I suoi figli

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Era una notte tempestosa. Venti e piogge provenienti dall'Ovest si scatenavano, dando fine ad un'estate colma di albe rosee e caldi pomeriggi.
I cieli, neri e vorticosi, si imponevano su delle strade ormai allagate.

Il vecchio maniero si ergeva, incondizionato da quel maltempo, circondato da alberi costretti ad inchinarsi con tutto il loro peso nella direzione del vento.
Ma oltre a quell'antico edificio e alla natura circostante, scossa dalla tempesta, non c'era nulla.
Fino a quando una figura buia apparì dal nulla.

Erano alte le probabilità che fosse tutto un gioco di luci e ombre, perché si sa, è difficile vedere cosa succede al di là del proprio naso durante una tempesta.
Ma un minuto prima non c'era anima viva su quella strada, e un minuto dopo un ragazzo stava lì, in piedi, tremando violentemente.

Correva il più velocemente possibile, spaventato, tenendo stretto il mantello, e la sua valigia di pelle.

Il ragazzo si fermò solo quando raggiunse la casa. Lasciandosi cadere davanti alla porta di casa, bussò violentemente.

Nessuna risposta.

Ma poi vide una una luce tremolante che si fece sempre più intensa e decisa mano a mano che il portone si apriva, fino a che non si spalancò completamente, rivelando una calda figura che il ragazzo conosceva bene.

"Sirius?"

James Potter era lì, in quella casa, con gli occhi stanchi allargati dallo stupore e i capelli sparati in ogni direzione.

Sirius cercò di sorridere, ma sentì in bocca il sapore metallico del sangue e quindi si limitò ad una smorfia.

"Per Merlino" pensò James.
«Non sapevo dove altro andare» disse Sirius con quel filo di voce che gli rimaneva.

Fu in quel momento che James notò la valigia dell'amico e, senza aspettare un altro secondo, aiutò Sirius ad entrare in casa e lo fece sedere sul divano.

James aveva visto tante cose in quei cinque anni passati con lui.
Lo aveva visto allegro, innamorato, lo aveva visto determinato a far in modo che Remus non fosse solo durante le notti di luna piena.
Lo aveva visto freddo, pieno di odio.
Lo aveva visto euforico e libero, mentre rideva come se nulla potesse strappargli via quella felicità.

Ma non lo aveva mai visto in quel modo.

Gli occhi di Sirius erano rossi e gonfi, le labbra screpolate erano impiastrate di sangue e sulla guancia spiccava un brutto livido grigio e viola.
E James sapeva che se avesse provato ad alzare la maglia di Sirius avrebbe visto lividi identici su tutto il  suo corpo.

Sirius stava tremando così violentemente che sembrava dovesse esplodere da un momento all'altro. Ed, esplodendo, avrebbe rivelato tutto quello che si è tenuto dentro per quindici anni.

«Sirius...» James sussurrò, ma le parole gli morirono in bocca. Così, mentre il senso di impotenza cresceva dentro di lui, lo abbracciò.
Sirius appoggiò la sua testa sulla spalla dell'amico, iniziando a singhiozzare. Era sollevato di essere lì, tra le sue braccia, al sicuro. Sarebbe stato in quella posizione per tutta l'eternità, ed era sicuro che anche a James non sarebbe dispiaciuto.

«James, tesoro, cosa-?»
Euphemia Potter si bloccò ai piedi delle scale. Rimase in silenzio, non trovando parole adatte per la situazione.

«Sirius caro, sei davvero tu? Cos'è successo? Cosa-? Oh mio dio...»
Non aspettò oltre. Si avvicinò ai due ragazzi e li strinse in un abbraccio, tenendoli stretti. Sentì Sirius aggrapparsi a lei.

Euphemia realizzò che il ragazzo non aveva mai ricevuto calore da sua madre. Lo abbracciò ancora più forte.

Gli accarezzò la schiena e dopo qualche minuto sciolse l'abbraccio, asciugandosi le lacrime e sorridendo gentilmente.
«Caro, devi cambiarti i vestiti o congelerai. James, va' a prendere uno dei tuoi pigiami».

Il ragazzo sembrò esitante a lasciare Sirius da solo, ma poi incontrò lo sguardo sicuro di sua madre e si tranquillizzò. Salì le scale e tornò pochi secondi dopo con un pigiama in mano.

«Riesci a camminare, tesoro?» chiese Euphemia, spostando i capelli di Sirius che gli coprivano il viso. Cercò di non farlo notare, ma appena vide lo sguardo del ragazzo, le si riempirono gli occhi di lacrime.
Era un ragazzino. Avrebbe dovuto essere insieme alla sua famiglia, allegro e spensierato. E invece era lì, sanguinante.

Lo aiutò ad alzarsi e cercò di portarlo in camera, ma Sirius crollò tra le sue braccia.
«Oh, non preoccuparti. Ti sistemeremo qui in soggiorno per stanotte, poi da domani userai la tua stanza».
Con l'aiuto di James fece stendere Sirius sul divano e andò a prendere cuscini e coperte.

«Vado a controllare se ho qualche pozione o adatta a curare i tuoi graffi, oppure delle creme per-»
«Mamma». James la interruppe.
Lei si zittì e abbassò lo sguardo su Sirius disteso sul divano, con la coperta imboccata fino al mento.
La luce del caminetto esaltava i lividi viola sul volto del ragazzo, rendendolo spettrale. A James si formò un nodo alla gola e distolse lo sguardo, provando a concentrarsi sui respiri profondi e regolari di suo fratello.

Ad Euphemia si sciolse il cuore. Un triste sorriso le si formò sulle labbra. «Arrivo subito».
Fortunatamente, grazie al figlio spesso soggetto ad incidenti, aveva una vasta varietà di pozioni e medicine.
Tornò poco dopo dai ragazzi con il necessario per curare Sirius, ma appena li vide si bloccò.
James si era steso sotto le coperte accanto a Sirius. Stavano russando lievemente, tenendosi abbracciati.

Euphemia vacillò.
Lei e Fleamont avevano sempre avuto problemi ad avere figli. Avevano pensato che, vecchi com'erano, sarebbero stati costretti a vivere in una grande casa, felici e innamorati, ma sentendo la mancanza di qualcosa. La mancanza di risate che riecheggiavano per tutta la casa, la mancanza di giocattoli sparsi per il salotto, la mancanza di impronte di fango lasciate dopo essere rimasto fuori in giardino con la pioggia.

Il giorno in cui scoprì di essere incinta di James fu quello più felice della sua vita. Forse quindi sarebbe riuscita ad avere una grande famiglia con tanti figli, ma appena le venne detto che un altro parto avrebbe potuto ucciderla, il suo sogno sfumò, lasciandola con un solo bambino che amava con tutto il cuore.

Ma adesso non era più così.

Poggiò i medicinali sul tavolino di fronte al divano e si avvicinò ai ragazzi, stampando un bacio sulla loro fronte. Sistemò meglio le coperte per farli stare più al caldo e si allontanò.
Si fermò alla soglia della porta, voltandosi per guardare ancora una volta James e Sirius.

No, non aveva un figlio.
Ne aveva due.


*nota dell'autore*
Salve ragazzi ^^ scusate l'assenza ma mi sono trasferita da poco e qui nella casa nuova non ho internet ;υ;

Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto, tradurlo è stato un lavoraccio!
Ringrazio baka_neesan per avermi aiutato con la traduzione e avere sopportato tutti i miei scleri.

P.S.: grazie per le 500 visualizzazioni aaah vi adoro *piange*

Marauders Headcanons。Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora