"Ciao.." ricambio il saluto nel modo più amichevole che mi riesce. Non che mi irriti la sua presenza, ma in questo momento preferirei stare sola, soprattutto se la causa della mia confusione, è proprio lui.
"Come mai sei scappata prima?" chiede diretto; ci mancava solo che iniziasse a fare domande.
Sembra abbastanza nervoso, ma non penso a causa mia; non posso essere io a metterlo a disagio, essendo la prima terribilmente imbarazzata dalla situazione.
"Beh, sai, non volevo arrivare in ritardo a lezione.."
"Avevi paura di fare un po' di ritardo e ora stai letteralmente saltando un'intera lezione. Non me la racconti giusta Beer. Non ti avranno per caso sospesa per la rissa di prima?"
Il fatto che lui mi abbia chiamata per cognome, mi sorprende, e non poco, ma fingo di non farci caso.
"No, fortunatamente nessuno ha ancora accennato all'accaduto di prima."
"Stai tranquilla, non sei tu nel torto. Hanno iniziato loro, tu ti sei solo difesa; non in modo moderato, ma il concetto è quello." Ridacchia.
"Si, non sono tanto preoccupata dalle conseguenze."
"Ora mi dici perchè non sei in classe?"
"Ho mal di testa e so per certo che non sarei riuscita a stare attenta, perciò ho preferito starmene un po' per fatti miei" sorrido leggermente, ricambiando il suo ancora presente sul viso, e bevo un altro sorso della mia bevanda calda.
"E ora sono arrivato io a disturbarti, giusto?"
"In realtà sì, stavo molto meglio prima" ironizzo, facendolo ridere.
"Capisco, ma in ogni caso non ho intenzione di andarmene" la sua allegria è stranamente contagiosa, e per un attimo, smetto di pensare a tutte le ansie che mi opprimevano poco fa, concentrandomi solo su di lui. Mi sento sempre meno a disagio, e posso dire che è anche gradevole la sua compagnia.
"Ma come sei gentile, Smith"
Lo vedo sussultare e gli rivolgo uno sguardo confuso.
"Sai come mi chiamo"
"E lo trovi strano? Mi sembrava abbastanza scontato"
"No, non me l'aspettavo.. -fa una pausa, con lo sguardo perso nel vuoto, riflettendo su qualcosa, poi, come se si fosse acceso qualcosa nella sua testa, continua- Dici che è scontato, questo vuol dire che non è l'unica cosa che sai di me, o sbaglio?" nella sua espressione vedo solo curiosità.
"Ryan Smith, capitano della squadra di lacrosse, di conseguenza popolare, pieno di amici ed hai quasi tutta la popolazione femminile dell'istituto che ti sbava letteralmente dietro.. sei sempre sulla bocca di tutti e, in ogni caso, frequentiamo parecchi corsi assieme" Concludo con un sorriso forzato, ma dal mio tono trasparisce il fastidio dell'argomento, che lui sembra comprendere.
"Va bene, questa è la parte più superficiale di me, sai dirmi solo questo?" Anche il suo tono non è da meno, che sembra quasi una sfida nei miei confronti.
Incastro i miei occhi nei suoi, con espressione seria e penetrante. Non ho intenzione di lasciar trasparire le mie emozioni.
"Beh, io, in questo momento, riesco a vedere un ragazzo imbarazzato, a disagio, che teme di dire la cosa sbagliata in ogni momento, quasi sensibile e non superficiale come al solito, quasi umano. E riesco anche a vedere che detesti questa tua parte, poiché, alle altre persone, ti mostri sempre deciso e pieno di te. Vuoi farti vedere forte agli occhi altrui perché non vuoi che nessuno veda il tuo lato insicuro. Ma sono anche convinta che a te non piaccia realmente nascondere le tue vere emozioni, ma hai paura che, rivelandole, perderesti chi hai accanto. Hai uno sguardo che lascia trapelare qualunque cosa ti passa per la testa, e il tuo corpo lo segue, ma a quanto pare nessuno riesce a leggerlo sul serio."
Non distacco nemmeno per un secondo il mio sguardo dal suo, parlo velocemente ma scandisco bene le parole, abbassando, man mano, l'intensità della mia voce fino a farla diventare un sussurro roco e profondo, quasi provocante.
"Ti guardi intorno insistentemente, non riesci a tenere la visuale fissa su di me, esiti molto prima di parlare e il tremolio costante che hai alla mano non è di certo causato dal freddo, quindi non c'è altra spiegazione se non quella che tu sia nervoso della situazione." Solo ora che l'ho detto ad alta voce mi sembra di dare a me stessa una spiegazione logica del suo strano comportamento.
Ha uno sguardo misto tra incredulità, preoccupazione e agitazione; vedo distruggersi in un attimo tutta la sicurezza che aveva, come un muro che crolla dopo un terremoto.
Abbassa lo sguardo sulle sue scarpe e sospira rumorosamente, probabilmente cercando le parole giuste da dire.
Noto che il sorriso affettuoso di poco fa, ora è completamente scomparso dal suo volto, e ha lasciato spazio alla stessa espressione nervosa di prima.
"Scusa, non era mia intenzione ferirti, è solamente ciò che riesco a interpretare di te" aggiungo in fretta, tentando di farlo rilassare almeno un po'.
"Tranquilla..."
Cala un silenzio angosciante tra me e Ryan; mi sento terribilmente in colpa per aver rovinato l'atmosfera che si era creata. O probabilmente sono semplicemente io a pensarla così, ma ora non so proprio cosa dire per smorzare la tensione e l'imbarazzo che sta divorando entrambi.
Fortunatamente è lui a ricominciare la conversazione.
"Allora... posso farti un'altra domanda?" si decide a riportare il suo sguardo nel mio; nonostante io sia titubante, la curiosità prende la meglio e gli faccio cenno con la testa di continuare.
"Beh, perché passi tutto il tempo da sola?"
"Perché pensi questo?"
"Ti osservo spesso e non ti ho mai visto parlare con qualche amico." Sembra accorgersi solo dopo della frase che ha detto.
"Mi spii per caso?"
"No, beh, cioè, mi capita solo di guardarti ogni tanto." Si corregge in fretta. E' quasi tenero vedere come si impegna per non mostrarsi imbarazzato da ciò che ha accidentalmente rivelato.
"Non mi trovo bene con le persone. Trovo più rassicurante stare sola con i miei pensieri, piuttosto che con gente frivola e superficiale, che si lascia sopraffare dalle emozioni. Poi hai visto come ti ho appena trattato..? Non sono nemmeno brava a relazionarmi con gli altri."
"Eppure sei lo stesso qui con me."
"E' stata tua la scelta di sederti e parlarmi."
"Ma tu non me lo hai impedito o comunque non te ne sei andata."
"Questione di educazione e poi chi te lo fa pensare che non abbia intenzione di farlo?"
"Fallo."
Mi alza in tutta risposta alla sua affermazione, venendo immediatamente fermata dalla sua mano che stringe saldamente il mio polso per impedirmi di andarmene.
"Okay, ho capito il concetto. Però rimani."
"E' stranamente piacevole la tua compagnia. Contento?"
"Mi fa piacere." Nasconde un sorriso soddisfatto girando la testa di lato.Al suono della campanella, saluto Ryan con cenno della testa e mi dirigo verso l'uscita posteriore dell'edificio, che si trova esattamente dietro le scale, ma prima che io possa aprire la porta, il ragazzo seduto poco fa accanto a me, mi induce a bloccarmi, chiamandomi per nome.
"Aspetta, ma l'aula di letteratura inglese non è da quella parte."
"Infatti non è lì che mi sto dirigendo."
"Ma hai detto di avere inglese durante quest'ora di lez-"
"Si l'ho fatto, ma non ho detto che vi avrei partecipato" non lo lasciai concludere la frase.
"Quindi ora stai andando biblioteca?"
"E tu come lo sai?"
"Ti vedo quasi sempre lì seduta a leggere, quindi ho dedotto fosse il tuo posto preferito e che quindi tu ora ci stessi andando." Risponde con fare ovvio.
"Deduci bene, ma mi viene spontaneo rifarti la domanda: 'mi spii per caso'? Mi lascio scappare una risata, più per l'incredulità che per altro.
"Osservo."
Sorrido e scuoto la testa per quella affermazione continuando, poi, il mio tragitto verso la biblioteca, senza aggiungere altro."White! Mi stai ascoltando?" una voce ferma e profonda invade improvvisamente i miei pensieri, riportandomi alla realtà e facendomi accorgere dei continui richiami da parte del professore. Mi sono distratta per l'ennesima volta, con lo sguardo perso nel vuoto e la mente ancora troppo concentrata sui pensieri, per dedicarsi alla lezione; e lui se ne era accorto.
Avevo deciso di partecipare alla mia amata lezione di psicologia per non rimanere indietro con il programma, ma a quanto pare non è stata una buona idea.
Sposto i miei occhi sulla figura accanto alla cattedra.
"Non so dove hai la testa quest'oggi, ma faresti bene a riportarla qui immediatamente. Sei l'unica da cui non mi aspettavo tale comport-" Fortunatamente, il discorso viene interrotto dall'entrata in aula della segretaria, risparmiandomi, così, la mia prima ramanzina, che sarebbe stata anche falsa.
So bene che il professor Phil non mi avrebbe sgridata per davvero, bensì avrebbe inscenato un rimprovero con tanto di sguardo deluso e, solo al termine della lezione, mi avrebbe chiesto cos'è che mi turba veramente; è da lui che ho imparato a leggere lo stato d'animo delle persone solo osservando, ed è anche l'unica persona con cui fatico a nascondere il mio.
"Buongiorno Carol, cosa le serve?" Carol è una donna sulla trentina, dalla carnagione olivastra e i capelli castano chiaro, sempre con un sorriso smagliante stampato in volto.
"Il signor Monroe richiede Evelyn White nel suo ufficio" annuncia, cercando il mio sguardo tra i ragazzi presenti.
Mi alzo e seguo la donna fuori dall'aula e per il corridoio, fino allo studio del preside scolastico.
"Signorina White, prego, si accomodi pure." Mi porge un cenno con il mento verso le poltrone in pelle scura davanti alla sua scrivania.
"Grazie... Voleva vedermi?" vado diretta al dunque.
"Oh, si certo, avevo bisogno di parlarle."
"Si tratta dell'episodio svoltosi stamattina?"
"Beh, non era quello il motivo principale per cui l'ho voluta qui, ma ora che mi ci ha fatto pensare, le parlerò anche di questo." Fa una pausa, durante la quale sposta il suo sguardo fuori dalla finestra, con fare riflessivo, per qualche secondo, poi riporta l'attenzione su di me.
"Sono perfettamente a conoscenza del fatto che non sia stata lei ad avviare per prima la lite, ma che sono state le altre due ragazze ad infastidirla. E sebbene sia contrariato a ciò, il regolamento scolastico mi costringe a punirla per aver ricorso all'uso delle mani, cosa estremamente vietata nel mio istituto. Sono profondamente dispiaciuto, ma mi creda quando le dico che queste ore di punizione non inferiranno sul suo perfetto andamento scolastico. Stia pure tranquilla."
Il mio istinto mi induce a tirare un grande sospiro di sollievo per il comunicato, mentre la mia coscienza è tutto tranne che sollevata dalle sue parole ma, anzi, il discorso appena concluso, non ha suscitato in me alcuna reazione. Perchè sono tanto disinteressata a ciò che avrei potuto subire?
Non vedendo alcuna risposta verbale da parte mia, il preside decide di continuare.
"In ogni caso, l'ho fatta venire qui per comunicarle che è disponibile un posto nel dormitorio. Avrà un'appartamento singolo ed è libera di spostare i suoi effetti personali sin da oggi." Mi comunica la novità senza distogliere nemmeno per un attimo lo sguardo dal suo lavoro al computer.
"Sul serio? Così, dal nulla?"
"La ragazza che lo occupava precedentemente si è trasferita in un altro college, così mi è venuta in mente lei e delle sue richieste per un alloggio nell'istituto"
"La ringrazio infinitamente signore per entrambe le notizia, ne sono davvero contenta!"
"Fiero di esserle stato d'aiuto"
"Grazie ancora, arrivederci" Socchiudo la porta alle mie spalle con un sorriso a trentadue denti sul volto.
Quasi non ci speravo più, dopo un anno che attendevo impazientemente di poter avere una residenza qua a scuola. E finalmente l'avevo ottenuta.-
Buon Anno a tutti!❤
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Why Him?
Teen Fiction"Dimentica. Dimentica tutto c'ho che è successo. Devi andare avanti Evelyn, ricominciare da capo lasciando dietro il passato. E lo faremo insieme" sussura lasciandomi un altro bacio umido sul collo e provocando l'ennesimo brivido dovuto al suo conta...