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Filippo era seduto sulla piccola sedia di legno di quel bar a Brescia,non se ne era mai andato da lì,aveva preso una camera di hotel vicino casa di Einar, perché in cuor suo ,c'era ancora quella piccola linea sottile di speranza che potesse riconciliarsi con il ragazzo dagli occhi blu.
Erano lei sei passate e il monzese credeva che forse Einar non volesse più parlare e quindi,forse,aveva deciso di non presentarsi.Ma proprio quando aveva perso tutte le speranze e stava per alzarsi e andarsene,colse in lontananza la figura del cubano e i suoi occhi si illuminarono improvvisamente.
Einar arrivò in silenzio davanti a Filippo e si sedette aspettando che il monzese pronunciasse parola.
"Credevo che non venissi."Proferì il più piccolo dopo aver interrotto alcuni secondi di silenzio imbarazzati.Ma vedendo che non ricevette risposta continuò.
"Sono le sei e venti."Sottolineò argutamente mostrando il suo Rolex.
"Eh allora?"Disse bruscamente Einar corrugando la fronte e spalancando gli occhi.
"L'appuntamento era alle sei,stavo per andarmene."Rispose Filippo iniziando a infastidirsi per l'atteggiamento brusco di Einar.
"Vengo quando voglio."Ringhiò il cubano abbassando lo sguardo.Si sentiva ferito e non riusciva a non essere arrabbiato con lui.
"Fai come vuoi,sei talmente irritante oggi."Disse vagamente il più piccolo girando il viso e chiamando il cameriere per farsi portare qualcosa da bere.
Il cameriere si precipitò al tavolo notando la tensione che c'era fra i due ragazzi e che persuadeva tutta l'aria.
"Allora cosa ordinate?"Chiese prendendo il suo taccuino e la sua penna nera.
"Per me un caffè macchiato,grazie."Rispose il cubano mettendosi una mano sotto al mento.
"Per me stesso."Copiò Filippo e il cameriere se ne andò a preparando le due bevande.
"Devi copiarmi anche il caffè adesso?"Disse Einar attaccandosi a cose inutili e futili e Filippo non me vedeva il senso.
"Mi sembri una donna con il ciclo,anzi peggio.Ma che ti succede?"Alzò la voce Filippo dicendo le ultime parole irritandosi.
"Non scherzare proprio adesso Filippo.Che mi succede?Che sto soffrendo per te ed è straziante stare qui a parlare."Rispose Einar mettendo due mani sul tavolo e avvicinando il viso a quello di Filippo.
"Credi che io non ci stia male?Sono venuto qui per spiegarti e invece devo essere trattato così.Credi davvero a Valentina e a Carmen?Non pensi che io sia rimasto deluso da te?" Proferì il monzese spalancando gli occhi.
Proprio quando Einar stava per contraddirlo,il cameriere portò i due caffè e li posò delicatamente sul tavolo facendo attenzione a non farli cadere.
Il cubano prese la tazza e la iniziò a girare stando attendo a non scottarsi.
"Allora sto aspettando una risposta."Continuò il monzese disturbando i movimenti di Einar che erano intendi a girare la tazzina bollente.
"Che ti devo dire.Spiegamelo.Poi vediamo chi ha ragione."Rispose portandosi la tazzina alla bocca e bevendosi tutto in un sorso.
"Devo chiederti,per prima cosa,perché hai creduto a Valentina?Lo sai che lei ti ha mentito sempre,vero?"Proferì Filippo bevendo anche lui il caffè tutto in un sorso.
"Filippo posso chiederti una cosa?Non parliamone qui voglio che stiamo solo io e te quindi per favore paghiamo e usciamo."Lo interruppe il cubano alzandosi,dirigendosi verso la cassa seguito da Filippo che lo guardò un po' incerto pensando che l'idea di parlare al bar era stata di Einar.
I due ragazzi pagarono i rispettivi caffè e uscirono senza dire parola.
