Il peggio è passato

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" Caro diario,

ti chiederai chi è questo ragazzino che ti scrive,quindi mi presento:

mi chiamo Fabrizio, ho 9 anni e vivo a Roma con mia madre, si, siamo solo noi due. Prima vivevamo insieme a mio padre in una grande casa, ma ad un certo punto siamo dovuti andare via, mamma diceva che papà si stava facendo del male,e che non potevamo rimanere. Non ho mai saputo cosa fosse successo a mio padre,a scuola le maestre parlano spesso di me, dicono che sono figlio di un"drogato", non so cosa significhi, ma da come mi guardano capisco che non deve essere nulla di buono. La mia materia preferita è storia, perché penso che tutti possiamo imparare qualcosa dal nostro passato, lo dice sempre anche la maestra Eleonora, lei è la mia preferita, mi diverto sempre durante le sue lezioni. Spesso penso al mio papà, quando consegnano le pagelle vedo sempre tante coppie di genitori, la mamma invece è sola, e mi dispiace. Mi dicono sempre che ora sono io l'uomo di casa, anche se sono solo un bambino, farò di tutto per rendere felice la mia mamma, non voglio vederla piangere come quando stava con papà"



"Caro diario,

Mi chiamo Ermal, ho 8 anni e ti scrivo perché mi sento solo e ho bisogno di qualcuno con cui parlare. E' tanto tempo che non vedo mamma, papà dice che se n'è andata, che tornerà presto, ma io sono stanco di aspettare. Il mio più grande desiderio sarebbe avere un fratello più grande, con cui possa confidarmi e che possa difendermi. Si, difendermi, che possa proteggermi da quel mostro di mio padre, lui mi picchia sempre, a volte non ho neanche il tempo di capire perché. Posso raccontarlo solo a te, "se ne parli a qualcuno, per te finisce male" , così ha detto. Quando a scuola mi chiedono il perché di tutti quei segni che ho addosso dico sempre di essere caduto dalla bicicletta o che dei bulli inesistenti mi hanno picchiato. Le maestre continuano a fare domande, infatti sono costretto a cambiare scuola, è la terza che cambio in pochi mesi, domani sarà il mio primo giorno e sono molto preoccupato. A volte vorrei tanto scappare da qui, scappare da quel mostro e avere solo...un po' di affetto"


La voce della mamma interrompe i sogni del piccolo Fabrizio, sono le 7:30 e deve prepararsi per andare a scuola. Alzandosi incrocia lo sguardo amorevole della madre che, dopo il divorzio, cerca in tutti i modi di sbarcare il lunario da sola. La sua relazione venne ostacolata dai genitori, ma i continui rimproveri servirono soltanto a spingerla a sposare un uomo che presto le avrebbe causato continue sofferenze. Il giovane signor Mobrici era un uomo dalla mentalità radicata nelle tradizioni meridionali, alla ricerca di quell'agognato posto fisso che, si temeva, non saltasse mai fuori. Forse il continuo stress, forse le cattive compagnie, ma gli affanni di quel giovane vennero curati da una medicina di marca colombiana, e chissà quali altre sostanze. Da questo punto in poi la storia ci è ben nota, la separazione, la nuova casa e sempre più responsabilità ad accumularsi sulle sue gracili spalle. L'auto della donna accosta di fronte al grande cancello della scuola, dove alcuni bambini stanno giocando, Fabrizio si congeda dalla madre dopo averle dato un delicato bacio sulla guancia. La campanella distoglie tutti dai loro pensieri, decine di piccole gambe che scalpitano per arrivare in classe prima degli altri e quando tutti i pargoli si trovano ai propri posti una nuova presenza fa il suo ingresso.


"Buongiorno ragazzi, vogliamo presentarvi un vostro nuovo compagno, il suo nome è Ermal Meta"


La giovane signora dai capelli biondo cenere si girò verso quella bizzarra matassa di ricci, si abbassò in modo da essere più vicina al suo viso


"benvenuto Ermal, puoi andare a sederti ora, c'è un posto libero vicino a Fabrizio"


I nostri sogni su un aereo di cartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora