Concorso [Parole culinarie]

III Prova - Da un altro paio di occhi

Credevo fosse stata la cipolla a far piangere il mio adorato chef Mario Sebastiano Antonio (che scoprii aveva anche un quarto nome: Iolando), ma in realtà era tutt'altro. Infatti appena mi affacciai in cucina, vidi che le cipolle erano ancora intatte e ben lontane dal tagliere. Così mi feci raccontare il motivo del suo disagio spirituale: scoprii che era in conflitto col suo animo sensibile. 

Stava leggendo la nuova ricetta che aveva intenzione di prepararmi per il pranzo di ieri, quando, dopo aver letto "spaghetti all'aragosta" in cima al foglio appena stampato, si girò e scrutò gli occhi innocenti di quella povera aragosta che aveva comprato poco prima dal peschereccio. In quello sguardo oscuro riuscì a vedere tutte le sofferenze che quel povero essere indifeso aveva dovuto subire fino ad arrivare su quella tavola. A Mario Sebastiano Antonio (Iolando) si spezzò il cuore e, affranto da quelle immagini sconcertanti che gli scorrevano davanti, cadde in quel pianto profondo che mi fece sobbalzare in cucina. 

Questa esperienza mi ha fatto riflettere molt- ah, aspetta. Non è un tema scolastico, ma fa niente, continuiamo... 

La prova di quest'oggi consisterà nel mettersi nei panni di un'aragosta o di qualsiasi altro animale esistente sulla faccia della terra (o anche quelli ormai estinti).

Se vi azzardate a ritirarvi, vi estinguo come i dinosauri, ovviamente con tanto affetto.

Una limitazione per rendere la prova ancora più interessante: non potrete usare i generi che avete usato più di una volta. 

Il minimo di parole sarà di 600, mentre il massimo sempre di 6000.

Dopo aver letto, vi obbligo a commentare qui per farmi che siete ancora vivi, a differenza di quella povera aragosta del mio chef con troppi nomi.

Amen.

P.S. Abbiamo anche fatto il funerale all'aragosta, ora riposa beata nel mio pancino; presto, potrete visitare le sue reliquie ben conservare nelle fogne.