Capitolo Quindici

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Non è che possa essere stato tutto un brutto sogno? Ora apro gli occhi e lui sarà qui al mio fianco, pronto a riempirmi di coccole. Magari fosse vero, quello sì sarebbe davvero un sogno. Mi alzo in totale stato catatonico, non ricordo nemmeno cosa ho indossato, ho preso la prima cosa che ho trovato nell’armadio. Spero solo sia qualcosa di decente e non mi faccia fare la figura dell’idiota. Quando esco da casa, trovo una rosa rossa sullo zerbino. La raccolgo con man tremante e leggo il biglietto che la accompagna.
 
Mi sei mancata da morire stanotte, ma credo di non essere l'uomo giusto per te. Non ce la faccio Emma. Mi dispiace.
 
Mi siedo sui gradini e nascondo il viso tra le ginocchia, le mani a coprirmi la testa. Le lacrime scorrono incontrollate. Sto tremando, i singhiozzi mi smuovono l’anima, mi sento morire. Devo cercare di controllare il respiro, sto andando in iperventilazione.
«Emma cara, che cosa succede?».
Magda è lì davanti a me con il suo inseparabile bastone, mi fissa con sguardo triste. Le porgo il biglietto, inforca gli occhiali da vista che porta sempre al collo legati con un cordoncino nero e lo legge senza trasmettere alcuna emozione in volto.
«Che testone questo ragazzo.», commenta riconsegnandomi quel foglio di carta.
«Ci rinuncio Magda. Sono stanca di piangere per lui.», borbotto rimettendo la testa tra le ginocchia.
«Oh tesoro, non ci pensare nemmeno!», mi dà una leggera botta sulla gamba con il bastone.
«Che senso ha continuare?», sbotto tra i singhiozzi.
«Mancano solo due giorni. Resisti ancora un po', lotta per il vostro amore.», esclama ora dolcemente.
«A quanto pare è un amore a senso unico.», brontolo asciugandomi gli occhi con le mani.
«Non dire sciocchezze!».
Sbuffo rumorosamente.
«Ora gli mandi un… come si chiama? Un messaggino con quel telefonino che avete voi giovani. Insomma mi hai capito.», gesticola animatamente con le mani.
«E cosa dovrei scrivergli?», chiedo corrugando la fronte.
«Dagli appuntamento in un posto a voi caro e digli che lo aspetterai fino alla mezzanotte di sabato. Se vuoi aggiungere qualche altra cosa, fallo pure, l'importante è che non dimentichi posto e ora.».
«Tanto non verrà mai.», mi soffio il naso su un fazzoletto di carta stropicciato che ho trovato nella tasca dei jeans.
«Smettila di piangerti addosso! Lui ci sarà!», tuona alzando la voce.
«Se lo dici tu.», dico poco convinta.
«Ora mandagli quel messaggio e vai a lavorare!», comanda salendo le scale ed entrando nel palazzo.
Uffa, ci mancava solo lei a farmi venire il mal di testa stamattina. Farò come dice lei, tanto non ho più niente da perdere.
 
Grazie per la rosa. Anche tu mi sei mancato stanotte, non ho chiuso occhio. Non è giusto che sia tu a decidere cosa è giusto o no per me. Ti aspetterò fino alla mezzanotte di sabato, al nostro parco il vicino a casa. Poi ti lascerò in pace e non ti darò mai più il tormento. Ti amerò sempre ugualmente, qualunque decisione tu prenderai.
 
Messaggio inviato. Ora non posso più tornare indietro, la mia mossa è stata fatta, ora tocca a lui. In effetti, è sempre toccato a lui prendere una decisione, io la mia l’ho fatta molto tempo fa. So per certo che lui non verrà mai a quell'appuntamento. Mi presenterò lì lo stesso e me ne tornerò a casa da sola. Non è più tempo di farsi illusioni, non ne ho più la forza. Ho sempre detto che non me ne sarei fatta, ma poi lui tornava sempre ed ero felice. Lui in qualche modo mi rendeva felice, nonostante il suo comportamento scostante. Continuavo così a illudermi che potesse funzionare, che potevamo essere una coppia. Ora non sono più convinta possa tornare sui suoi passi. Non so che altro potrei fare. Cercherò di sopravvivere questi due giorni, poi deciderò come andare avanti. Potrei valutare l'idea di tornarmene dai miei, in fin dei conti sono andata via solo per Mattia e ormai non mi fa più “paura” e, se non posso stare con Nicholas, vederlo tutti i giorni mi farebbe stare solo troppo male.
