CAPITOLO 1

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Era più o meno sera quando arrivai a casa da scuola. Non ricordo esattamente per quale motivo feci cosi tardi, ma sicuramente era importante, tanto da accettare il fatto che mia madre mi gridasse contro.
Era da un po' di tempo che non mi importava più nulla di nessuno, certo,non dico che in quel periodo fossi diventata apatica, però c'ero quasi.
A scuola, in un modo o nell'altro riuscivo a cavarmela abbastanza bene, avevo la media del 7,5. i professori mi amavano, a dire il vero.
Ovviamente non ero il tipo di ragazza che si metteva giù tutto il pomeriggio a studiare come una forsennata per la verifica del giorno dopo. Mi bastava stare attenta durante le lezioni per capire l'argomento, anche se non stavo sempre attenta. Nonostante i professori avessero un debole per me, non mancavano a rimproverarmi per le mie infinite chiacchiere e risate con le mie compagne di banco. Per non parlare poi, di tutte le volte che mi squillava il telefono durante lelezioni, o addirittura durante le verifiche.
Nonostante ciò, mi piaceva davvero tanto andare a scuola: gli amici, le merendine delle macchinette che mi facevano sempre sentire così obesa.
Onestamente? Non mi importava più di tanto perché in quel periodo ero convintissima che il lunedì successivo avrei iniziato la dieta, sta di fatto che però questa convinzione andò avanti per circa 2 anni, o giù di lì.
Quella sera, quindi, feci tardi perché mi fermai a parlare con un ragazzo che non conoscevo. Dopo scuola ero andata al doposcuola perché i miei genitori erano convinti del fatto che andandoci, sarei riuscita a migliorare il mio andamento scolastico. Un po' mi dispiaceva perché loro erano così fieri di me, e io in quel periodo non facevo altro che deluderli, anche se poi loro neanche se ne accorgevano. Il bello è che non riuscivo a smettere, era come se una parte di me mi costringesse a fare quello che non volevo fare.
Molti mi dicevano che era semplicemente l'adolescenza, io non ci credevo tanto. Com'è possibile che solo un periodo della tua vita possa trasformarti in un'altra persona? La cosa un po' mi spaventava, avevo il terrore che le cose, in un modo o nell'altro mi potessero sfuggire di mano.
Quel ragazzo si chiama Andrea, conosceva mia cugina. Sostenette anche di conoscermi, solo che io non avevo la più pallida idea di chi fosse.
A primo impatto non mi stava neanche tanto simpatico, perché a parermio si atteggiava un po' troppo, quando la realtà era che quello era solo il suo modo di fare. Credo che parlammo di tutto: della scuola,di noi, dei nostri amici, dei nostri sogni, di quello che sognavamo per il nostro futuro e di quello che avevamo in mente. Poi scoprimmo tante cose, tipo che...

La storia di due adolescentiWhere stories live. Discover now