Mi stropiccio gli occhi bruscamente per poi richiuderli subito dopo aver visto la luce del sole. Mi dà fastidio, è troppo forte. In ogni caso sono abbastanza di buon umore oggi. Il mio appuntamento con il Joker non inizierà prima delle 14:00, quindi ho tempo a sufficienza per prepararmi e per comprargli il regalo che gli avevo promesso.
Ma, esattamente, perché lo sto facendo? Si merita davvero un premio, o è solo una scusa per cercargli qualcosa di carino? Cos'è, adesso mi sono anche innamorata di un...
" Sì, di un pazzo criminale. Certo che ti piacciono delle persone un po' particolari! " dice la solita voce nella mia testolina " Prima Derek, che sembrava uno stalker solo dal primo appuntamento, che, tra parentesi, è andato a puttane, e adesso un pazzo e folle... "
- Basta! - urlo io, spezzando il silenzio che regna sempre in camera mia. Sono stanca di pensare e di sentire persone dire che il mio paziente non è altro che un assassino fuori di testa. È solo un uomo come un altro. Ma con i capelli verdi. E i denti argentati. E la pelle fin troppo chiara. E tutti quei tatuaggi, un po' inquietanti, dipinti sul suo corpo.
" Va bene, Harleen! Allora ti sei innamorata di lui! "
Sì, credo che sia così. Ma è forse possibile affezionarsi così velocemente a una persona? Non so molto di lui, quasi nulla, eppure mi sembra di conoscerlo da sempre. Mi sento bene quando sono con lui, senza contare la paura e i brividi che mi corrono lungo la schiena quando pronuncia la h delle mio nome in modo un po' troppo marcato. Credo che, in fondo, molto in fondo, lui possa capirmi. Sa che soffro, e pure lui ha sofferto molto nella sua vita passata. Certo, è un dolore del tutto diverso. Il suo è mille volte peggio, lo so. Ma sento di avere molte cose in comune con lui, in qualche strambo modo. Ma la vera domanda non credo che sia come mi sento io con lui, o che cosa io provi, se semplice amicizia, se amore o se solo un rapporto tra dottoressa e paziente, come doveva essere dall'inizio. La vera domanda è cosa pensa lui di me. Mi vede come la sua ennesima psichiatra rompiscatole? Come una normalissima persona che non può e non potrà mai capire o curare la sua pazzia? Come un'amica? Qualcuno a cui confidare dei segreti, che forse non sono poi così segreti? (Ma lasciatemi nella mia convinzione, d'accordo?) Come qualcuno che può amare? Ecco. E qui sorge una domanda ancora più importante. Lui può davvero amare? Il Joker ha la forza, il coraggio, o anche solo la capacità di amare qualcuno? È in grado di provare sentimenti che non siano rabbia e voglia di uccidere qualcuno? Vorrei scoprirlo. Ma non penso certo di poterglielo chiedere oggi pomeriggio come se nulla fosse. Dovrei andare nel mio ufficio, sedermi di fronte a lui e: - Ehy, Mister J! Sai, mi chiedevo... tu pensi di riuscire ad amare ancora qualcuno, dopo tutto quello che ti è successo? No, perché, se così fosse, potresti provare qualcosa anche per una come me? Perché io credo di essermi già innamorata di te.
" Perfetto, Harleen. Direi che funziona. "
Mi metto a ridere da sola, seduta sul mio piccolo letto. Rido di gusto, una delle poche volte in questo brutto periodo. E poi i miei pensieri si spostano sulla sua risata. Stridente e inquietante. Fredda, paurosa. Adorabile.
" Harleen! "
Che sbadata! Dovrei vestirmi, anziché pensare solo al mio paziente, giusto? Eppure è così difficile fare altro. Mentre è così facile che i miei pensieri si focalizzino solo sul clown dai capelli verdi.
Mi alzo dal letto e vado a fissare l'armadio, sperando che i vestiti vengano fuori da soli. Alla fine opto per l'outfit che avevo il primo giorno in cui ho incontrato il Joker: camicia nera e gonna blu, accompagnate dalle mie solite scarpe nere con il tacco. Dopo essermi truccata e pettinata, decido di mettermi delle calze leggermente più provocanti, con delle piccole reti che abbracciano la mia gamba. Considerando il sole splendente, ci sarà caldo, così mi lego i miei lunghi capelli biondi in una coda bassa. Mi metto gli occhiali, prendo la mia borsa nera, sempre piena, e scendo in cucina. Faccio una colazione veloce, a base di frutta fresca.
Esco di casa senza nemmeno aver visto mia madre. Non che importi, non più ormai. Potrei anche andarmene a vivere da sola, dopotutto. Si, mi piacerebbe. Ho sempre immaginato di sposarmi su una spiaggia, per poi andare a vivere in una casa vicino ad essa. Peccato che non accadrà mai. Ormai non ci spero neanche più. Non so se troverò mai l'amore. Anche se sembrerebbe che io ami il mio paziente pazzo per ora. Sì, lo so, è deprimente, ma non giudicatemi, grazie.
Guido fino al centro città, per poi dirigermi al negozio di giocattoli. Non so esattamente perché io sia venuta qui. Non ci ho pensato su, in realtà. Sono solo entrata. Ma ho immaginato che al Joker potrebbe piacere un giocattolino o un peluche, dato che non ha praticamente avuto un'infanzia, giusto? No, forse è un'idea stupida e... infantile, appunto. Ma io dovrei anche smetterla di pentirmi di ogni scelta che faccio, o che non ho ancora preso. Dovrei solo... seguire il mio istinto. Ed è quello che farò. Sì. È la cosa migliore da fare, no? La cosa giusta. Non è forse così?
Mi dirigo in un angolo del piccolo negozio, dove si trova una grande cesta piena zeppa di animali di stoffa. Mi colpisce subito la figura paffuta di un gattino marrone, nascosto tra grandi peluche di dinosauri verdi e delfini azzurri. È piccolo, ma è carino. E adorabile. Ha un muso vispo, quasi quasi da furbo. Mi ricorda Mister J, in un certo senso: (Wow, da quando è diventata un'abitudine chiamarlo così?) sembra tanto duro e sfuggente all'inizio, e in parte lo è anche forse, ma sotto sotto è un tipo tenero che vuole solo coccole e qualcuno da amare. E adesso perché sto facendo una similitudine tra un inutile pezzo di stoffa e una persona che sta diventando sempre più importante per me? E, altra domanda, perché sto sorridendo nel guardare questo giocattolo? Un bambino mi ha anche guardato male! Ehi, ma lui non dovrebbe essere...che ne so... tipo a scuola?
Vado alla cassa e pago il mio prezioso acquisto. Beh, di certo non per i soldi che vale, o per il materiale con cui è stato realizzato. Ma è prezioso, importante per il significato che ha. O meglio, per il significato che io gli ho dato.
Faccio un giro in città per passare il tempo, finché non arriva l'ora di pranzo. Quindi vado nel mio ristorante preferito e ordino un' insalata.
Dopo aver finito di mangiare sfreccio al mio posto di lavoro, parcheggio l'auto e corro dentro l'edificio. Prendo il mio camice bianco ed entro nel mio piccolo e umido ufficio. Tiro un sospiro di sollievo appena sento la porta chiudersi dietro di me. Ora siamo soli, io e il Joker.
- Buongiorno, Mister J - lo saluto, allegra io.
- Dottoressa - ricambia il saluto lui con un cenno del capo - la vedo particolarmente di buon umore oggi. Posso sapere il perché?
Sorrido e arrossisco leggermente.
- Oh, niente di che, in realtà - mento io - sono solo felice di essere qui a parlare con te. Mi diverto, sai? Penso che tu riesca a capirmi meglio di molte altre persone...
Oh, mio Dio. Mi sono totalmente aperta con il mio paziente. Da quando? Da quando sono così coraggiosa? Quando è cambiato il mio carattere esattamente?
La voce roca del Joker mi distrae dai miei pensieri un secondo dopo.
- Dottoressa Quinzel - mi chiama lui, usando quel tono di voce che aveva usato il primo giorno in cui l'avevo incontrato. Sembra tutto come prima, eppure è tutto così diverso.
- Io vivo per questi momenti insieme a lei - mi lusinga lui, ma senza il minimo accenno di un sorriso. Ma io mi sento già alle stelle per quello che mi ha detto. E comunque sembro una ragazzina di quindici anni quando arrossisco violentemente. Sorrido e guardo il pavimento sotto i miei piedi. E poi, mi ricordo del regalo. Così infilo una mano nella tasca destra del camice e cerco di tirar fuori il piccolo peluche.
- Che mi ha portato? - chiede il mio paziente con un tono strano, un misto tra l'incuriosito e lo scocciato.
Finalmente riesco a tirare fuori il giocattolo e glielo mostro orgogliosa. Probabilmente mi prenderà per stupida o peggio. Ma no, lui non dovrebbe giudicarmi, è pazzo. Ma è anche un buon motivo per giudicarmi, no? Chissà cosa pensa della gente che viene definita normale. Chissà se lui pensa di essere nella norma e invece siamo noi i fuori di testa nella sua mente malata. Potrebbe essere. Ha senso dopotutto, no?