Prendo un bel respiro e vado verso la libreria. Tiro dritto quando passo davanti al supermercato. Tengo lo sguardo fisso sul marciapiede per non correre il rischio di incontrare i suoi occhi, se dovesse succedere, comincerei nuovamente a piangere come una fontana, mi conosco troppo bene. Respiro a fondo per non vomitare, tutta quest’ansia mi ha fatto venire il mal di stomaco. Devo darmi una calmata, non posso continuare a stare male per lui. Non so se lui fosse lì, preferisco non saperlo.
Quando entro in libreria, ricomincio a respirare normalmente. Enrico mi saluta con la mano, io gli sorrido e vado verso l'ufficio.
«Davide e Jessica devono ancora arrivare.», mi urla dalla sua postazione.
«Va bene.», dico io di rimando.
Mi siedo con un tonfo sulla sedia girevole e metto le mani tra i capelli. Sbuffo rumorosamente.
«Stai bene piccola?», la voce di Mattia mi fa fare un salto sulla seggiola.
Da dove salta fuori? Non l'ho proprio visto entrare, o era già qui?
«Non tanto.», rispondo chiudendo gli occhi.
«Per causa mia?», chiede triste.
«No Mattia, non è a causa tua. Non ci sei tu al centro del mio universo.», gli faccio notare massaggiandomi le tempie.
«Se n'è andato di nuovo.».
Non capisco se fosse una domanda o un'affermazione, ma ha capito comunque la situazione.
«Già. Dovrei essere abituata a essere lasciata, ma continua a fare male, molto male.».
«Posso abbracciarti?», domanda dolcemente.
Ho proprio bisogno di un bell'abbraccio, ma non credo sia quello di Mattia di cui ho bisogno. Sembra così triste che ho come l'impressione che l'abbraccio serva di più a lui che a me. Mi alzo dalla sedia sospirando e gli butto le braccia al collo. Mi stringe a sé, affondando il naso tra i miei capelli.
«Mi sento così male per quello che ti ho fatto.», mormora. «Ho bisogno di te Emma.».
Cerca il mio sguardo e mi mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Non sopporto vederti con lui, vederti innamorata di un uomo che non capisce di avere il meglio davanti a sé. È solo un coglione e vorrei tanto picchiarlo a sangue, se lo meriterebbe per il male che ti ha causato. Tu non meriti di essere trattata in questo modo. Io ho sbagliato e l’ho ammesso e tuttora ne sto pagando le conseguenze.».
«Mattia...».
Mi mette due dita sulle labbra per non farmi parlare.
«È colpa mia se ti ho perso e mi odio per questo.».
Chiude gli occhi e respira a fondo.
«Non smetterò mai di amarti Emma, non ci riesco.».
Un attimo dopo, le sue labbra sono sulle mie. Cerca di approfondire il bacio, ma non glielo permetto, non voglio questo genere di attenzioni da lui.
Mi stacco da lui in fretta, imbarazzata e con i sensi di colpa. Davide e Jessica entrano proprio in quel momento. Mattia mi sorride, soddisfatto delle emozioni contrastanti che mi ha appena fatto provare. È stato dolce, avevo bisogno di un po’ di dolcezza, ma era l’uomo sbagliato a donarmela. Il mio pensiero torna a Nicholas e il senso di vuoto dilaga nel mio cuore.
«Che cosa state combinando?», chiede Jessica mettendo lo zainetto sul gancio dietro la porta.
«Niente, sono appena arrivata.», rispondo evasiva.
Davide mi guarda poco convinto, ma fa finta di niente. Se ne escono alla svelta e rimaniamo di nuovo soli, questa cosa non mi rassicura neanche un po’.
«Ti va di uscire con me stasera?», domanda a bassa voce.
«Non penso sia il caso.», gli faccio notare, scuotendo la testa con convinzione.
Si avvicina di nuovo a me, troppo vicino, le sue labbra sfiorano il mio collo, prima che riuscissi a scansarmi. La cosa brutta è che sa quali sono i miei punti più sensibili.
«Stai barando.», gli dico debolmente.
«Non mi sembra.», mi sussurra all'orecchio.
Cerca di baciarmi di nuovo sulle labbra, ma mi scanso in tempo.
«Smettila, ti prego.», lo ammonisco sommessamente.
«Solo se stasera esci con me.».
«Okay, hai vinto.», borbotto con un filo di voce.
Mi sorride raggiante.
Non ho alcuna voglia di uscire con lui, ma penso sia l’unico modo per togliermelo dai piedi. Mi sento talmente a terra e rifiutata che le attenzioni di Mattia mi fanno leggermente piacere, ma non a tal punto da cedere al suo corteggiamento serrato. Lui è innamorato di me, almeno così dice, non so quanto possa fidarmi dopo quello che è successo. Io sono innamorata di Nicholas, però. Nicholas di chi è innamorato? Probabilmente non della sottoscritta. Forse sotto sotto è ancora innamorato di Elena. Questa constatazione fa ancora più male. Potrei sopportare che lui non mi ami, ma non credo di riuscire a sopportare che lui sia innamorato di quella strega.
È tutto pronto per la presentazione di domani. Mattia è emozionato e io mi auguro abbia il successo che si merita, non potrei mai augurargli di non sfondare, nonostante quello che è successo tra di noi.
Il telefono squilla nella tasca dei pantaloni, rispondo senza neanche guardare chi è. Tanto non è lui, questo è certo.
«Pronto?».
«Ciao tesorino mio.».
«Ciao mamma.», saluto sbuffando. Mi siedo sul mio solito sgabello per stare più comoda, potrebbe essere una telefonata lunga. Mattia è poco lontano da me e mi sorride. Nel passare vicino mi sfiora la mano con la sua e per un istante intreccia le dita alle mie, le sfilo cercando di non sembrare scortese. Non ho voglia di sottostare ai suoi giochetti.
«Domani mattina saremo lì per le dieci. Sei contenta?», dice allegra.
«Felicissima, mamma. Non vedo l'ora arriviate.», cerco di sembrare davvero felice. Non è facile far finta di stare bene quando dentro sto urlando come una pazza.
Fortunatamente sembra essersela bevuta.
«Devo portarti qualcosa di pronto?».
«No, non serve, non ti preoccupare.».
«Oh, ma ti ho già preparato un po' di cosette buone.», commenta delusa.
Alzo gli occhi al cielo e Mattia sogghigna. Non può andarsi a fare un giro e lasciarmi in pace un secondo? Non mi sembra di chiedere tanto.
«Allora se sono già pronte, portale.», esclamo sconfitta.
«Va bene tesoro, ci vediamo domani.».
«A domani mamma.», saluto chiudendo la telefonata.
Fisso il cellulare incredula. È più forte di lei, non ce la fa proprio a non rimpinzarmi come un maiale.
Vado avanti per inerzia per il resto della giornata, trascinandomi in giro per la libreria senza nessuna meta precisa. Eseguo con precisione tutto quello che Enrico mi dice di fare, ma la testa è da un'altra parte. Chissà se anche lui starà pensando a me. No, è impossibile. Mi avrà già dimenticato a quest’ora, come dargli torto. Avrà trovato qualcuno meno complessato di me, qualcuno che gliela dia senza complicazioni. In fin dei conti lui non è pronto ad amare e forse l’ho sempre saputo, ho solo fatto finta di non vedere. O forse speravo soltanto di poterlo cambiare. Come ho potuto pensare una stupidaggine del genere?
