III - La giratempo

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III - La giratempo.

Erano ore che se ne stava sul letto a gambe incrociate, il libro aperto accanto a sè ed il cofanetto tra le mani.
Lo girava e rigirava cercando un lucchetto, una fessura da cui aprirlo, ma niente sembrava neanche lontanamente apparire come una serratura.
Sbuffando si lasciò cadere con la schiena sul letto, il confanetto poggiato accanto al suo viso. Afferrò il libro accarezzando timidamente la copertina, si girò mettendosi a pancia sotto e poggiando il libro sul cuscino, prese un respiro profondo e lo aprì: le pagine erano esattamente come poche ore prima, completamente sottili e fragili.
Con delicatezza iniziò a girare le pagine, approfondendo la sua lettura; da qualche parte doveva esserci la chiave per aprire quel cofanetto, doveva solo cercarla con cura.
Leggeva, trovando di tanto in tanto parole in latino a lei sconosciute, decise di segnarle su di un foglio sperando di poterci ricavare qualcosa, di poter risolvere ciò che aveva davanti.
Non si era mai tirata indietro, per niente, anche quando ciò significava rischiare la propria vita... in questo caso valeva la pena rischiarla per riportare lui indietro.
Dei colpi alla porta la spaventarono facendola sobbalzare: chi poteva mai andare a bussare alla porta di una casa dall'apparenza abbandonata?
Silenziosamente scese le scale, sperando tanto che il terzo gradino non emettesse nessun cigolio, strinse la bacchetta nella mano destra avvicinandosi alla porta e cercando di spiare dalla piccola fessura dello spioncino alzandosi di poco sulle punte.
Una chioma rossa e lunga la fecero tremare appena, accanto a lei c'era lui, Harry.
"Hermione, so che sei qui dentro, apri" sospirò frustrato il giovane battendo - con violenza questa volta - contro la porta "Non costringermi ad usare la magia" proferì poi ed Hermione spalancò la porta.
"Cosa... cosa ci fate qui?" chiese sorpresa mentre Ginny la guardava con quei suoi occhi nocciola, scrutandola fin dentro all'anima.
Harry andò a sedersi sul divano, come se quella fosse casa sua, ma a lei non diede fastidio.
"Posso?" chiese Ginny, la voce priva di qualsiasi emozione.
"Sì"
"Hermione senti..." iniziò Harry sistemandosi gli occhiali sul naso "... ti hanno visto ad Hogwarts, ieri, posso sapere cosa ci facevi?"
"Io... sono andata a vedere come procedevano le riparazioni" deglutì a fatica andando verso la cucina con la scusa di preparare un te, sentiva la necessità di nascondersi da lui, ma soprattutto da Ginny: con quale coraggio avrebbe potuto dirle che stava cercando la giratempo?
Con quale coraggio avrebbe potuto dirle di voler riportare il fratello lì, con loro?
Con quale coraggio avrebbe potuto farla soffrire ancora, nonostante tutto il dolore che ancora esplodeva nei suoi occhi e nel suo cuore?
Riempì la teiera di acqua calda, doveva trovare una scusa più credibile, assolutamente.
"Non sei mai stata brava a mentire" la voce di Harry alle sue spalle la fece sobbalzare facendole rovesciare la teiera sui fornelli spenti, con un colpo di bacchetta ripulì il tutto.
"Cosa?" chiese lei cercando di apparire il più sicura, ma sapeva che il suo migliore amico aveva ragione: lei non sapeva mentire così spudoratamente come lui.
"Non vuoi parlarne davanti a Ginny, e mi sta bene, ma almeno io non merito una spiegazione?"
"Io..."
"Hermione, c'entra Fred?" la voce del ragazzo si affievolì ed Hermione si ritrovò ad annuire, sull'orlo delle lacrime: era pronta, era pronta a ricevere per l'ennesima volta uno schiaffo morale, era pronta a sentirsi chiamare 'stupida', era pronta a tutto.
Ma era anche pronta a continuare ciò che aveva in mente, non avrebbe mollato per niente al mondo.
"Cos'hai in mente?" il tono calmo che stava mantenendo la rilassava, Hermione accese il fuoco del fornello poggiandogli poi la teiera sopra "So dov'è la giratempo che usai al terzo anno, l'ho trovata"
"Hermione sai cosa disse Silente..."
"... nessun mago si deve intromettere nel tempo, ma Harry, io l'ho sognato, lui mi ha detto dove trovarla. Proprio come è successo a te, lui è venuto da me" il ragazzo non rispose, annuendo solamente, la porta della cucina si aprì lasciando spazio alla figura atletica della piccola di casa Weasley.
"Cosa farfugliate?"
"Niente di che, ricordi scolastici" la ragazza guardò sospettosa Harry, Ginny aveva quasta assurda capacità di capire al volo cosa passasse nella testa del giovane Prescelto cosa che Hermione aveva impiegato anni per acquisire.
Era questo ciò che significava avere anime affini?
La teiera emise il suo fischio e velocemente Hermione lasciò scivolare il liquido trasparente nelle tre tazze che si tinsero d'ambra.

"Grazie per la visita" esclamò cercando di apparire allegra Hermione, sorridendo sia alla ragazza che al suo accompagnatore.
"Hermione" lo sguardo di Ginny la inchiodò, quasi come fosse stata pietrificata sul posto "Torna a casa, tutti ti attendono, so cosa provavi per Fred..."
"Harry l'hai detto anche a lei!"
"In realtà l'ha detto lei a me, io non ci sarei mai arrivato" Ginny emise un risolino, il primo di quella giornata passata con lei "So cosa provavi per lui, e so quanto sia importante per te la nostra famiglia, soprattutto ora che i tuoi sono lontani da qui. Quindi... torna, ti prego" sembrò quasi una supplica quella di Ginny, ma il cuore di Hermione fu grata di quelle parole. Sarebbe tornata, presto, se tutto fosse andato secondo i suoi piani.
Entrambe si sorrisero, per poi abbraciarsi, quanto le era mancata quella sensazione di dolcezza che solo lei sapeva darle.
"Tornerò presto, promesso" e con quelle parole si smaterializzarono lasciandola da sola sotto alla veranda di casa Granger, doveva tornare a quel
libro subito.

Si rigirava la matita tra le mani, cercando di collegare le varie parole e traducendole come poteva. Quella frase avrebbe potuto essere la chiave per aprire quel confanetto e far tornare molte cose al posto giusto.
Per far tornare il suo cuore al posto giusto.
La sua anima al posto giusto.
Sospirò rumorosamente, passandosi una mano sul viso, cercando di rilassare i nervi e la mente. Era tesa quanto una corda di violino.
La sera era ormai calata, a farle compagnia c'era un piatto vuoto, il suone del vento serale che faceva svolazzare la tenda bianca e la luce della lampada accanto al suo letto.
Continuò ad osservare quelle parole, una per una, assemblando frasi e scollegandole.
"No... così non va..." continuò per ore, fino a quando in lontananza non vide l'alba e le stelle mischiarsi in essa.
Tornò con lo sguardo sul foglio e sorrise pronunciando quella frase. Un schiocco, il cofanetto accanto a lei si aprì mostrandole la giratempo.
"Ti riporterò indietro, Fred"

"Apriti scrigno e riporta qui la mia stella"

Lost in time ~ FremioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora