Ada Wong a Raccoon City.

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L'oscurità è un posto tanto affascinante quanto pericoloso, tutti ne conosceranno i luoghi prima o poi, ma se l'oscurità fosse con noi tutti i giorni come sarebbe il mondo?

11 settembre 1996

È un giorno come tanti: devo lavarmi, vestirmi e andare a scuola, la mia vita sembra sempre più monotona, mi chiamo Ada Wong e ho appena compiuto diciotto anni, i miei genitori non mi volevano, non sono meravigliata da ciò, si sono separati poco dopo la mia nascita e sono andata a vivere con mio padre dato che aveva mostrato un minimo interesse verso di me, circa due anni fa mia madre voleva riallacciare i rapporti ma l'ho respinta.

Frequento un collage nel Midwest statunitense a Raccoon City, è molto vicino a casa mia, circa dieci minuti a piedi. Il mio gruppo di amici è composto da Jill (la mia migliore amica da ormai anni), Claire, Chris e Leon, non di certo il più simpatico...o meglio, lui pensa di esserlo, usciamo insieme da poco ma siamo già tutti molto legati.

Sono stata cresciuta da mio padre (come ho già detto), lui è un tipo molto avventuroso, ama l'azione, ama la caccia, quando avevo solo sette anni mi portò a sparare, ovviamente parlo di quelle sagome di cartone, non ho mai smesso, serve per autodifesa in caso di pericolo dice, dice anche che un giorno tutto ciò mi tornerà utile.

Sono in ritardo come al solito, vado in bagno per lavarmi e vestirmi, poi scendo di sotto e trovo mio padre con la solita tazza di caffè mentre legge il quotidiano seduto al tavolo.

«Buongiorno tesoro» dice sorridendo.

«Buongiorno papi» sorrido anche io.

«Vieni a salutarmi prima di andare» distoglie lo sguardo dal quotidiano.

Vado verso di lui salutandolo con un bacio sulla sua guancia piena di barba nera, per poi andare verso la porta. Durante il percorso verso scuola noto la mia vicina di casa nel suo giardino, su una sedia a dondolo e un fucile in mano, quella è completamente fuori. Da quando è morto suo marito è sempre così strana, mi fa quasi paura, urla sempre di notte, talmente forte che si sente anche a casa mia, si gira per guardarmi e rivolgo la mia attenzione su altro, quasi per convincermi che lei non mi stesse guardando e aumentando il passo. Appena giro l'angolo chiamo mio padre, ho appena visto una donna armata senza motivo fuori da casa nostra, okay, era il suo giardino ma abita praticamente affianco a noi.

«Ehy papà, quella pazza della nostra vicina è fuori con un fucile, è più cretina del solito?»

«Cosa? Dici sul serio?» risponde.

«Ovvio che dico sul serio».

«Chiamerò la polizia, qualcuno deve pur fare dei controlli quando non sono in servizio»

«Bene, a dopo» rispondo chiudendo la chiamata.

Mio padre è poliziotto, ma oggi è il suo giorno di riposo, non è la prima volta che qualcuno si aggira armato da queste parti, è una città di vecchi, gran parte pazzi, pochissimi adolescenti, per non parlare dei bambini saranno una decina, qui nessuno vuole più fare figli.

Proseguo verso scuola, dove incontro Jill all'entrata.

«Jill da quanto tempo» la abbraccio.

«Sono solo due settimane» dice ricambiando.

«Come stai?» le chiedo

«Bene, tranne per alcune cosucce di cui poi ti parlerò».

«No dai, dimmi» insisto.

«Beh ho conosciuto un ragazzo» sorride malinconica.

«E...? Continua perché sorridi?»

«È molto bello, simpatico e carino nei miei confronti, ma è fidanzato»

«Ma lui è interessato a te?» le chiedo.

«Non penso, ma io lo amo»

Capita ogni volta che lei va in vacanza, Jill è una persona molto dolce, si affeziona facilmente ed è soprattutto per gli amori estivi, platonici e praticamente impossibili.

«Com'è che ti piacciono sempre quelli fidanzati?»

«Mi conosci così bene? Non essere cattiva non è vero» risponde.

«Andiamo, faremo tardi a lezione» le dico.

Jill è alta poco meno di me, ha i capelli castani e gli occhi verde cervone, la pelle sempre abbronzata, è di ottima compagnia e come ho già detto si "innamora" praticamente di tutti.

«Buongiorno ragazzi e ragazze, dopo un po' di vacanze eccoci di nuovo qui, siete pregati di recarvi nelle vostre solite aule dove si terranno regolarmente le lezioni, il nuovo orario sarà stabilito prossimamente, grazie e buon proseguimento» è la voce assordante della preside che rimbomba nell'istituto tramite un microfono.

Ci rechiamo così nell'aula di scienze.

«Jill, hai sentito Leon?» le sussurro.

«No» ride.

«Cosa cavolo ridi idiota?» sempre a bassa voce.

«Perché ti interessa?» mi guarda sorridendo.

«Jill non penserai mica...ma smettila lo sai che non me ne frega di lui, non in quel senso» le rispondo.

«Signorina Wong, cos'ha da dire alla signorina Valentine?» chiede retoricamente la professoressa.

«Nulla prof, mi scusi» le dico educatamente.

«Meglio così Ada» risponde.

Jill è convinta che io sia cotta di Leon ma non è affatto vero, non sono una persona amorevole come lei, deve sempre essere legata a qualcuno, io sono piuttosto solitaria, non cerco il principe azzurro, ma un amore solido e sincero e non è di certo Leon quello che cerco, anzi nemmeno cerco ad essere sincera, per ora sto bene così.

Finite le lezioni torno a casa.

Pranzo, mio padre ha riscaldato uno dei soliti cibi già pronti.

Salgo in camera mia e ascolto un po' di musica mentre vedo distrattamente la mia serie tv preferita. È splatter, parla di ricercatori che per fare i loro studi usano cavie umane, le squartano a loro insaputa, osservano i loro cervelli, i loro organi, cercando una sorta di elisir di lunga vita, una specie di pozione dell'immortalità, la trovo una cosa inquietante ma mi piace, è ben fatta, gli attori sono bravi e come al solito ci sono storie d'amore e colpi di scena.

Ricevo una chiamata: è Chris.

«Ciao Ada, ti va di entrare a scuola domani sera?» chiede.

«Che cosa intendi? Ma che cosa stai dicendo?».

«Beh intendo entrarci abusivamente, occupiamo» dice.

«No no no, tu sei pazzo? Di chi è stata l'idea? Di Leon?» chiedo stranita.

«No è stata mia e Leon è d'accordo, ho parlato con Jill e Claire e anche loro lo sono, ci sei anche tu?»

«E va bene, ci sono» dico.

«Perfetto, dicono che di notte la nostra scuola fa cagare sotto dalla paura, dicono è infestata e si sentono urla e pianti» mi informa.

«Ah sì? Dove hai letto queste stronzate? In un libro di piccoli brividi?» chiedo.

«Girano voci...» dice per poi ridere.

«Quindi è per questo che volete entrarci? Di occupare non ve ne fotte?»

«Ovvio che si» ride.

«Smettila di ridere insistentemente mi fai venire il nervoso, ho capito, ci vediamo domani a scuola e ne riparliamo, ciao» .

«Ciao Ada Wong» chiude la chiamata.

Cosa cavolo c'è da ridere, hanno deciso di occupare per vedere se ci sono seriamente degli spiriti a scuola e mi hanno coinvolta in tutto ciò. Sono stronzate, nulla di tutto ciò è vero.

Prima di Resident Evil.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora