stare al calduccio per un po'.».
«Lucifero, ti aspettavamo qui nel regno delle anime perdute!» esulto con tono maestoso e severo.
«Io non sono affatto un'anima perduta.» persevera nella sua risata vuota ed inquietante, «Sono molto meno perduta di quei signorotti puzza sotto il naso che vivono il regno dei cieli, e probabilmente lo siete anche voi. Volete sentire la mia storia?», a questa domanda ogni volto inizia ad annuire sempre più veloce.
«Ero bellissimo. L'angelo più bello. Diffondevo luce, la notte a fianco a me non arrivava mai. Ogni animo su quell'insulso pianeta terra era protetto da me, ogni pianta risorgeva al mio passaggio, ogni altro angelo abbassava la testa per rispetto vedendomi, intimorivo anche i più grandi, Serafini, Cherubini e Troni; ero un Dio amato da Giove e Venere, venerato da ogni arcangelo fino all'ebraico mercurio; ogni flusso di pianeti conteneva angeli che amavano me.
E così decisi che io dovevo essere il capo. Dio Lucifero suona piuttosto bene vero? Tranquilli, con il senno di poi ho capito che "Satana" mi si addice molto meglio. In ogni caso, come ha fatto un angelo talmente grande e forte a finire qui nel luogo in cui la sconfitta incrocia la desolazione?
Per invidia. L'invidia fotte tutti. Il vostro Dio supremo, tanto amato ma abbastanza stronzo da farvi finire in questo oblio, mi odiava. Troppa vanità mi affliggeva e troppa gelosia in lui regnava, così decise che non facevo più parte di quel mondo. Le mie candide mani divennero artigli, il mio grande sorriso divenne un broncio con denti appuntiti, la mia morbida pelle pelo irritante, la mia luce bianca una sorta di grande fuoco nero. E non arrivai subito qui, no affatto. Lui decise di lasciarmi in paradiso ad essere deriso da tutti, ma non ci riuscì. Prima mi amavano, poi avevano paura di me. Ma non arrivarono mai ad odiarmi, e così, stanco di essere messo al secondo posto, mi spedí quaggiù.
Io non volevo far male a nessuno, solo portare luce, solo portare gioia. Una sorta di odi et amo.»
«Tu e il Signore eravate un odi et amo?» provo a chiedere soffocando la sofferenza nel sentire la sua storia.
«E chi sarebbe l'amore tra noi due? Siamo uno più diavolo dell'altro, dovremmo concorrere per vincere la supremazia sull'inferno, non sul paradiso.»
«E allora?» chiedo.
«Ho grandi aspettative per il futuro. Conquistare gli umani e fargli capire cosa conta davvero, uccidere la vanità che ucciderà me, fermare l'invidia che ne ucciderà tanti.»
«Un gesto buono, da angelo!» prova ad urlare un animo. Lucifero sposta lo sguardo verso di lui, immobile, rendendolo pietra, e lasciandolo marcire al suolo.
«Non chiamatemi angelo. Lo faccio per vendetta!» urla buttando tutti noi a terra stupefatti e tremanti dalla paura. «Credete sia arrabbiato perché non posso essere in paradiso? Dove appoggio il mio putrido culo non mi interessa!» sbraita affranto.
«Non vi ho raccontato tutta la storia...» aggiunge mentre la luce dei suoi occhi si dissolve un po'.
«Mi ero innamorato. Innamorato di una delle donne più belle di tutte il paradiso, l'unico essere in grado di farmi cedere nel peccato della tentazione e della lussuria. Era tutto ciò che di bello esiste in ogni angolo di questo infinito universo. Lei, scrittrice più nota tra le anime oramai immortali anche se morte, lei, lei io fui costretto ad abbandonare. Mi lasciò scritta una sua opera, che citerò solo per rallegrare le vostre orecchie che non odono gioie da secoli. Un opera per nulla fiabesca, per nulla da paradiso. Pare anzi scritta da una banale umana mentre guarda le stelle. È per questo che è speciale, lei era fatta così.» ed inizió a recitare:

Mi facevi impazzire.
Com'era possibile trovarci il mare in quelle labbra
e la tormenta nelle iridi scure,
la tua pelle morbida mi dava rabbia
ma i tuoi abbracci erano le cure.
Avevi la neve candida di alta montagna nel sorriso
avevi il tramonto della Toscana nella voce,
di uragani e tempeste ne eri intriso
la tua mente sbocciava, come i fiori, veloce.
Parevi il mare della Francia settentrionale
e anche quello dell'India nel sud,
a tratti eri grattacieli fatti male
a tratti fattorie, e a volte iglù.
Avevi tutto il mondo in un animo maldestro
nessun dopo morte, di sotto o più in su 
avevi le meraviglie e ogni patrimonio unesco,
così le chiamano gli umani laggiù.
Eri solamente il mondo, la terra nel centro
un animo che se rimembro mi scorge un po' d'odio
perché riuscivi a farmi perdere totalmente il senno
dai tuoi occhi Roma, alle tue labbra Tokyo. 
Sbattevi i piedi a terra se stavi incazzato
e la porta correva dietro il tuo passo sicuro
le mura tremavano, ma te n'eri già andato
e rimanevo da sola nel tuo letto più scuro.
Sapevamo benissimo quando odiarci
e quando invece potevamo fare l'amore
ma se non riuscivamo a fermarci
spesso univamo le cose.
Ti tiravo sberle pesanti
mi urlavi contro parole cattive
Io scappavo e non provavo a cercarti
tu piangevi e non riuscivi a dormire.
Eri tutto strano tu
un angelo così io non l'ho mai visto
un giorno vedevi il cielo blu
un giorno era di rosso e verde un misto.
Eri tutto strano ma mi hai inebriato il cervello
e per questo io ti ho sempre odiato
perdevo la testa ad ogni tuo cenno
finché per amarti non t'ho supplicato.
Ho conosciuto ogni tua sfumatura
ogni neo e ogni cicatrice
e anche qualche sbavatura
che non credo ti si addice.
Eri cattiveria con sul volto un sorriso
eri un giorno odio e l'altro invece amore
un giorno inferno e poi paradiso
ma mi ricordo ancora quel tuo fantastico sapore.

«Io, io sono odio e amore! Io faccio il bene per ragioni cattive, io accolgo il male come fosse amore, io odio chiunque e amo lasciarmi odiare. Io! Lucifero, signore del cielo e della terra, odiato da molti e venerato da pochi, ma conosciuto da chiunque. Io!» e quegli occhi blu, blu come il mare, blu come il cielo, blu come il paradiso eterno, regnarono su di noi fino all'infinito.

Concorso "voce alle emozioni" giulssh Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora