Troppe attese,
e giorni passati in sordina
a spremere il buono da un frutto marcio;
Il viso caldo a righe
quando cambiavo l'itinerario,
del viaggio e le umide notti
da qui in poi di diverso calore.
Viaggio che ha seccato l'umido
laddove il cielo si inarca e guarda,
dove il caldo lambisce e si incunea
tra le paranoie di ogni distanza.
Chissà quanti treni avranno portato
pensieri rinchiusi in terribili scrigni,
e quante rotaie congiunto sospiri lontani,
mutandoli finalmente in pelle.
Chissà quante notti l'abbiamo sognato
e in quante sperato non fosse utopia,
chè a contarle si perde una vita
e non credo ne valga ancora la pena.
Adesso che gli occhi si guardano,
non più immagini divise da un vetro,
le attese scompaiono e tacciono,
tutta la vita sembra fatta per questo.