CAPITOLO 26

388 25 0
                                    

SYDNEY JOHNSON

Busso furiosamente alla sua porta.

Fino a poco tempo fa venire in questa casa mi metteva calma, perché so che c'era lei pronta a pormi la sua spalla come conforto e le sue parole pronte a tirarmi su di morale portandomi avanti nel mio cammino. Una persona importante che ha fatto parte della mia vita per ben tre anni. Molto probabilmente erano troppi se qualcuno lassù ha voluto che accadesse tutto questo, che arrivasse la fine.

"Sydney?" mi domanda stranita una volta che ha aperto la porta. Scuoto la testa con un'espressione delusa sul volto per farle intendere che qualcosa non quadra.

"Perché?" le domando con voce rotta, ma questa volta non piangerò. Mi sono nascosta anni dietro la rabbia e le lacrime questa volta sarò forte per me, per Stefan.

"Entra e spiegami" entro velocemente e mi rigiro altrettanto veloce verso di lei. Non faccio caso a suo marito che si trova infondo al corridoio che osserva sinceramente interessato la scena e decido di dirle che so tutto.

"Perché non me l'hai mai detto?" lei continua a guardarmi confusa

"Di cosa parli Sydney?"

"Dell'incidente" lei sbianca e si porta una mano sulla bocca

"Q-Quale incidente?" domanda balbettando mentre diventa ancora più bianca

"Quello di cui ti parlo da tre anni a questa parte, Irena. L'incidente in cui è morto Stefan, l'incidente in cui eri coinvolta tu e di cui sono venuta a conoscenza solo qualche minuto prima grazie a tuo nipote"

Lei spalanca la bocca a sentire questa parole e mi guarda dispiaciuta

"Non osare .." dico scuotendo l'indice in segno di negazione davanti a lei "...Non osare guardarmi con compassione, non è giusto.." faccio un respiro tremolante e ricomincio a parlare "..Tu l'hai ucciso!" urlo e lei scuote la testa energicamente come a volersi convincere da sola

"Io.. non volevo, c'era lo stop e non si era fermato " la fulmino con lo sguardo, stringendo i pugni lungo i fianchi

"Non ti permettere a dare la colpa a Stefan!" urlo con più forza

"Io non lo sto facendo, Syd. Non mi permetterei mai" dice cercando di avvicinarsi a me e cercando di toccarmi, ma io mi scanso schifata dalla persona che ho scoperta che lei sia.

"Chi sei veramente Irena Evans?"

Una lacrima le riga la guancia e a quel punto Darren, suo marito, si avvicina a noi e cerca di calmare le acque

"Sydney? Potresti dare la possibilità a mia moglie di spiegarsi?" Mi chiede gentilmente lui,sorridendomi forzato.
Sospiro. Cerco di calmarmi,ma il mio petto si abbassa e si alza ad un ritmo irregolare e sento che mi sta per venire un attacco di panico. Sto in silenzio e spero vivamente che capisca da sola che può parlare perché io non ho la forza di aprire bocca per quanto mi manca l'aria. Non voglio che questo diventi un problema,voglio solo capire e che qualcuno una volta per tutte mi dica la verità!

Darren mi afferra per le spalle e mi fa mettere sul divano porgendomi un bicchiere pieno d'acqua che non so quando ha avuto il tempo di prendere,ma scuoto la testa.

Fa un cenno di incoraggiamento a Irena e un sorriso rassicurante. Oh ma certo, è lei quella che sta soffrendo non io!

"Te lo ripeto,Syd: c'era lo stop e Stefan non si è fermato ed è così che abbiamo fatto l'incidente" scuoto la testa intuendo che lei non ha capito il perché della mia sfuriata

"Il punto è che mi hai tenuto nascosto che eri anche tu coinvolta" lei sospira e abbassa la testa

"Non avevo il coraggio,soffrivo ogni volta che venivi da me,ma ero sicura che il tuo dolore sarebbe peggiorato se te lo avessi detto. Mi dispiace così tanto,Syd. Non era mia intenzione ucciderlo!"
Urla l'ultima frase scoppiando a piangere e cominciando a singhiozzare. I suoi occhi,oltre ad essere pieni di lacrime, racchiudono un dolore così profondo che vorrei piangere anche io,ma è più facile tramutare il tutto con la rabbia.

Mi alzo dal divano stando in silenzio e lancio un'ultima occhiata alla coppia che si trova in mezzo alla stanza per poi uscire da quella casa. Scendo le scale del condominio con le gambe che mi tremano e rischio di cadere a terra,ma continuo a reggermi sul corrimano.

Mi sento tradita da una persona che fino adesso non pensavo mi potesse mai infliggere dolore perché era proprio lei che curava le mie cicatrici.

***

"Quindi Aiden lo sapeva fin dall'inizio dell'incidente?" chiede mio padre

Annuisco e poggio la testa sulla sua spalla,sospirando. Mio padre scuote la testa incredulo e mia madre si passa una mano in faccia ancora scossa.

"Non andrai più da Irena" borbotta lei

Lo sapevo già,non ci sarei mai andata dopo quello che ha fatto. So benissimo che si preoccupa che Irena mi possa infliggere ancora sofferenza dato il suo collegamento all'incidente.

Suonano al campanello e mia madre si alza andando ad aprire la porta.
Dopo qualche istante sento la voce di Ethan e di mio fratello insieme a quella di Chantal. Sorrido.

La testa castana di mio nipote fa capolino in salotto e mio padre si alza andandolo ad abbracciare.
Subito dopo si para di fronte al divano su cui sono seduta e si butta su di me.
Scoppio a ridere e gli do una sberla dietro la nuca.

Quando abbiamo finito di fare i buffoni e lui decide di alzarsi dal mio corpo, abbraccio mio fratello e Chantal.
Faccio cenno a Ethan di andare in camera mia e lui si ferma sulla soglia inclinando la testa. Lo guardo confusa

"Cosa c'è?"

Mi butta un'occhiata sospettosa e io non capisco cosa voglia farmi intendere

"Camera tua è sistemata" sentenzia incrociando le braccia al petto,nascondendo un sorriso divertito.
Alzo gli occhi al cielo per il suo prendermi in giro

"Sì e allora?" dico mettendomi nella sua stessa posizione

"Camera tua non è mai sistemata!" esclama con tanta euforia.
Scuoto la testa e lo tiro per la maglietta, facendolo entrare e quasi cadere. Chiudo la porta e quando mi giro lo trovo sul letto, disteso, mentre regge il capo con una mano,mi guarda con un sorrisetto che sono sicura faccia girare la testa ad un sacco di ragazze.

"Devo dirti una cosa" dice e io già fremo dalla curiosità. Lo incito a continuare e dopo aver fatto un sospiro comincia a parlare.

"Ecco,riguarda Mackenzie"

"Mackenzie? La famosa Mackenzie?"

Sbuffa

"Sì,Sydney, la famosa Mackenzie"

Gli faccio cenno di continuare e mi siedo sul letto accanto a lui.

"Ho detto che mi piace,ma lei non non ci ha creduto" lo guardo con un sopracciglio alzato

"È ovvio che non ci ha creduto! Ti rendi conto come l'hai trattata in passato?"

"Appunto in passato " dice marcando l'ultima frase e io gli do un pugno sul braccio che è abbastanza muscoloso per la sua età. Non glielo dirò mai,questione di orgoglio.

"Le persone non dimenticano" dichiaro riferendomi più a me stessa che a Mackenzie.

E io non l'ho ancora fatto.


NOI 2 (#Wattys2019)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora