Capitolo Due

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Mi guardo intorno. È un posto pieno di uomini adulti che conversano tra loro, davanti ad un grosso numero di alcolici.

Ci sono quattro o cinque uomini ad ogni tavolo, chi completamente ubriaco e non riesce nemmeno a reggersi in piedi, chi urla per delle incomprensioni da parte degli altri, chi invece ha un'aria del tutto pacata, che presenzia solo per ammirare il didietro delle poche donne presenti.

Le voci e le risate che si sovrappongono, gli alcolici rovesciati a terra accompagnati dai residui dei bicchieri rotti...

Vabbè dai, ammetto che mi aspettavo sicuramente di peggio.

Una donna, che ho appena visto correre in tutte le direzioni possibili del locale con un vassoio tra le mani, mi si avvicina, notando il mio interesse nel guardare il locale da cima a fondo.

È sicuramente una cameriera.

"Mi scusi, cerca qualcosa?" Mi guarda, con un'aria interrogativa.

"Oh, salve." Le rivolgo il mio sguardo. "Mi servirebbe un'informazione."

"Mi dica."

"Volevo sapere se c'è un posto libero per.. beh, lavorare insomma." Scuoto la testa velocemente per aiutare il mio linguaggio.

Che c'è? L'ho detto che sono in ansia.

"Vuole essere una cameriera?" Mi chiede subito, fissandomi, e facendo uscire sul suo viso quella che sembra un'espressione beffarda.

"Si, sarei felice di sapere il motivo di questa espressione." Carruccio la fronte, attendendo una risposta valida.

"Io credo che lei sia una ragazzina che ha sicuramente finito il liceo da poco, e che vuole iniziare a lavorare in posti non adatti a lei." Afferma, posando il vassoio che aveva tra le mani, su uno dei tavoli.

Posti non adatti a me? Andiamo, mi prende in giro?

"E sentiamo, perché non sarebbe un posto adatto a me?" Incrocio le mie braccia, portandole all'altezza del petto.

"È un lavoro per donne adulte. Come ho già detto, si vede che sei una ragazzina che ha appena finito il liceo, non fa per te."

Mi sta dicendo che non sarei capace di lavorare qui solo perché sono una ragazza?

Vorrei tanto capire chi è lei per giudicare qualcuno, oltretutto senza conoscerlo. Ma lasciamo perdere.

"Io invece credo che questo argomento si debba affrontare con il proprietario di questo locale, e non con una cameriera." Dico, abbastanza seccata.

"D'accordo, io ti ho avvisata." Fa delle banali spallucce di indifferenza. "Il capo è nel suo ufficio, in fondo a destra."

"Grazie." Dico, per poi incamminarmi verso l'ufficio.

Bah.

Ecco, dovrebbe essere questo.

Bene, adesso ho di nuovo l'ansia. Posso solo sperare che questo capo sia una brava persona e abbastanza comprensiva.

E inoltre, posso avere la conferma di ciò, solo parlandoci.

Sto per bussare alla porta, ma sento una mano afferrarmi il braccio. Mi volto.

Ma per avere una conversazione con questo capo, bisogna fare domanda al Ministero?

"Dove credi di andare, ragazzina?" Mi guarda, una donna abbastanza infastidita.

In Love With My BossDove le storie prendono vita. Scoprilo ora