Doveva essere una normale giornata di Marzo.
Il sole doveva splendere in cielo, illuminando le praterie di quel pianeta ai personaggi della storia ancora sconosciuto.
La squadra avrebbe dovuto allenarsi ancora una volta a formare Voltron, in modo da riuscire a sconfiggere il prima possibile l'esercito di Zarkon.
Scoppiò l'ennesimo tuono che fece trasalire i due Paladini.
Keith maledì in qualunque lingua conoscesse la tecnologia del castello-nave, chiedendosi come finì per ritrovarsi bloccato nella sua stanza con lui.
Oh, giusto, lui.
Si chiamava Lance Mcclain ed era il possessore del Leone Blu; un ragazzo simpatico a tutti, gentile, carismatico e dalla battuta pronta per ogni occasione. Nonostante i vari 'due di picche', Lance era davvero bello con quella sua pelle olivastra e quei due occhioni scuri.
Tuttavia, Keith lo trovava decisamente vanitoso, sbruffone e troppo chiacchierone. Era quasi impossibile farlo tacere. A tal proposito, il castano aprì bocca per parlare, ritrovandosi poco dopo un cuscino dritto in faccia.
Un'altro tuono squarciò l'aria, il corvino si affrettò a chiudere le tendine delle finestre tornando poi a sedersi sul letto. Sbuffò, scrutando il buio della sua stanza.
A dirla tutta avrebbe preferito la compagnia di Shiro, Pidge, Hunk o addirittura dei topini piuttosto che quella di Lance.
-KEITH! Perché cavolo mi hai lanciato un cuscino?!- sbottò, tirandoglielo contro. Il corvino lo afferrò, sistemandolo al suo posto.
Non rispose, sapeva che altrimenti avrebbe instaurato una conversazione e lui non voleva farlo neanche morto.
Forse vi starete chiedendo come mai due Paladini della giustizia stessero rinchiusi in una stanza da soli, al buio.
Beh, lasciatemi spiegare.
Keith si trovava nell'attuale stanza, esercitandosi con il suo pugnale, quando Lance entrò con un libro in mano.
Il castano voleva a tutti i costi fargli vedere delle fotografie e magari se fossero state fantastiche o perlomeno decenti le avrebbe anche degnate di uno sguardo.
Ma erano foto di rocce.
ROCCE.
Lance se ne era uscito con "non sono bellissime? Le mie bambine..." quando pochi secondi dopo Madre Natura decise di far scoppiare il putiferio e, di conseguenza, far saltare la corrente in tutto il castello-nave.
Che poi, diamine, gli Alteani non erano abbastanza intelligenti per mettere delle porte non-tecnologiche? Sapete, di quelle che si trovano nelle case terrestri?
Dipoi Lance si alzò sbuffando, iniziando a tastare ogni centimetro di parete, blaterando di voler trovare un'uscita il prima possibile.
Nel frattempo nella mente del corvino partirono a raffica ricordi della Spada di Malmora, di come ne volle far parte per conoscere se stesso e, di conseguenza, abbandonare il team. Voltron non aveva bisogno di lui, Allura se la cavava molto meglio e dopo il ritorno di Shiro non ci aveva pensato due volte a seguire le orme del suo popolo. Ovviamente, però, dopo qualche tempo, Keith fece ritorno dai Paladini. Essi lo accolsero con gioia e subito venne preparato un banchetto di 'ben ritornato', l'unico però a non aver aderito all'abbraccio di gruppo fu proprio Lance.
Perché?
Perché Lance ci era rimasto dannatamente male per l'abbandono del compagno e questo Keith non poteva saperlo.
Non riusciva a perdonarlo, non dopo avergli voltato le spalle. Effettivamente, starete pensando, non l'ha fatto, ma il castano in qualche modo si sentiva tradito.
Poco a poco, però, l' odio diede spazio a qualcosa di molto più forte e della quale Lance aveva una paura pazzesca. Tuttavia, se nel castano non vi era più risentimento, nel corvino cresceva giorno dopo giorno un sano sentimento di rancore. Non si era mai chiesto, in realtà, perché di punto in bianco il castano non gli andava per niente giù, sapeva solo che non riusciva a condividere la stanza con lui senza sentirsi... strano.
Un botto lo riportò alla realtà, strappandolo dai suoi pensieri, e volse velocemente lo sguardo verso il compagno, impegnato a scavalcare il davanzale della finestra.
In pochissimi secondi, Keith gli afferrò la t-shirt strattonandolo indietro -MA SEI DIVENTATO PAZZO?!-
Lance lo ignorò, tenendosi saldo, sporgendo anche l'altra gamba -Forse.- biascicò deglutendo il groppo in gola -Forse...- bisbigliò, -Me ne sto andando.-
-Dalla finestra?-
-Dalla finestra.-
-Lance, siamo all'ultimo piano.-
Il castano lanciò un occhiata sotto di lui, trasalendo, ma non si scompose.
Ormai erano entrambi fradici a causa della pioggia incessante.
-LANCE!-
Una folata di vento fece cadere alcune carte sulla scrivania del corvino e Keith si chiese per la centesima volta in quella mezzora che diamine avesse fatto di male per meritarsi un mezzo deficiente suicida nella sua stanza.
Insomma! Era una brava persona, aiutava tutti, aveva perfino un leone da guerra tutto suo e proteggeva l'Universo con gli altri Paladini, perciò perché proprio a lui?
-Pensavo che fossimo amici.- disse, all'improvviso, prendendolo totalmente di sorpresa: -Pensavo che, una volta riusciti a riformare Voltron, avessimo instaurato una qualche strana sintonia. Ne ero convinto, Keith.- si voltò, guardandolo negli occhi, Keith non potette ignorare il brivido procurato, ma decise di dare la colpa al vento: -Evidentemente mi ero sbagliato, ma va bene, giusto? Infondo tutti sbagliano, tu, io, sbaglia perfino Shiro che è perfetto.- una leggera risatina fuoriuscì dalle sue labbra, poi tornò serio, guardando di sbieco i nuvoloni neri: -Non so cosa mi sia passato per la mente quando ho bussato alla tua porta, mostrandoti quell'album, non era neanche mio poi, volevo solo parlare con te.-
E lo disse, senza un briciolo di vergogna, ma con il cuore a battere forte nel petto.
Keith spalancò la bocca, tanto dallo stupore, e per un momento pensò quasi che potesse toccare terra.
Un momento, e un lampo dilaniò il cielo.
Le sagome dei due ragazzi furono illuminate di una leggera luce, che scomparve pochi secondi dopo.
Lance non smise di guardarlo, torturandosi le labbra, dandosi mentalmente del cretino per averglielo detto, in quella situazione poi...
Fortunatamente, la fortuna era dalla sua parte. Si udì un frastuono e subito dopo il castello tornò in funzione.
Il ragazzo approfittò del momento per scendere dal davanzale e attraversare ad ampie falcate la stanza, raggiungendo la porta.
-Lance io...-
-Lo so, lo so, non c'è bisogno di dirlo.- borbottò, voltandosi verso il compagno di avventure. Gli sorrise: -Buon allenamento.- poi chiuse la porta, correndo il più velocemente possibile via da quella stanza.
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Lance McClain. ::KLANCE::
Short StoryVi starete chiedendo per quale motivo io, Keith Kogane, stia per parlarvi di quel deficiente del mio compagno, giusto? Ma vi dico la verità: non lo sapevo nemmeno io fino a qualche mese fa, quando tutto cambiò. E così eccomi qui, a raccontarvi di co...