«Emma!», grida Mattia davanti a me.
Ritorno alla realtà e lui ride come uno scemo.
«Certo che per farti tornare sul pianeta terra ce ne vuole! Ero quasi tentato di scuoterti.».
Mi scuso cercando di sorridergli.
«È ora di andare.», mi prende per mano e mi trascina in ufficio.
«Che fretta ci sarà mai?!», sbotto facendo fatica a stare dietro al suo passo.
«Ho fretta di stare da solo con te.», afferma dolcemente accarezzandomi il viso.
«Che storia è questa?», dice Davide alle nostre spalle.
«Che intendi?», chiede Mattia divertito.
«Da quando in qua tu esci con lui?», si rivolge a me piuttosto irritato.
«Mi ha chiesto di andare a bere qualcosa stasera. Che problemi ci sono?».
Ci manca solo la scenata di gelosia, ne avevo davvero bisogno.
«Da soli?», ringhia tra i denti.
«Da soli.», conferma Mattia prendendomi per mano e trascinandomi nuovamente.
Quando siamo lontani da orecchie indiscrete, gli dico: «La smetti di trascinarmi in questo modo? Mi fanno male i piedi.».
«Scusami piccola. Volevo portarti via il più in fretta possibile. Davide è piuttosto nervoso quando qualcuno ti si avvicina.», fa una smorfia.
«Ho notato.».
«C'è stato qualcosa tra di voi?», chiede guardandomi con la coda dell'occhio mentre camminiamo fianco a fianco sul marciapiede.
«Solo qualche bacio per ingelosire Nicholas. Non ho mai avuto nessun interesse per lui. Lo sa benissimo.», rispondo guardando per terra invece che davanti a me.
«Andiamo di qua.», dice trascinandomi in una stradina secondaria che sbuca sul retro del mio palazzo.
«Perché?», brontolo confusa.
«Fidati, è meglio andare per questa via.», ora sta quasi correndo.
Quando ci fermiamo, ho il fiatone. Non capisco perché abbia voluto a tutti i costi venire qua. Lasciamo stare, non ho voglia di scervellarmi, l'importante è essere arrivati sani e salvi a casa.
Mi cambio al volo. Metto qualcosa di comodo, niente di appariscente, non sia mai si facesse delle strane idee dopo il bacio di oggi. Lego i capelli, mi trucco appena e sono pronta.
Mattia è seduto sul divano e, appena mi vede arrivare, mi raggiunge al volo.
«Cosa ti va di fare?», mi chiede dolcemente.
«Ho voglia di gelato.», gli dico dopo averci pensato su un attimo.
«Vada per il gelato allora.», mi prende nuovamente per mano, sta diventando un vizio.
Ci sediamo su una panchina del centro a gustare le nostre coppette. Stavolta ho evitato il cono, dopo l'esperienza avuta con Davide quella sera.
«Andiamo a fare una passeggiata?». Sembra piuttosto nervoso e non ne capisco il motivo.
«Devo ancora finire il mio gelato. Perché tutta questa fretta?», chiedo aggrottando la fronte.
Alzo lo sguardo e capisco il perché.
Elena è a pochi passi da noi e sta venendo proprio nella nostra direzione. Che diavolo vuole ancora da me?
«Oh, ma guarda chi c'è!», esclama lei acida.
Mattia mi mette una mano dietro la schiena e mi attira a sé a proteggermi. Lei mi fissa con odio e un ghigno malevolo si forma improvvisamente sulle sue labbra.
«Ho vinto io. L'avevo detto che sarebbe tornato da me.», m’informa con cattiveria.
Mi alzo dalla panchina barcollando. Non posso credere che sia davvero tornato con lei, non può essere possibile. Ditemi che questo è un incubo. Se fosse vero, uccidetemi qui, non voglio risvegliarmi. Il mio cuore si è frantumato in un milione di piccoli pezzettini, impossibile da rimettere insieme, neanche la super colla può essere d’aiuto.
«Sono contenta per voi, vi auguro tutta la felicità di questo mondo.», farfuglio trattenendo le lacrime che vogliono uscire prepotentemente.
«Oh poverina, sta per piangere. Quanto mi dispiace.», sibila lei con i suoi modi tutt'altro che gentili.
«Portami a casa.», ordino a Mattia. «Ti prego.».
«Certo Emma.», dice lui cupo.
Pensare che lui preferisca stare con lei piuttosto che con me mi fa stare male, un dolore lancinante alla bocca dello stomaco. L'unica cosa che voglio fare è piangere, piangere fino allo sfinimento.
Una volta in casa mi butto sul letto. Le lacrime scendono come un fiume in piena, bagnano il cuscino, ma non m'importa. Mattia si siede accanto a me e mi accarezza i capelli, lentamente, con dolcezza.
«Mi dispiace Emma. Ho cercato di evitarti quell’incontro, ma non sono stato abbastanza veloce.».
«Credi che lui stia sul serio con lei?», chiedo con la testa nascosta sotto il cuscino.
«Non so cosa dirti Emma, mi dispiace. Se fosse vero, ha superato se stesso.», mi tira su di peso e mi avvolge in un abbraccio.
«Perché? Perché si diverte a ferirmi?», ora sto bagnando anche la sua spalla.
«Magari non è vero, non ne siamo certi.», commenta lui.
«Ora lo difendi anche?», sbotto incredula.
«Non lo sto difendendo. Sto solo dicendo che non sappiamo se quell’arpia abbia detto la verità o no.», mi mette una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Mi siedo cavalcioni su di lui e lo bacio sulle labbra. Lo stuzzico con la lingua finché non schiude le labbra e mi fa approfondire il bacio, quasi con violenza.
«Fai l'amore con me.», lo supplico tra le lacrime. «Ti prego.».
«Emma…».
Continua a baciarmi, ma a un tratto si blocca e mi tiene a distanza con entrambe le mani. Sono disperata, non ce la posso fare ad andare avanti in questo modo, non ce la faccio più.
«Non posso farlo.», mi accarezza il viso. «Tu non lo vuoi davvero.».
«Certo che lo voglio.», gli infilo nuovamente la lingua in bocca. Mi allontana ancora una volta.
«Ascoltami, non fraintendermi, io lo vorrei. Mi manca fare l’amore con te. Dio solo sa che fatica sto facendo a dirti di no. Ti amo troppo per lasciarti fare una cosa del genere.».
Lo guardo confusa.
«Odieresti me e odieresti soprattutto te stessa. Non posso approfittarmi di te. Sei ferita, ma non è questo il modo per sentirti meglio.».
Mi bacia dolcemente sulle labbra.
«Meglio se torno da Davide.».
«Scusami.», gli dico tra le lacrime.
«Non devi scusarti amore mio.», si alza dal letto e mi prende entrambe le mani.
«Resta qui stanotte, ti prego. Non voglio rimanere sola.», lo imploro singhiozzando.
«Sei sicura?», chiede incerto.
Annuisco.
Sembra titubante, ma alla fine si sdraia accanto a me nel letto, nel posto che era di Nicholas. Vorrei ci fosse lui al suo posto ma non è possibile. Nicholas non occuperà mai più quel posto. Mi accoccolo a lui, appoggio la testa sul suo petto e ricomincio a piangere sommessamente. Mi bacia la fronte, tiene la mia mano stretta nella sua. Non dice una parola e lo ringrazio. Ho solo voglia di essere coccolata e piangere pensando all'uomo che amo, pensare a lui con un'altra donna nel suo letto. Ora mi sento notevolmente peggio, vorrei tanto che tutto questo dolore mi lasciasse in pace. Sono stanca di soffrire per un uomo che non mi ama, non mi ha mai amato e non mi amerà mai.
Credo di essermi addormentata a un certo punto. Mattia mi ha stretto a sé tutta la notte, a modo suo mi è stato di grande aiuto.

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