I petali di peonia sono come un dolce veleno

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I petali di peonia sono come un dolce veleno

I petali di peonia sono come un dolce veleno

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Conobbi Kim NamJoon in prima liceo, durante la prima ricreazione dell'anno

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Conobbi Kim NamJoon in prima liceo, durante la prima ricreazione dell'anno. La prima volta che lo vidi indossava degli strani calzini, che spuntavano impertinenti da sotto i pantaloni della divisa, a fantasia geometrica con accostamenti di colori discutibili che, nonostante non fossi mai stato il tipo di persona che critica i gusti altrui, mi obbligarono a fargli notare che quella stoffa gialla e rossa era troppo ridicola; «ehi amico, non ti sembrano un po', come dire, da vecchio? No, forse neppure un anziano se li metterebbe». Quando glielo dissi, NamJoon alzò lo sguardo dal libro che teneva tra le dita affusolate, "Il Grande Gatsby", e mi scrutò come si scruta il più stronzo dei bastardi: «vogliamo parlare di quell'imbarazzante borsello che ti porti appresso?».
Io e NamJoon facemmo subito amicizia. Fu un colpo di fulmine nel cielo sereno, una dolce sorpresa tra i banchi di scuola. Frequentavamo una scuola comunale di persone completamente nella media, ma NamJoon nella media non lo era affatto. Eccelleva nelle materie come negli sport ma, soprattutto, nella scrittura. Amava con tutto se stesso leggere, per questo si portava sempre dietro un libro. Un giorno, per scherzo, senza un secondo fine, gli nascosi il romanzo che stava leggendo: «hai visto il libro che avevo stamani quando sono arrivato? Sono sicuro di averlo messo in cartella, eppure qui non c'è» disse, e trattenere le risate è stata una delle sfide più ardue della mia vita. "Non lo so", gli dissi cercando di mimare la più profonda sincerità; «dove diavolo l'ho messo? Me lo hanno rubato o cosa?» sussurrò esasperatamente, in piena ad una furia crescente, per poi vederlo alzarsi dalla sedia ed incamminarsi verso la porta. «Dove diavolo vai, le lezioni inizieranno tra poco!» urlai, ma in risposta sentii soltanto un "Min YoonGi!".

Min YoonGi era un ragazzo dell'anno superiore al nostro, taciturno e riservato con gli estranei; NamJoon me ne parlava spesso, diceva che era un po' strano ma che, una volta uscito dal suo guscio, fosse un ragazzo d'oro. Mi raccontava le sue disavventure d'amore con ragazze che lo lasciavano per la sua pigrizia e dei ragazzi con cui aveva provato ad iniziare una relazione, ma sembrava sempre che non gliene andasse bene una. YoonGi, diceva sempre NamJoon, in realtà un po' gli assomigliava; lo hyung amava leggere libri dalle numerose pagine lasciandosi trascinare in una storia di fantasia ed immaginarsi poi protagonista di essa. Ma, ciò che NamJoon ci teneva sempre a sottolineare, era come YoonGi non potesse fare a meno di leggere un libro fino alla fine, amando quella sensazione di suspense che gli faceva tremare i muscoli, e che lui condivideva. NamJoon sentiva il bisogno irrefrenabile di raggiungere l'ultima pagina del libro e mangiarla con gli occhi; non sopportava il non sapere la fine anche prima dell'inizio. Era un bisogno compulsivo che lo portava a studiare i libri di storia a giornate, i vecchi romanzi sul libro di letteratura fino all'ultima, e lo stesso con la letteratura inglese. Amava Shakespeare, e spesso mi ripeteva a memoria "Shall I compare thee", esprimendomi la sua personale interpretazione sonora; quando osai chiedergli perché proprio quella poesia, NamJoon iniziò alle due di pomeriggio e finì all'una di notte di spiegarmi il motivo per il quale quel testo non faceva altro che invogliarlo a riperterlo all'infinito. Diceva che amava le lodi che l'autore faceva alla bellezza dell'uomo, di come avesse scelto accuratamente le parole per renderla immortale, lasciando il lettore immaginarsi continuamente un viso tanto bello e fresco, ma tanto vissuto e stanco. E poi iniziava a parlare di un altro libro così famoso che si stupiva sempre del fatto che non lo avessi mai letto. «Non hai visto neppure uno dei film che hanno fatto a riguardo? Come è possibile che non hai mai visto Dorian Gray? E, soprattutto, come faccio ad essere tuo amico a questo punto? Sei così ignorante» mi aveva canzonato poi, per l'ennesima volta, quando gli chiesi a cosa si riferisse per bellezza eterna. NamJoon era come un libro di cui bisogna apprezzarne le pagine staccate e strappate, pieno di chiavi di lettura e segreti mai rivelati. Era come una grande "X" in rosso sui compiti di matematica, un po' come quelli che la mia professoressa faceva sopra gli esercizi che svolgevo in un'ora di tempo; era come un grosso punto interrogativo sui saggi brevi di inglese, che il professore proprio non riusciva a decifrare. «Sei veramente incredibile, non sai neppure mettere due parole in fila senza sbagliare qualcosa» diceva sempre, sbirciando il mio compito costantemente insufficiente, per poi lasciarmi vedere il suo punteggio eccellente in alto a destra, circondato di rosso e, alcune volte, accompagnato da un punto esclamativo.

LET GO ー knj;kth | OSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora