Capitolo 1.

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Uno.

Karina, 2018

Il vento entra nel bar ognivolta che la vecchia porta di legno viene aperta. Il tempo èinsolitamente freddo per Settembre e sono abbastanza sicura che siauna sorta di punizione da parte dell'universo per aver accettato di incontrarmi conlui, oggi fra tutti i giorni possibili? A cosa stavo pensando?

Ho appena avuto il tempo dimettermi il trucco sotto le occhiaie e questo vestito che stoindossando- quand'è l'ultima volta che ha visto la lavatrice?- dinuovo, a cosa stavo pensando? La testa mi duole e non sonosicura di avere un'aspirina nella mia borsa. Sto pensando che èstato intelligente da parte mia sedermi al tavolo vicino alla porta,così posso andarmene velocemente se volessi.Questo posto nel centro diEdgewood è normale e non molto romantico. Un'altra buona scelta.

Sono stata qui solo pochevolte, ma è il mio bar preferito ad Atlanta. Lo spazio per sedersi èpiuttosto limitato- solo dieci tavoli- credo che il bar vogliaincoraggiare la gente a non rimanere troppo seduta.Ci sono anche alcunecaratteristiche degne di Instagram, come i muri o le mattonellebianche e nere dietro al bancone, nonosotante ciò il posto èabbastanza serio. Dappertutto vi è un aspro e concreto grigio. Rumorosi frullatori mixanocavoli con qualsiasi altro frutto che va di moda al momento. C'è solo una portacigolante per entrare e per uscire. Guardo il mio telefono e uniscole mani sul mio vestito nero.

Mi abbraccerà? Mi stringeràla mano? Non posso immaginare un gesto così formale da parte sua.Non da lui. Diamine. Lui non è ancora qui.

Per la quarta volta oggisento il panico crescere dentro di me immaginandomi il nostroincontro, lo vedrò nello stesso modo in cui l'ho visto la primavolta che ho posato gli occhi su di lui?Non ho la minima idea diquale versione di lui avrò. Non lo vedo dallo scorso inverno e nonho idea di chi lui sia davvero, ma l'ho mai conosciuto davvero? 

Forse, ho conosciuto unaparte di lui- una luminosa e vuota parte dell'uomo che stoaspettando.

Dovrei evitarlo per il restodella mia vita, ma il pensiero di non vederlo più è peggiore distare seduta in questo bar ad aspettarlo. Almeno con me stessa, possoammettere ciò. Sono in questo bar a scaldarmi le mani con la tazzadi caffè aspettando che lui appaia, che entri da quella porta mentregiuro a lui, a me stessa, a chiunque mi abbia ascoltato negli ultimimesi, che non avrei mai..

Non si presenta nei cinqueminuti seguenti, ma se è come l'uomo che ricordo, arriverà inritardo con il suo solito cipiglio sul viso.

Quando la porta si apre,entra una donna dai capelli biondi legati in una coda alta e tiene iltelefono appoggiato alla sua guancia rossa.

"Non me ne frega un cazzo,Howie. Finiscilo", scatta la donna e chiude la chiamata dopo averdetto altre parole volgari.

Odio Atlanta. Le persone quisono tutte come lei, irascibili e sempre di corsa. Forse non è statosempre così o forse si. Ma io non ero così.

Le cose cambiano. Amavoquesta città, specialmente il centro. I posti in cui mangiare sonola fine del mondo e per una persona che ama il cibo e viene da unapiccola città è stata per me una ragione sufficiente pertrasferirmi qui. Cè sempre qualcosa da fare ad Atlanta.

L'attrazione maggiore- perme- al tempo, è stata che non mi veniva costantemente ricordata lavita militare. Nessuna mimetizzazione dovunque andassi e dovunqueguardassi. Nessuna uniforme indossata da uomini e donne che si mettevano incoda per andare al cinema, dal benzinaio o da Dunky Donuts*.

Le persone parlanopronunciando parole vere, non solamente acronimi e anche acconciaturenon- militari da ammirare.

Amavo Atlanta, ma lui hacambiato tutto ciò.

Noi abbiamo cambiato ciò.

Noi

Questoè la cosa più vicina che sono riuscita a fare per ammettere diavere colpa su ciò che è realmente successo.



*Dunky Donuts è un negozio che vende ciambelle, non si può tradurre. 

The Brightest Stars [Traduzione Italiana]Where stories live. Discover now