- Un peluche, un gattino - rispondo io alla sua domanda, giocando con le zampette dell'oggetto che ho tra le mani. Nel frattempo sfodero il mio peggior sorriso. Si vede che sono in ansia per qualcosa. Ma non so nemmeno io cosa. E non va bene. Forse è questo quello che si prova quando si è innamorati. Sì, ha senso.
- Che bel pensiero - sussurra il Joker e io lo prendo come un complimento. Appoggio il gattino sul tavolo e mi perdo nei suoi occhi.
- Venga qui - dice lui con un tono di voce così basso che quasi non lo sento - si avvicini, forza. Non mordo.
Mi aspetto che scoppi a ridere, ma non lo fa. Ci rimango un po' male, perché speravo di sentire quella sua strana e affascinante risata. In ogni caso, faccio come mi ha detto e lui si sporge in avanti. Le nostre labbra si sfiorano, ma non avviene nulla di più. Perché io, stupida e codarda come sono, mi sposto leggermente all'indietro, invogliando, involontariamente, il mio paziente a fare lo stesso. Mi risiedo e mi metto a posto una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro, imbarazzata. Tutta questa situazione è imbarazzante, in realtà.
- Vorrei che facesse una cosa per me, dottoressa - mi esorta il Joker, muovendosi leggermente. Sembra quasi agitato, ma probabilmente è solo una mia impressione. Potrà anche provare amore nei confronti di qualcuno (e quel qualcuno spero di essere io, ovvio), ma di sicuro non prova ansia o agitazione. O paura. Quest'ultima sicuramente no. È lui che fa paura agli altri. Lui è la paura.
- Qualsiasi... - inizio la frase io, ma mi interrompo subito dopo - o meglio, sì.
Sono ritornata al primo giorno in cui iniziavo a lavorare con lui. Quando ancora mi impegnavo a dargli del lei e non del tu, come stavo facendo fino a due minuti fa. Sì, sono molto in ansia. Non riesco nemmeno a creare una frase di senso compiuto. Non riesco nemmeno a pensarla, in realtà.
" Wow! Harleen è innamorata! Harleen è innamorata! " canticchia una vocina odiosa nella mia testa. Vorrei ammazzarmi solo per non essere più in grado di sentirla.
- Voglio un mitragliatore - sputa fuori il mio paziente dai capelli verdi, distraendomi dal litigio che stavo avendo tra me e me.
Ma scusate... che cazzo ha appena detto? Vuole un'arma? Vuole che io, Harleen Quinzel, gli porti un'arma da fuoco qui, in un ospedale psichiatrico? Ma è... beh, che era pazzo già si sapeva.
- Un... mitragliatore? - ripeto io confusa e anche un po' spaventata. Rimango immobile in attesa di una sua risposta. Che non tarda ad arrivare, dato che mi mostra la sua dentatura preziosa, per poi soffocare una risata.
- Sta scherzando, Mister J, non è così? - chiedo io, ma so che non riceverò la risposta che spero invece di avere.
- Io non scherzo mai, dottoressa - risponde lui. Ok, questo è piuttosto ironico e senza senso, in realtà.
- Non su queste cose, almeno - aggiunge lui un secondo dopo. Come temevo.
- E dove cavolo dovrei trovare un mitragliatore, scusa?! - sbotto io, sapendo che quest'ultima frase potrebbe costarmi la vita. No, davvero. Da quando sono diventata coraggiosa? È una bella cosa, sì, certo. Ma è strano. Almeno per me. Per qualcuno, da qualche parte nel mondo, rispondere male a un pazzo criminale sarà all'ordine del giorno. Io dovrei rimanere calma con loro, dato che sarei anche pagata per curarli e non per innamorarmi e fantasticare su di loro.
- Problema tuo, Harley - sorride lui, usando un tono divertito e leggermente canzonatorio. Noto subito che con i suoi occhi di ghiaccio mi indica la porta. Dovrei uscire subito? Così, senza avergli nemmeno parlato? Questa è stata la nostra seduta di oggi? L'unica cosa che ho concluso è... beh, niente, in realtà. Devo solo trovargli un'arma da fuoco entro non so nemmeno quando. Probabilmente domani.
Un'arma da fuoco. Un mitragliatore, devo trovargli e portargli un mitragliatore.
Una roba da matti.
STAI LEGGENDO
My King ~ Harley and Joker
FanfictionQuesta è la storia di Harley Quinn e Joker. Spero vi piaccia La psichiatra più famosa di tutta la città ha un nuovo paziente. La Dr.ssa Quinzel è nota per i numerosi casi di pazienti pazzi che ha curato, ma questa volta tutto sarà diverso. Riuscirà...