Quella mattina si era svegliata di umore nero:non aveva potuto dormire abbastanza e si sa che Lauren, poco sonno, uguale Lauren incazzata.
"Levati dal cazzo Jordyn"
spostò malamente uno dei suoi scagnozzi, che non osò neanche per un attimo protestare.
Si sedette al tavolo della cucina aspettando il suo solito caffè, che come al solito non arrivò.
"E che cazzo, voglio il mio fottuto caffe"
"Subito" rispose la moglie dello scagnozzo con cui si era scontrata un attimo prima:capitava che alcuni dei suoi uomini portassero anche le loro compagne nella villa che era abitata da generazioni dal suo clan, e lei ne approfittava per far svolgere loro le mansioni di casa.
Sorseggiò velocemente il caffè, respirando profondamente per bearsi del sapore amaro ed energizzante di quella bevanda.
"Ci voleva cazzo..."
mormorò tra sè e sè leccandosi le labbra, per poi alzarsi e richiamare alcuni dei suoi uomini.
"Andiamo con le moto, dopo dobbiamo andare in culo al mondo nelle terre di mio zio"
I vari uomini intorno a lei annuirono, iniziando ad uscire dalla mansione.
I rombi delle moto avvisarono gli abitanti del quartiere di levarsi dalla strada per lasciarli passare, alcuni pregavano per la persona verso cui stavano andando, altri sapevano anche chi fosse quel qualcuno:gente nuova, dei cubani, che avevano aperto un locale, per degli spettacoli.
Sapevano anche che era gente protetta da qualcuno, e che quel qualcuno fosse in odio ai Jauregui, cosa che non stupiva più di tanto.
Non appena Lauren frenò, fece segno ai suoi uomini di aspettare, ed entrò nel locale:l'atmosfera era rilassante, il pavimento di legno scricchiolava dandole un senso di semplicità, le sembrava di stare in uno di quei locali di cabaret che aveva visto a Parigi, quando ancora non era compito suo badare a tutto questo.
Vide anche un palco, sul fondo del locale, dove una ragazza era chinata su uno stereo.
Subito i suoi occhi accarezzarono le sue curve sinuose avvolte da un vestito di seta, con uno spacco sulla gamba, dove si vedeva il reggicalze.
I capelli legati lasciavano che alcuni ciuffi si attaccassero al collo imperlato di sudore di quella che doveva essere una ballerina.
Una ballerina di tango, da quanto aveva potuto vedere dalle scarpe nere, di pelle, con un piccolo tacco a spillo.
La corvina si schiarì la voce per attirare la sua attenzione, e subito la ragazza si girò, puntando gli occhi scuri e caldi sulla ragazza.
"Posso fare qualcosa per te?"
chiese con un forte accento cubano, scendendo dal palco e avvicinandosi muovendo le anche come se stesse ballando anche solo così.
"Sto cercando il proprietario del locale"
rispose con voce roca leccandosi le labbra, il solo poter guardare quel ben di Dio l'aveva fatta eccitare, e non poco.
"Ce l'hai davanti, dolcezza.Sono Camila Estrabao, piacere"
porse la mano piccola, le unghie laccate di un rosso fuoco e al polso mille bracciali dorati.
La corvina le strinse la mano, portandosela poi alle labbra per baciarla, in queste situazioni era piuttosto rude e violenta, ma con le donne le piaceva essere galante, in un certo senso.
"Lauren Jauregui, il piacere è tutto mio"
rispose abbassandosi leggermente per poterla guardare dritta negli occhi mentre poggiava le labbra sul dorso della mano.
"Sappiamo entrambe perchè sei qui, quindi passiamo dritte al sodo, se permetti:ti darò il 20% dei guadagni"
La ragazza si lasciò scappare una risatina, che non passò inosservata alla cubana.
"come minimo il 40%, ed è già tanto che ti concedo questo, mamacita"
"sai che le proposte vengono dall'alto, non da me e ritengo che questo sia più che abbastanza, posso arrivare fino al 25%, non oltre"
Rimasero a guardarsi negli occhi per tutto il tempo, la corvina con uno sguardo divertito e incuriosito, la cubana cercando di rimanere ferma e sicura, nonostante facesse fatica a nascondere il tremito delle mani. Quella ragazza aveva un'aura che non la rassicurava per niente, nessuno le aveva detto nulla su di lei, la temevano così tanto da non avere neanche il coraggio di parlare di lei.
Certo, non era la prima volta che doveva patteggiare con dei capo clan, ma la ragazza davanti a lei era imponente, avrebbe potuto stenderla con un pugno, ed era armata.
"Non vorrei essere scortese con una bella donna come te, ma l'offerta rimane quella, altrimenti sarò costretta ad averla con la forza"
E mentre lo diceva si avvicinò alla ragazza, fino ad inchiodarla al muro, poggiando una mano affianco al suo capo:le arrivò subito un profumo intenso e sensuale, oli orientali, che per un attimo la stordì.
Quella donna che aveva a pochi centimetri da lei era il sesso in persona, tutto di lei le faceva pensare solo a quello, e avrebbe preferito di gran lunga scoparsela contro quel muro, piuttosto che stare lì a patteggiare.
La cubana, rendendosi conto della differenza tra lei e la ragazza, deglutì, ma cercò di rimanere ferma, continuando a guardarla negli occhi.
"Dispiace anche a me essere scortese con te, ma l'offerta rimane la stessa"
"Bene...facciamo così, visto che mi piaci, ti lascio il tempo per pensare:staserà ritornerò qui, e l'unica risposta che vorrò sentire sarà "accetto"."
Le rivolse un sorrisetto sarcastico, leccandosi nuovamente le labbra quando il suo sguardo cadde su quelle carnose dell'altra.
"Dopotutto ti farebbe comodo la mia protezione qui...ci sono tanti clan pronti a farti fuori se ti rifiutassi"
"Ne sono consapevole...ma so come comportarmi"
Alzò un sopracciglio divertita dalla sicurezza della mora, abbassandosi fino ad arrivare al suo orecchio.
"Non mi piace saperti nelle mani di qualcun altro...tutto è mio qui...e lo sarai anche tu" sussurrò con voce roca al suo orecchio, beandosi ancora una volta del profumo inebriante del suo corpo, per poi allontanarsi, uscendo dal locale.
La cubana rimase per alcuni secondi impalata lì, al muro, ancora il profumo di erba e alcol nelle narici, per poi scivolare contro il muro fino a sedersi a terra, tenendosi la testa tra le mani.
Sapeva che i suoi guai erano appena iniziati.
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Mamacita//CAMREN//
FanfictionLauren non era mai stata una tipa tranquilla:permalosa come nessuna, irascibile, la cosa più divertente che potesse fare era riempire di botte qualsiasi essere vivente l'avesse anche solo sfiorata. Ma dopotutto cosa ci si sarebbe dovuti aspettare da...