Il mattino giunge dopo un tempo apparentemente lunghissimo; fasci di luce entrano dalle finestre e si depositano sul letto, a non molta distanza dal viso.
Apro gli occhi lentamente e constato con una certa sorpresa che sia io che Daron siamo ancora nella stessa posizione in cui ci siamo addormentati, lui a pancia in su e io con metà corpo spiaccicata su di lui e la testa abbandonata sul suo torace... il ragazzo non dà alcun segno di risveglio: il suo viso è incredibilmente disteso, i suoi capelli sono spettinati e sparsi sul cuscino e dalle sue labbra socchiuse il respiro esce lento e poco rumoroso.
La vista fa fremere di gioia il mio cuore: tendo una mano verso di lui con la massima cautela e traccio delicatamente il contorno della sua mascella, sentendo la barba pizzicare sotto i polpastrelli... voglio svegliarmi di fianco a quest'uomo per il resto della mia vita per godere di questo spettacolo ogni mattina.
Il mio limbo di pensieri e sensazioni viene interrotto da un basso mugolio che segnala il possibile risveglio di Daron e cerco di non sobbalzare violentemente proprio per non spaventarlo... mi allontano di pochi centimetri e vedo il ragazzo muoversi, sebbene ancora ad occhi chiusi, e giusto mentre mi accomodo di nuovo sul mio cuscino succede qualcosa: abbandona la testa sul mio petto e torna a dormire beatamente, in una posizione identica alla precedente ma invertita nei ruoli. Arrossisco, presa alla sprovvista, poi il calore del suo corpo mi concilia di nuovo il sonno e si torna così nelle braccia di Morfeo ancora ben disposte ad accoglierci.
La suoneria del telefono della stanza interrompe infine il sonno di entrambi, dopo un tempo a malapena quantificabile; ad occhio e croce è abbastanza presto e il mezzogiorno è lontano. Daron, chiaramente scontento del risveglio, si trattiene dallo sbuffare e preferisce schiarirsi la voce prima di sollevare la cornetta.
«Qui Daron Malakian.»
«Ben svegliato, nano!» persino io riesco a sentire un vocione possente e familiare provenire dall'apparecchio, ed appartiene a Serj. «A breve si parte, dunque provvedi a sollevare il tuo grazioso culetto dal materasso e preparati!»
«Agli ordini, capo» sbadiglia il chitarrista, chiudendo la telefonata; lo osservo stiracchiarsi per bene, emettendo qualche grugnito.
«Cosina, la partenza è imminente» dice, riavvicinandosi a me e accarezzandomi i capelli «purtroppo la pacchia è finita.»
Mi sfugge un grosso sbadiglio mentre sposto controvoglia le coperte; dopo una rapidissima rinfrescata, indossando soltanto della biancheria pulita e più comoda di quella tolta la sera prima, cedo il bagno al ragazzo e nel mentre raccolgo i vestiti in parte sparsi sul pavimento.
Una volta finito, recupero una busta per raccogliere tutti i bicchieri di plastica usati, poi si pone un dubbio: come smaltire i palloncini? Sgonfiarli sciogliendo i nodi uno per uno richiederebbe un secolo, farli scoppiare produrrebbe casino... alla fine decido per la seconda opzione, ripromettendomi di essere più svelta possibile, e dopo aver messo da parte un palloncino nero e piccino che intendo conservare mi butto a capofitto nella mia opera.
Non appena il primo palloncino esplode con un sonoro botto, il chitarrista trasalisce violentemente in bagno. «Che diamine è stato?!» poco dopo compare sulla soglia, allarmato e coperto soltanto da un asciugamano in vita ma altrimenti asciutto. «Ah, ora capisco... avvisare no, eh? Mi è preso un colpo!» ansima, portando le mani sul petto.
«Perdonami, non l'ho fatto apposta!» con facilità tiro fuori lo sguardo più languido che io riesca ad assumere e vedo il ragazzo perdere la sua aria contrariata a favore di un sorrisetto malandrino.
«Aspettami, cosina, vengo in tuo aiuto.»
«Sai che faremo morire di paura tutti e probabilmente ci cacceranno dall'hotel a calci?»
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How I feel when I'm around you (System Of A Down)(IT)
FanfictionNei primi anni del ventunesimo secolo le strade di una famosa band e di una ragazza solitaria in fuga dal passato si incrociano casualmente; nasce un legame e un combattuto sentimento.