FUMO NELL'ARIA
Ti ricordi di te e di me, nel caffè dietro il vicolo dalle pareti beige, a fumare sigarette sedute sul tavolino color avorio?
Stavamo fiorendo, eravamo giovani, tu portavi sempre con te la custodia con il tuo violino dentro ed io con una macchina fotografica in mano guardavo te, dentro le tue piccole francesine, suonare ad occhi chiusi le corde del tuo strumento.
Di domenica le persone si affollavano dopo la messa attorno a te per ascoltare i tuoi canti privi di voce,ed io da lontano ti osservavo per cercare di avere qualche tuo scatto, ma tu, tu eri troppo bella per essere ritratta.
Un giorno riuscii a farti una foto.
Eri di spalle, i tuoi lunghi capelli castani ricadevano sulla tua schiena, il violino tra il tuo mento e la tua scapola.
Ti ho reso una dea immortale in un pezzo di carta per fotografie, la tua persona immortalata per sempre in un'immagine che porto ancora con me, nascosta nel portafoglio.
Eravamo di nuovo in quel bar, sigarette sulle nostre labbra, quando capii quello che eri per me.
Scattai un'altra foto.
La custodia scura del tuo violino con le nostre due sigarette ormai consumate dal fuoco.
Un piccolo rivolo di fumo usciva da una delle due.
Quel giorno ti baciai per la prima volta.
Le tue labbra rosse ed i tuoi vestiti a scacchi color cachi catturati per sempre in un'altra foto.
Bruciavo di amore per te e forse tu provavi la stessa cosa.
Non ci importò degli uomini e delle donne che in quel caffè ci osservavano con gli occhi spalancati, secondo loro il nostro amore era un peccato per loro, no?
Secondo loro dopo quel bacio avremmo dovuto lavarci la lingua per cancellare quello che avevamo fatto, o sbaglio?
Sei restata in silenzio, anche mentre tutti ci puntarono il dito contro quando arrivarono i nazisti.
Guardavi in basso, lo sguardo fisso sulle tue francesine nere e sui tuoi calzini bianchi con i volant.
Avevi paura, lo vedevo.
Continuavi a stringere la cinghia di pelle della custodia con le tue mani piccole.
Ci costrinsero a legare una fascia rosa al braccio, e nonostante tutto, tu continuavi a suonare come facevi da sempre il tuo violino la domenica mattina.
Solo una cosa era cambiata:
Non si fermava più nessuno ad ascoltare le tue canzoni, chiunque passasse ti volgeva uno sguardo di disgusto.
Solo qualche bambino che con la propria innocenza rimaneva a guardare ad occhi aperti la tua passione per la musica, veniva poi portato subito via dai genitori.
Allora io mi sedevo sul marciapiede, accanto alla custodia del tuo violino, e ti osservavo, sperando che qualcuno potesse comprendere tutti i modi in cui si manifestasse l'amore e non ci giudicasse come mostri e come peccatrici del diavolo.
Ti trasferisti in casa mia.
Le pareti della stanza avevano assorbito l'odore della nicotina per tutte le sigarette fumate guardandoci l'una negli occhi dell'altra, i tuoi vestiti si erano mescolati ai miei nel guardaroba, le lenzuola avevano assorbito un po' del tuo profumo.
Ma le nostre giornate trascorrevano nel terrore di essere catturate, e fu quello che capitò qualche mese dopo.
Tre nazisti si presentarono alla nostra porta, fucili in mano.