Capitolo 4

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Mi sdraio sul letto ancora dolorante, e mi addormento tra i mille pensieri che mi vengono in testa.
La mattina mi sveglio, mi preparo, mi affaccio in camera di Filippo e vedo che sta ancora dormendo, così provo a svegliarlo, passo i 10 minuti seguenti a scuoterlo, ma niente non si sveglia. Esco di casa e vado a scuola, quando arrivo scuola provo a chiamarlo ripetutamente, dopo 30 chiamate finalmente risponde
F: che cazzo vuoi?
A: ma niente sono solo 20 minuti che cerco di svegliarti perché sei in ritardo per la scuola.
F: che ora vuoi che sia dai
A: ma dico hai guardato l'orologio?
F: no
A: sono le 7:55 Filippo e tu sei ancora a letto.
F:MERDA! Arrivo. Entro alla seconda ormai.
Poi riattacca, io sospiro e scuoto la testa.
Come farò con questo qui?
Metto via il telefono ed entro in classe con Emma.
Tutti mi guardano incuriositi, oggi più del solito, dato che è settembre, fa un gran caldo ed io ho una felpa nera addosso, tra l'altro di due taglie più grandi, mentre gli altri sono tutti in maniche corte.

Come al solito non ci faccio caso e mi siedo nel mio posto di fianco a Emma, le prime ore passano tranquillamente, Nicole mi prende in giro come sempre,  ma ormai sono abituata, e stanno per cominciare quei dieci minuti,per me infernali, ma che tutti gli altri adorano, ho paura di cosa mi farà oggi.
Pochi secondi e la campanella dell' intervallo suona, Nicole non esita a venirmi incontro, mi fissa per alcuni secondi e poi mi spinge violentemente contro il muro, facendomi sbattere la testa, la mia vista si offusca e sento voci lontane ma prima che tutto si faccia nero vedo una figura che riconosco immediatamente: Filippo.
Ha uno sguardo minaccioso ma quando apre bocca per dire qualcosa a Nicole non lo sento perché Nicole mi tira un altro pugno in pieno volto. Tutto si fa improvvisamente nero e svengo.
Mi sveglio e mi ritrovo in una stanza completamente bianca, ho la vista ancora appannata e gli occhi socchiusi, ma realizzo di essere su un lettino in infermeria, quando riprendo a vedere in modo nitido mi guardo intorno e la persona che trovo di fianco, seduta su una sedia non è la mia migliore amica Emma, bensì Filippo.
Lentamente mi metto seduta sul lettino, lui alza lo sguardo e mi parla.
F:come stai?
A:potrei stare decisamente meglio
F:mi dispiace, vado a chiamare qualcuno per chiedere se possiamo andare a casa.
Si alza e torna dopo 5 minuti, mi fa un cenno con la testa e mi dice:
F: vieni andiamo.
Io annuisco e mi alzo seguendolo fino alla macchina.

Un respiro || IramaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora