È l'amore quello che ci salva

904 56 16
                                    


Quel giorno, Roma era avvolta da un caldo soffocante.

Ormai era agosto e l'afa e l'umidità non lasciavano respiro.

Fabrizio si calcò sulla testa il cappello e si aggiustò gli occhiali da sole sul naso, mentre abbassava lo sguardo e camminava spedito verso l'interno della stazione Termini.

Non sapeva perché non voleva che la gente lo riconoscesse. In fondo, non stava facendo nulla di male. Stava solo andando alla stazione ad aspettare un amico.

Ma andiamo, chi voleva prendere in giro? In fondo, lo sapeva bene che Ermal non era mai stato solo un amico per lui.

Sbuffò mentre sollevava lo sguardo sul tabellone degli arrivi. Il treno di Ermal era in ritardo di trenta minuti.

Uscì nuovamente dalla stazione e si accese una sigaretta, più per ingannare l'attesa che perché ne avesse realmente bisogno.

Quando qualche giorno prima Ermal l'aveva chiamato e gli aveva chiesto di vedersi, Fabrizio aveva fatto i salti di gioia. Quasi letteralmente.

L'estate li stava tenendo lontani a causa dei rispettivi tour in giro per l'Italia ed erano rimasti in contatto mandandosi qualche messaggio ogni tanto, ma niente di più.

Si erano ripromessi che, alla fine di quel lungo periodo pieno di impegni, si sarebbero visti e magari avrebbero scritto qualcosa insieme, ma era stata una di quelle cose che si dicono ma poi non si fanno mai. O almeno, così pensava Fabrizio.

Invece, Ermal aveva preso la cosa sul serio e l'aveva chiamato qualche giorno prima. All'inizio era sembrata una delle solite telefonate. Ermal gli aveva chiesto come stava, come stava andando il tour, come stavano i bambini... Poi, con un po' di imbarazzo nella voce, aveva chiesto: "Senti, ma ti va se ci vediamo? Posso venire a trovarti la prossima settimana, se vuoi."

E Fabrizio ci aveva impiegato meno di un secondo a rispondergli che sì, voleva vederlo e non vedeva l'ora di fargli vedere la nuova casa in cui si era appena trasferito.

Non era stato semplice cambiare casa. In quella vecchia c'erano così tanti ricordi e Fabrizio sapeva che non sarebbe stato facile lasciarseli alle spalle.

In quella casa c'erano le favole della buonanotte raccontate ad Anita e le partite alla playstation con Libero, le giornate con gli amici, le cene con suo fratello e sua sorella.

Ma soprattutto quella era la casa in cui si era innamorato di Ermal, la casa in cui avevano scritto Non mi avete fatto niente nella cameretta di sua figlia.

Quella era stata la prima volta che Ermal era stato a casa sua.

Fabrizio ricordava ogni cosa di quel giorno. L'agitazione e l'imbarazzo iniziali, tipici di due persone che non si conoscono bene, e poi l'intimità e la familiarità inaspettate che si erano ritrovati a condividere scrivendo quella canzone.

Dopo aver passato tutto il pomeriggio a scrivere, si erano spostati in giardino per bere una birra. Ermal aveva confessato di essere sempre stato un fan di Fabrizio e il romano aveva abbassato lo sguardo imbarazzato ma compiaciuto.

Erano passati un paio di mesi prima che Ermal tornasse tra quelle mura.

Fabrizio aveva deciso di invitarlo a cena senza un motivo particolare, solo perché voleva vederlo. Ricordava ancora lo stupore sul viso di Ermal quando l'aveva interrotto mentre parlava di Sanremo e della loro canzone.

"Non è per questo che mi hai chiamato?" aveva chiesto Ermal perplesso.

Fabrizio aveva sorriso. "Che c'è? Non posso invitare n'amico a cena? Non voglio parla' de lavoro stasera, voglio solo sta' un po' con l'amico mio."

È l'amore quello che ci salvaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora