Il rumore delle onde, infrante sulla spiaggia: oramai sono l'unico evento piacevole della giornata, in grado di lenire i miei pensieri feriti.
(Non è proprio da te, B.B.; non vuoi proprio dirmi che cosa ti turba, amico?)
(No, Cy... non c'è ne è bisogno: tutto passa; quello che mi turba è destinato a spegnersi come è nato: stai tranquillo! In men che non si dica e tornerò il B.B. di sempre).
Ho mentito al mio migliore amico; mi sento un giuda.
La pacca che gli diedi sulla schiena, era troppo frivola e priva di forza per convincerlo, ma il mio stato d'animo influiva anche sul mio fisico: erano sei mesi che mi sentivo così.
Tutto è iniziato con il mio ritrovamento di Terra... la mia Terra pensavo... eh! Ci potrebbe stare una mia battuta... ma non me la sento proprio.
Ho iniziato anche ad essere meno reattivo in squadra: talmente in modo marcato, da temere d'esser messo in panchina... ed io questo non lo posso accettare! Ho chiesto a Robin di darmi una mano con gli allenamenti, e lui ne è rimasto sia colpito che rincuorato: voglio dimostrargli che non mi farò fermare da questo male insinuato dentro me.
Devo esser proprio preso male, se ho trovato una via di fuga negli allenamenti, allenandomi fino a non sentire più il corpo: peccato che il cuore continuo a sentirlo bello forte... mai una volta che si arrenda e smetta di battere al ritmo delle sillabe del suo nome.
Rachel.
Rachel.
Sono confuso, questo lo devo ammettere, sono molto confuso: dopo aver ritrovato Terra, in quel liceo, mi sono sentito spezzare il cuore in due parti, ancora! Ed allora dopo due settimane, passate ad ingozzarmi di schifezze, mi son ritrovato di notte in cucina, a vomitare nel lavandino: al bagno non sono proprio riuscito ad arrivarci... patetico.
"B.B. era proprio necessario farlo qui?".
Una fitta mi colpì al torace: solo lei poteva esserne la causa.
Anche se ero troppo intontito da fiutare la sua presenza in anticipo, non sono riuscito ad impedirmi di sentire a distanza, il suo passo inconfondibile: silenziosa, ma affilata, come il gambo, irto di spine, di una Rosa.
Anche quando ho inclinato la testa verso l'alto, senza alzarmi dal lavandino, non sono riuscito a non rimanerne colpito: (Perché?) Pensai perso in quel nauseabondo catino improvvisato. Ho sempre pensato che fosse una bellissima ragazza, ma non l'ho mai vista davvero come una possibile ragazza, ma bensì un amica.
Perché ora ho paura quando mi è troppo vicina?
"B.B. devi proprio rimanere coricato in quel lavandino, e fissarmi senza dire nulla?".
Solo allora mi accorsi d'averle dato fastidio: classica posa a braccia conserte; classico tono di ghiaccio, privo di qualsiasi emozione: è così tremendamente facile darle fastidio!
"Ti chiedo scusa Raven, ora pulisco e mi fiondo in camera mia, non ti preoccupare; e scusami se ho rovinato la tua tisana notturna: ora ti lascio libera la cucina" Dissi mentre mi alzavo a fatica, aprendo il rubinetto dell'acqua, per pulire lo schifo che avevo rifiutato di tenermi dentro.
"Ti farebbe bene parlarne con qualcuno".
A quel suo intervento, non riuscì proprio a non rimanerne sorpreso: sospirai con molta fatica, colpa l'esofago e lo stomaco ancora doloranti, e massaggiandomi l'addome, gli mostrai uno stanco sorriso, cercando di imitare la mia solita irruenta gioia, ma senza riuscirci: "No, grazie. Neppure io so, con certezza cosa mi sia preso: all'inizio pensavo fosse per Terra, ma poi mi sono reso conto che lei ormai, passami il termine... è franata via dal mio cuore".
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Paura
FanfictionLa paura sotto forma di muro invalicabile, può esser superata, specialmente se la si affronta in due. Questa storia è scritta in maniera completamente diversa rispetto alla mia opera "Il Morbo". Inoltre i personaggi sono molto più loro stessi; è un...