Capitolo 30

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Mi alzo alle 9.00 grazie alla sveglia del telefono, la mia fedele sveglia. La canzone impostata è American Idiot dei Greenday ormai da tre anni e la odio profondamente. Prima mi piaceva tantissimo ma automaticamente se metti come sveglia una canzone che ti piace molto dopo pochissimo inizi ad odiarla. Per questo ho deciso di non cambiarla più, perché rovinarsi altre canzoni? Comunque, detto ciò, mi preparo velocemente e scendo a fare colazione. Amo la domenica mattina perché c'è tutta la famiglia a tavola e non siamo di fretta quindi abbiamo il tempo di chiacchierare un po'. La mamma ha preparato una colazione enorme, come ogni domenica. C'è di tutto, dalle uova alla nutella e, anche se sembra una quantità di cibo esagerata, ogni volta non rimane niente. C'è aria di festa, si respira allegria.

«Allora? Oggi si va a pranzo dalla nonna, siete contenti?» dice mio padre, lui sembra esserlo davvero tanto.

«Io non sono sicura di poterci essere perché ho preso un impegno con Geta da tanto tempo...»

«E allora? Non potete venire a mangiare dalla nonna? Invita anche lei!»

Di solito mio padre è un tipo non troppo socievole, sta sempre sulle sue e se non gli dai fastidio lui non dà fastidio a te. Oggi invece sembra molto espansivo e la cosa mi stupisce abbastanza.

«Poi lo sai che la nonna non sta tanto bene e le farebbe davvero molto piacere se ci fossi anche te» mi dice poi accostandosi nell'orecchio.

«Va bene, allora porto anche Greta!»

Ad un certo punto vedo che Sofia e Carlotta iniziano a confabulare qualcosa e poi corrono in camera.

Ritornano forse dopo dieci secondi con un enorme foglio arrotolato e legato da un elastico.

«Questo è per te!» urlano

«Per me? Davvero? Venite sul divano e mi aiutate ad aprirlo?»

Corrono subito sul divano eccitate.

Lo apro. È un disegno enorme che rappresenta tutta la famiglia al parco, è così bello. Loro sono così belle e gli voglio tantissimo bene.

«Ma è meraviglioso! Grazie mille. Venite ad abbracciarmi!»

Subito mi saltano addosso entrambe e si stendono praticamente su di me. Finito di mangiare arrivano anche i miei genitori. Siamo in cinque su un divanetto da tre ma stiamo bene, non importa lo spazio o la comodità. Siamo insieme e ci sosteniamo a vicenda, è questo che conta. Adoro vederci così uniti.

Dopo dieci minuti suona al campanello.

«Vado io. Dovrebbe essere Greta»

E infatti è lei. Entra e saluta tutta la mia famiglia. Ormai viene così tante volte da me che è diventata come una seconda casa per lei e i miei la trattano come se fosse loro figlia. Mi piace tantissimo questo rapporto che hanno con Greta perché mi fa sentire totalmente a mio agio.

Andiamo in camera e vedo che ha portato con sé lo zaino di scuola.

«Come mai quello zaino enorme? Cosa hai portato?»

«C'è il computer, il registratore e un po' di cose varie»

Si, anche lei usa il mio metodo. Ha messo dentro il computer e il registratore e poi ha iniziato a buttarci dentro cose a caso che mi potrebbero servire se finisse il mondo.

«Come mai hai portato il tuo computer?»

Lei ha un mac, l'ultimo modello. Il mio invece è un catorcio riciclato da chissà quale parente e sarà di tantissimi anni fa, ma tanto non lo uso quasi mai.

«Beh mi trovo meglio, ci sono abituata.» Un modo gentile per dire «il tuo fa schifo e quindi non riesco ad usarlo.»

«Ah e poi sul mio ho già installato dei programmi per fare delle basi per la tua nuova canone.»

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