Arrivatagli alle spalle, venni colta da un suo urlo: "OH CAVOLI! NOOO!".
Non riuscì a non ridacchiare: era troppo stupido! Con le mani nei capelli, gridare in quel modo verso il cielo (cosa si aspettava?).
(Però a volte è divertente... è l'unico che riesce a farmi ridere; anche se faccio l'impossibile per non farglielo notare: mi vengono i crampi alla pancia, per quanto mi trattengo).
Mi tirai giù il cappuccio, sulle spalle: "EHI! Mister Cavolfiore verde!".
Lui si girò di scatto, peggio di un topo sorpreso da un gatto: "AAAH!! OH?! R-Raven... ciao... aspetta: come mi hai chiamato?".
L'espressione che assunse mi fece tornare i crampi all'addome; santo cielo che pazienza che ci vuole con quest'idiota: "Mister Cavolfiore verde" Ammisi con tono piatto.
"Mister Cavolfiore verde... stai bene Rae?".
"Rae non la conosco: in compenso Raven sta benissimo: aaaah! B.B. stavo solo provando ad imitarti! V-vo-volevo provare a farti ridere" (per Azarath... tra i crampi e la sua paura, non so cosa sia meglio... forse faccio ancora in tempo ad aprirgli un portale sotto i piedi, e chiudere qui la questione): "Come sarebbe bello!".
"Bello cosa?" B.B. ancora più in preda a quella dannata paura.
"Ehm, lascia perdere" (Troppo bello risolvere col bandirlo in un altra dimensione... sigh).
Di colpo divenne serio in volto: "Senti Rae... Raven".
"Dimmi, magari prima che venga mattino".
"Appunto".
"Cosa intendi?".
"Tu sei un empatica: avrai sicuramente captato il mio malessere".
"Da mesi B.B. ... da mesi: ed non hai la minima idea di quanto sia difficile starti troppo vicino".
"Scusami".
"Non devi scusarti: non è colpa tua se stai male".
"Volevo chiederti se rimanevi qua con me, fino all'alba: so che deve essere difficile per te, ma...".
"NO! Perché mai vorresti che io rimanessi qua con te? Non hai notato che la tua paura aumenta in mia presenza? Senza contare il fatto più importante!".
"Quale?" Mi disse con fare avvilito da cucciolo ferito: i miei crampi aumentarono a vederlo così.
"Io sento quello che senti tu".
"AH!" Aveva capito: in lui si accese una luce, ben visibile nei suoi iridi verdi smeraldo.
Mi strinsi nelle spalle, come a pararmi da un freddo che non c'era: "Mi dispiace Garfield... ero preoccupata per te, ed allora tre mesi fa, ho cercato di sondarti a tua insaputa".
"Non fa niente... Rachel".
"Perché mi hai chiamata per nome?" Le mie guance cominciarono a scaldarsi.
"Tu mi hai chiamato per nome: ora siamo pari" Sorrise cercando di calmarsi.
"AH! Capito" Fu strano, ma chiamandolo per nome, i crampi mi erano diminuiti.
"Allora non resti... va bene Rachel".
"Perché continui a chiamarmi per nome?" (Avrei troppo voluto spedirlo in volo, seduta stante, per chissà quale parte del pianeta!).
"Perché mi sono accorto, che pronunciare il tuo nome, ecco... mi tranquillizza, sì!".
Lo disse con talmente tanta ingenuità, tanta dolcezza, talmente tanta serenità, che non potei più mantenere il mio no: "Allora apri bene le orecchie muso verde!".
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Paura
FanfictionLa paura sotto forma di muro invalicabile, può esser superata, specialmente se la si affronta in due. Questa storia è scritta in maniera completamente diversa rispetto alla mia opera "Il Morbo". Inoltre i personaggi sono molto più loro stessi; è un...