Capitolo 1

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Fin da quando ero piccola,avevo sempre avuto una gran riluttanza verso le sagioni.L'estate troppo calda e afosa,l'autunno aveva colori troppo spenti ,la primavera era sinonimo di allergia.Tutte tranne una,l'inverno,il periodo in cui viene celebrata la mia festività preferita.Mi piace girare per le strade innevate di New York,dove le allegre voci dei passanti e dei bambini riempirono l'area,e l'atmosfera natalizia è percettibile nell'area.Amo andare a Rockfeller center,ed amo il grande albero illuminato ed imbadito per le feste,così alto che sembra toccare il cielo.La cosa più bella sono le letterine incastrate tra i rami,lettere scritte da bambini che anche quest'anno aspettano con impazienza i doni di Babbo Natale.Ed è li,davanti a tanta innocenza che non posso resistere,e con tanta tenerezza in corpo,presi una letterina ben incastrata tra quei rami,del colosso al centro della piazza.''Vorrei che babbo natale mi portasse una sorellina''La scrittura infantile occupava quasi tutto il  foglio e sorrisi riponendola al suo posto,ed estrassi dal mio zaino il mio manoscritto su cui ormai da mesi lavoravo e che a causa di un bruttissimo blocco dello scrittore avevo reposto in un remoto angolo della mia scrivania,e che nemmeno sotto incitamenti da parte della mia migliore amica ero riuscita a portare a termine.Ma il periodo natalizio eveva dato spazio alla mia creatività.Rileggevo quelle righe nonostante gli schiamazzi e le urla gioiose dei bambini,dei genitori che richiamavano i loro pargoletti,o semplicemente delle risate gioiose,tutto ciò mi lasciava entrare in un vortice di cocentrazione indistruttibile,ma che presto venne interrotto  dalla vibrazione insistente del mio cellulare.

''Alla buon ora,che fine avevi fatto?''La voce di Manu risuonava nella mia testa distraendomi dalle mille idee che mi frullavano nella mente.

''Ciao anche a te tesoro come va?Le lezioni sono terminate e prima di tornare a casa sono passata in piazza'' risposi riponendo il manoscritto,ormai affranta ed esausta.

''Cerca di torare a casa,ho fame e non intendo aspettare te per poter mangiare la pizza''disse chiudendomi in faccia il telefono.Sorrisi divertita,la mia migliore amica è un mix di energie,instancabile sempre pronta ad ascoltarti e con un cuore grande.Scossi la testa, e con le forze che mi rimanevano dopo quella faticosa giornata mi alzai pronta a tornare a casa,ma mentre camminavo venni buttata per terra,bagnandomi tutta a causa della gelida neve di dicembre.

''Sono così sbadato,non mi sono accorto di te,ti prego perdonami''Alzai lo sguardo osservando la mano tesa davanti ai miei occhi e che senza pensarci due volte afferrai con forza.Rimasi pietrificata,senza parole,in imbarazzo davanti alla figura preoccupata che mi sostava davanti.Un adone dalla pelle ambrata,i capelli mossi e ribelli e le mani più belle che io abbia mai visto in ventitre anni di vita.''No tranquillo,sto bene grazie''balbettai con le guance rosse come il fuoco,totalmente in imbarazzo davanti a lui,cercando di ricompormi veloce e di sfuggire dal suo sguardo magnetico,ma lui,scaltro come una faina mi si piazzò davanti scrutandomi con lo sguardo.Era dannatamente bello,altissimo rispetto ai mie 1.55 cm,a giudicarlo così sembrava proprio essere 1.83 cm,un colosso,il più bello che io abbia mai visto.''Sto bene giuro''insistetti io imbarazzata da morire''ma la prossima volta stai attento''sorrisi scappando prima che lui potesse ribattere.E li realizzai che quel ragazzo mi avrebbe tormentato la mente per troppo tempo.

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