Bianco come il latte,nero come ossidiana

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Casa nostra non era grande;ma io l‘amavo comunque.

L‘autunno era ormai morto insieme al tempo che passava,gli alberi erano nudi e,tutte quelle foglie dai colori autunnali scompigliate a terra parevano i miei capelli ramati e indomabili.

Il nostro rifugio sembrava sentirsi piú piccolo in mezzo a quegli alberi,che con le braccia protese verso il cielo imploravano pietá per la loro nuditá invanamente.

Il mio mondo sembrava morire per lasciare spazio all‘inverno che non aspettava.

Piú in alto,sulle cime delle montagne potevi giá vedere le prime nevicate,mentre qui c‘era ancora il mio amato deserto di foglie.

Ora che l‘estate era giá passata da un pezzo,iniziava a far buio fin dalle sette di sera.

La notte,proprio come l‘inverno,mi avrebbe travolta senza pietá...

Ma tu eri stato capace di insegnarmi a non temere quell‘oscuritá amica.

Lí dove c‘era l‘oscuritá,ci saresti stato anche tu;pronto a fiammeggiare come una piccola lanterna.

Mi incamminai verso casa velocemente.

Potevo sentire lo scricchiolare delle foglie secche sotto i miei piedi; e l‘odore del terreno bagnato.

Quel giorno aveva piovuto come quasi tutti gli altri giorni di quella settimana.

Era raro che il sole ci concedesse qualche raggio che ci scaldasse la pelle;che ci scaldasse il cuore

Aveva faticato tutta l‘estate,e ora moriva sempre piú presto per far brillare piú a lungo la sua amata luna.

Ancora immersa nei miei pensieri alzai lo sguardo e vidi una piccola luce in lontananza : Ero a casa.

Con passo veloce arrivai all‘entrata e spalancai la porta ruvida in legno.

La richiusi alle spalle con troppa forza,ma tu non ci badasti neppure.

Eravamo uno davanti all‘altro e ti regalai il sorriso piú ampio che potessi fare.

Ero cosí felice di vederti,lo ero sempre.

Amavo ogni singolo tratto del tuo viso. Sarei potuta restare ore ed ore ad ammirare la geografia di esso.

Mi piaceva semplicemente guardarti,vederti muovere.

Adoravo il modo bizzarro in cui cercavi sempre di sistemarti i capelli,ma sopra ogni altra cosa amavo il tuo sorriso.

Lo facevi solo per qualche secondo,ma a me pareva un‘infinitá di tempo.

I tuoi occhi che si facevano appena piú piccoli;e quelle fossette quasi invisibili che ti si formavano ai lati della bocca.

Ogni volta che sorridevi,non importava che mese fosse,a me scoppiava dentro la primavera.

In quel momento eri cosí indaffarato a scrivere e annotare cose che non capivo;che non mi davi la minima attenzione.

Odiavo quando lo facevi.

Mi sentivo piccola,fragile,a dir poco inutile.

Spensi la lanterna che faceva luce vicino al tavolo..per catturare la tua attenzione.

Sapevo quanto fossi irritato.

Vagammo al buio per un pó di tempo.

Andai a sbattere contro la porta un paio di volte.

Era semplicemente meraviglioso il salotto che si univa con la cucina.

Il caminetto nell‘angolo piú remoto della stanza,con davanti il divanetto beige in pelle.

Le pareti in legno chiaro che io adoravo.

Erano perfettamente lisce;e contrastavano con i mobili della cucina color ebano.

In tavolo scuro appena dopo i fornelli,con al centro la lanterna che avevo dipinto di rosso;cosí che riflettesse una luce calda.

Calda come...Improvvisanente sentii un calore immenso invadermi il corpo,cosí afferai velocemente il tuo braccio.

Era tiepido,liscio,forte come il tuo muro di freddezza verso tutto ció che ti circondava.

Il tempo passa,ma siamo noi a scegliere i nostri ricordi. I momenti felici da ricordare.Le cose belle da conservare;e io ti custodivo scrupolosamente.

Feci scivolare con lentezza le mie dita lungo tutto il tuo braccio e poi ti presi con dolcezza la mano.

Era molto piú grande della mia,ma sembrava essere stata scolpita per combaciare perfettamente con la mia.

Era giá tardi ormai.

Dalla finestra parallela alla porta di ingresso filtrava la luce delle luna che ti carezzava il viso con amore materno.

Potevo vedere i tuoi occhi guardare con tenerezza il buio,il vuoto,ma sapendo che lí da qualche parte nell‘ignoto c‘ero io.

Nascosi il viso nell‘incavo del tuo collo.

Il tuo odore era cosí dolce,fresco.

Sentivo le tue mani passare con delicatezza tra i miei ricci ribelli.

Sarei potuta restare per tutta la vita tra quelle braccia.

Non so quanto tempo passammo abbracciati.

Sentivo gli argini dei miei occhi cedere per scoppiare in un pianto senza un perchè..o forse con troppe ragioni.

Mi sollevasti il viso con le mani.

Eri cosí vicino che potevo sentire il calore del tuo respiro riscaldarmi le gote piene di lacrime;le tue labbra avvicinarsi per darmi un bacio sulla fronte e uscire da quella situazione scomoda e allo stesso tempo confortante.

Dov‘eri? Eri lí...

Che ore erano? Era quel momento..

Chi eri? Eri il mio momento...

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