Keith non aveva ancora assimilato tutti gli eventi accaduti nell'ultima ora. Solo poche ore prima stava leggendo un libro sul funzionamento della vita nello spazio, sdraiato a pancia in giù sul suo letto, quando qualcuno aveva bussato alla sua porta. Con un sospiro lui si era alzato, incurante del fatto che quel giorno non si era neppure preso la briga di togliersi il pigiama, men che meno di pettinarsi. Aveva creduto sarebbe stata una giornata all'insegna dell'ozio, una delle quali lui era solito passare da solo nella sua stanza con un buon libro e magari della musica. Per questo quando aprì la porta, la vista di Lance che gli sorrideva con un velo di nervosismo lo aveva sorpreso. Il ragazzo dagli occhi azzurri aveva tirato fuori una rosa da dietro la schiena, provocando un micro attacco di cuore al corvino, il quale lo aveva fissato in modo impacciato e goffo.
《Keith... ecco...》la gola di Lance sembrava arida come il deserto del Sahara. 《Oggi atterreremo sulla Terra, per la prima volta da molto. Ci terrei a....》le parole non arrivarono alle sue labbra. Keith, anche se confuso e stordito, aveva sorriso. 《Intendi.... uscire insieme?》chiese. Lance annuì fissando il terreno, e con un gesto titubante gli aveva porso la rosa. Quel meraviglioso fiore dello stesdo colore della sua armatura ora si trovava sulla mensola accanto al letto del paladino, il quale stava vivendo una vera e propria apocalisse emotiva. Fissava con sguardo impanicato il piccolo armadio davanti a lui, senza avere idea di cosa indossare. Alla fine con un sospiro prese una camicia nera e un paio di jeans bordeaux. Erano gli unici vestiti "eleganti" che possedeva, mentre era certo che Lance avesse un repertorio molto più vasto di capi stupendi, ognuno dei quali ancora più bello una volta indossato dal cubano. La frustrazione invase la mente di Keith mentre si abbottonava la camicia, cercando di autoconvincersi che non sarebbe andato tutto a rotoli questa volta... forse. L'accordo era che Lance si presentasse lì a prendelo verso le 10 meno 20, eppure era in ritardo di 5 minuti. Non tanto, ma abbastanza per farlo andare in agitazione. Come se i suoi pensieri avessero fatto materializzare lì il ragazzo dai grandi e splendidi occhi azzurri, il campanello suonò e Keith corse ad aprire con mani tremanti per l'agitazione. Forse era stato uno sbaglio accettare, forse per Lance sarebbe stato un semplice un gioco... solo un divertimento. Improvvisamente si sentì uno stupido, e quasi non si accorse di avere uno sguardo da cane bastonato mentre apriva la porta. Quasi subito, però, i suoi occhi si riempirono di qualcos'altro: meraviglia. Lance era in piedi di fronte a lui, e spostava il peso del corpo da un piede all'altra per l'agitazione. Indossava dei jeans blu notte, con una camicia di flanella celeste. I capelli erano perfetti, come sempre, molto distanti dal nido perenne che portava in testa Keith. Il cubano gli sorrise nervosamente. 《Pronto?》chiese.
《Come sempre.》rispose il ragazzo con gli occhi viola, simili al colore dell'ametista. Con passo nervoso i due attraversarono i corridoi del castello che ormai conoscevano a memoria, districandosi tra grandi sale vuote e luci artificiali fino al portone d'ingresso. Erano entrambi impacciati nei movimenti, come se nessuno dei due sapesse esattamente cosa fare o cosa dire. Keith tenne aperta la porta al ragazzo che lo ringraziò con un sorriso e chiese: 《Allooora... dove ti va di andare?》. Il corvino scrollò le spalle, aumentando il passo per stargli dietro. 《Una pizzeria mi andrà più che bene》
《Allora vada per la pizzeria》 il sorriso del cubano contagiò anche Keith, come ogni volta. Il ragazzo provava sensazioni contrastanti, gli sembrava di avere una guerra in corso nel proprio stomaco. Avrebbe voluto avvicinarsi a Lance, cancellare la distanza tra i loro corpi. Eppure, l'istinto fremeva per allontanarsi da lui e correre via, senza più guardarsi indietro. Non c'era una via di mezzo; o tutto o niente. Se questo era il meraviglioso sentimento che le persone chiamavano "amore", lui non era molto sicuro che l'aggettivo meraviglioso si addicesse poi molto. Lance aveva iniziato a tremare, e questo distolse Keith da ogni pensiero che potesse star formulando.
《Hai freddo?》si informò, ricevendo come risposta negativa un "no" con la testa. 《È solo un pò di nervosismo... tutto qui》il castano si sforzò di sorridere, ma Keith sapeva che era solo una maschera per nascondere dei demoni che lo assillavano ogni giorno. Lo aveva scoperto tempo fà, in un giorno che ora gli sembrava così lontano. Erano in un pianeta alieno, e tutti i paladini si erano ritrovati costretti a dormire all'aperto per una notte. Keith si era svegliato per via di un'incubo; nulla di particolare, forse inerente a qualche incidente con dei mostri spaziali e del dentifricio. Il cielo notturno era un manto scuro che si stendeva sopra ai paladini e ai loro leoni come un sudario. Quando il corvino si era girato sul lato per tentare nuovamente di prendere sonno aveva notato una figura staccata dal gruppo, seduta ai margini del burrone a qualche metro da loro che a Keith aveva fatto venire i brividi la prima volta: era Lance. Il corvino si era alzato, attento a non fare rumore e a non svegliare gli altri, tutti ancora profondamente addormentati. Avvicinandosi, lo aveva sentito sighiozzare sommessamente.
《Hey...》Keith gli si era affiancato, facendo sussultare l'amico che non lo aveva sentito arrivare. 《Tutto a posto?》si era poi goffamente seduto accanto a lui, cingendo il ragazzo con un braccio attorno le spalle in modo rassicurante. Lance si era fatto abbracciare, nascondendo il viso nel petto di Keith, inzuppandogli la maglia. A nessuno dei due importava, però. Bastavano loro due, e la tranquillità che li avvolgeva come un mantello. Una volta calmato Lance si era aperto con il paladino che lo stava ancora stringendo a sè in modo protettivo. Gli aveva detto del suo non sentirsi mai abbastanza, la sensazione di essere sempre in mezzo ai piedi. E quella paura lo stava cogliendo anche ora, Keith lo sapeva. Per questo mise un braccio intorno alla vita del ragazzo, che immegiatamente arrosì a quel tocco.
《Tu sei abbastanza, tu sei anche di più per me》gli sussurrò all'orecchio, rabbrividendo lui stesso per l'intimità di quel gesto. Forse aveva corso troppo, forse si era sbagliato al riguardo dei sentimenti di Lance per lui. Ma quando lui lo guardò con un sorriso grato, e i suoi occhi azzurri che gli facevano sempre perdere un battito colmi di riconoscenza, non fù pentito di averlo fatto. Arrivarono alla pizzeria, una modesta struttura con mattoni a vista e un'insegna in legno e ferro battuto che riportava il nome dell'attività: 'Tavola Rotonda'. Questa volta fù Lance ad aprire e lasciar passare Keith, che ricambiò con un sorriso sghembo. Un ragazzo con camicia e pantaloni nero pece si avvicinò a loro. 《Avete una prenatozione?》chiese. I due scossero la testa, e il cameriere sembrò quasi compiaciuto per quella risposta. 《No, ma ci sarebbe un tavolo per due, per favore?》come al solito il tono di Lance fù ammaliante, un misto tra la sfida e una richiesta cortese. Il ragazzo che li aveva accolti fece loro senno di seguirli, conducendoli in mezzo ad un labirinto di tavole e sedie, fino ad un tavolo leggermente nascosto rispetto agli altri, in fondo alla sala. L'ambiente era molto informale, il locale era addobbato con delle luci natalizie, sebbene ormai fosse Luglio. Su ogni tavolo c'era una candela che faceva da centrotavola, tremolando ogni qualvolta una corrente d'aria gli passasse accanto. I due si accomoddarono e ordinarono subito le loro pizze, tanto mangiavano entrambi sempre la stessa cosa da una vita. Quando il cameriere se ne fu andato, lasciandosi dietro una scia di profumo nauseante, i due scoppiarono a ridere. 《Ma hai visto come camminava tutto impettito?》rise Lance, attento a non farsi udire da orecchie indiscrete. Keith si sporse verso di lui, appoggiandosi con i gomiti al bordo del tavolo. 《Se avesse saputo che stava servendo due paladini che hanno rischiato la vita per salvargli la pelle, forse allora abbasserebbe un pò la cresta》commentò divertito, strappando un'altra sonora risata al castano. Con il volto illuminato dalla luce tremula della candela, la sua pelle ambrata sembrava ancora più luminosa del solito. Con quell'atmosfera sembrava ancora più bello del solito, e Keith faticò non poco per rimanere fermo e non sporgersi ulteriormente per premere le proprie labbra alle sue.La serata passò davvero bene. I due ragazzi si erano divertiti, parlando del più e del meno, mentre di tanto in tanto Lance faceva una delle sue solite battute che Keith non avrebbe mai ammesso di trovare divertenti. Il sole era già tramontato fuori, ed entrambi sapevano che era ora di tornare al castello. Con un sorriso smaliante Lance chiese il conto, e il cameriere svanì verso la cassa annuendo. 《Pago io》dichiarò Keith quando fù abbastanza lontano.
《Non se ne parla》
《Eddai Lance, non fare il bambino!》
《Non faccio il bambino!》 Le proteste del paladino blu furono però interrotte dalla sagoma nera del ragazzo che portava loro il conto, come richiesto. Mentre se ne andava, rivolse ai due un sorriso che sembrava quasi di... scherno. I ragazzi però nemmeno lo notarono, poichè stavano ancora discutendo su chi dovesse pagare la cena.
《OK OK LANCE. FACCIAMO A METÀ, CONTENTO?》il suo sguardo, prima esasperato, si posò sull'ultima parte dello scontrino e mutò in sconcerto."Froci"
La scritta era chiara, stampata con un inchiostro nero di scarsa qualità sulla carta bianca slavata. Keith era impallidito, ogni traccia di colore era scomparsa dal suo volto che ora assomigliava ad un panno che si era scolorito in lavatrice. Ma era Lance quello che sembrava averla presa peggio. I suoi occhi azzurri erano spalancati, la bocca storta in una smorfia. La carnagione solitamente ambrata era impallidita di colpo e le sue mani tremavano incontrollate. Le risate di un gruppo di camerieri raggruppati attorno ad un tavolo lì accanto fu came un'ulteriore pugno nello stomaco per il castano.
《Ok, ora ce ne andiamo.》dichiarò Keith e lasciò sul tavolo dei soldi, senza nemmeno curarsi di quanti fossero e si alzò in piedi, quasi trascinando con sè Lance. Una volta fuori, all'aria fredda della sera, il paladino blu scoppiò in singhiozzi. Keith continuò a trascinarlo fino ad un vicolo non molto illuminato, nascosto dalla strada dove decine di persone ridevano e andavano avanti con la loro vita frenetica, incuranti di ciò che era appena caduto. Il corvino abbracciò di slancio il ragazzo che ora singhiozzava con il volto nascosto nella sua camicia.
《Shhh, va tutto bene》gli sussurró in modo gentile all'orecchio, ma sembrava che l'altro non riuscisse a sentirlo. Per lunghi istanti nessuno dei due disse o fece altro, restando immobili stretti l'uno all'altro. Dalla strada trafficata si udivano lo sfrecciare delle auto e il ridere di alcuni amici che passavano una serata insieme. A scandire il tempo, però, non erano le auto che passavano o i rintocchi dell'orologio del campanile; era il battito dei loro cuori che ora andavano all'unisono. Keith si allontanò quanto bastava per guardare il ragazzo negli occhi, e gli appoggiò una mano sullo zigomo, obbligandolo a guardarlo negli occhi. 《Lance, va tutto bene. Respira》
Gli occhi azzurri del ragazzo si velarono nuovamente di lacrime. 《No che non va bene!》
Il corvino gli passò una mano tra i capelli, un gesto che aveva sognato di fare da tempo e che sapeva Lance trovava tranquillizzante. 《Perchè stai piangendo? Sono solo degli idioti. Non meritano di essere ancora vivi, figurati se meritano le tue lacrime.》
Il castano scosse la testa. 《No, Keith. Tu non capisci》
《Allora spiegami, io sono qui.》
Lance esplose in singhiozzi disperati, come una bomba ad orologeria il cui tuner aveva raggionto lo zero.
《LORO HANNO RAGIONE, OK? È VERO.》con le mani strinse il colletto della propria camicia così forte che le sue nocche sbiancarono e Keith temette se la stesse per strappare. Non che l'idea gli dispiacesse più di tanto, ma comunque non sarebbe stato consono in quel momento.《IO SONO ESATTAMENTE CIÒ CHE LORO HANNO SCRITTO, E PROBABILMENTE TUTTI ORA MI ODIERANNO PENSANDO IO SIA UNA "UNO SCHERZO DELLA NATURA"!》
Keith rimase a bocca aperta, come poteva pensare sul serio quelle cose? Nessuno, sopratutto nessuno tra i paladini, lo avrebbe reputato diverso o anche solo in qualche modo peggiore. D'un tratto prese una decisione. Non lo fece in modo conscio, e probabilmente se ci avesse pensato su anche solo per qualche istante si sarebbe dato dello stupido da solo. Ma quando si sporse verso di lui, premendo le proprie labbra alle sue, ogni pensiero si azzerò. Ogni rumore fu cancellato e rimase solo la vicinanza dei loro corpi e la forza del loro amore. Goffamente, Lance ricambiò con il cuore a mille./Angolo autore/
Ok, l'altro giorno stavo ascoltando il telegiornale con i miei nonni materni, quando va in onda un servizio che parlava di una coppia omosessuale che era uscita a cena in un ristorante. Alla fine della serata, quando il cameriere portò loro il conto, su quest'ultimo c'era stampata una scritta omofoba, tra l'altro abbastanza umiliante.
Io trovo ingiusto e assurdo che le persone non possano essere libere di amare chi gli pare solo per un capriccio di qualcun'altro. Penso sia assurdo rifiutarsi di accettare uno dei sentimenti più belli che si possano provare solo per qualcosa di futile come l'odio. Anche se so di non essere la persona più dotata del pianeta per la scrittura, ho voluto scrivere comunque questa one shot più che altro come denuncia. Facendolo, mi sono impresonificato nei personaggi, e questo ha solo aiutato la mia indignazione a crescere. Quindi spero non solo che a voi sia piaciuta, ma più che altro che si capisca che l'omofobia non serve a nulla, se non a portare dolore alle persone.
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Love doesn't discriminate
Fanfictionfanfiction klance, ispirata ad un fatto reale che tenevo a denunciare.