Prologo

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Quando si ha paura di cambiare, si diventa automaticamente abitudinari. Sveglia tutti i giorni alla medesima ora, pranzo alle dodici in punto, compiti alle tredici, merenda alle quindici e cinquantotto, cena alle diciotto come i vecchietti ricoverati all'ospedale (con tutto il rispetto per questi ultimi) e nanna alle ventuno e cinquanta. Noiosa una giornata così, no?
Eppure è la stessa da ormai tre anni. E adesso sono in vacanza, o meglio, sono a casa: non vado a scuola. Pensate che quando quest'ultima diventa il punto fisso su cui gravita il mio universo fatto di libri, quaderni e solitudine, gli orari diventano ancora più tedeschi. 

Non amo il cambiamento, mi destabilizza, non mi piacciono le ovvietà, le evidenze. Preferisco rimanere rinchiusa nella mia cella di certezze, quelle costruite da me, quelle che mi confortano nei momenti in cui rimango da sola. 

Però è successo, il cambiamento ha bussato alla porta di camera mia e io gli ho aperto inconsapevole del male che avrebbe portato. In questi casi serve solo affetto?

Serve solo affettoWhere stories live. Discover now