Di fronte al bar c'era un piccolo parco,dove in autunno le foglie cadevano in quindi era ricoperto da un tappeto di foglie con diversi coloro come il  giallastro,il verde e il rossiccio.
Einar e Filippo si sedettero sul grosso tappeto di foglie  e iniziarono a parlare.
"Allora so che Valentina mi ha sempre mentito,ma lì era diverso.C'erano le prove ed ha anche chiamato Carmen.Non credo che Carmen menti."Enunció il più grande stendendosi sulle foglie e osservando il limpido cielo azzurro che da lì a poco sarebbe diventato scuro.
"Sei sicuro?Se vuoi la chiamo con una scusa.Non sa che io stia ancora qui."Disse Filippo digitando il numero della sua presunta ragazza come Einar immaginava.
Il cubano girò il suo corpo verso il monzese e lo guardò attento mentre metteva il vivavoce.
Dopo diversi squilli la ragazza rispose.
"Pronto?"
"Carmen sono Filippo."
"Che vuoi?"
"Volevo dirti che mi manchi."Mentí il ragazzo per reggere il gioco.
"Ora ti manco?Filippo sei stato tu a lasciarmi quindi per favore non chiamarmi più."Disse la ragazza per poi riattaccare.
Einar osservò incredulo Filippo e gli sorrise,maledicendosi al solo pensiero di aver ferito il monzese e di aver creduto a quella farsa che aveva inventato Valentina.
Si sentiva deluso da se stesso e quella telefonata gli aveva aperto gli occhi.I suoi sentimenti per il monzese si erano rafforzati ancora di più.
"Ora mi credi?"Disse il monzese girando il suo viso verso quello del cubano.
"Ah boh,non lo so."Disse scherzosamente il cubano mostrando uno sei suoi sorrisi più belli.
"Come non lo sai?Vedi che io ti distruggo con la mia mossa speciale eh."Rise Filippo,sentendosi un bambino di cinque anni.
"Ah e quale sarebbe la tua mossa speciale?"Rise Einar avvicinandosi.
"Questa."Rispose il monzese e allungò le sue mani sui fianchi di Einar e incominciò a fargli il solletico.
"D-dai smettila!"Rise il ragazzo genuinamente e rotolandosi sull'erba.
"Einar come si sta bene qui con te."Disse sinceramente Filippo posando le mani sulle foglie e guardando il viso trasparente del ragazzo di fronte a lui.
"Sei tu che rendi tutto meraviglioso."Rispose il cubano alzandosi e sedendosi sulle foglie,osservando il cielo.
I due ragazzi rimasero immobilizzati vedendo il cielo diventare di un bel rosso caldo, creando un'atmosfera rassicurante, facendogli dimenticare ogni problema perché l'unica cosa che in quel momento volevano fare era stare a guardare il fantastico spettacolo del tramonto. Le nuvole si perdevano all'orizzonte e con gli ultimi raggi del sole ancora presenti, si potevano già ammirare piccoli puntini luminosi nel cielo.Ed ecco che nella parte opposta comparse  la luna.Gli ultimi raggi del sole illuminarono i loro volti per poi scomparire nel nulla e tutto intorno a loro sembrava magico e scuro.
Einar guardò Filippo e gli prese la mano.
"Te lo dedico tutto piccoletto."Preferí osservando il grande sorriso di Filippo a quella frase che risuonava nella sua testa come un suono sensibile e dolce.
Filippo appoggiò la testa sulla spalla di Einar il quale gli accarezzava la cute,ed entrambi osservarono il tramonto.
"Ti amo."Rispose il monzese mentre una lacrima solitaria solcò il suo volto.
Aveva avuto tanta paura di perdere Einar.
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Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Grazie mille per tutte le visualizzazioni e i cori.Siete fantastici.🌹
Volevo solo avvisarvi che domani partirò per le vacanze e non so se riuscirò ad aggiornare sempre.

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