Mi piace il colore del legno del bancone di questo bar. La luce si riflette morbida, calda. Il vino sembra più dolce. La lanterna rossa appesa fuori dalla porta da quella sensazione di calma avvolgente tipica dei luoghi già vissuti in precedenza, come la propria camera con solo la lampada accesa sul comodino o come i viaggi immaginati seguendo le odorose canzoni di Vinicio Capossela. Mi guardo attorno. Altri avventori del locale, più o meno soli, occupano qua e là i piccoli tavoli scuri. Prendo una sigaretta dal pacchetto, cerco l'accendino, copro con la mano la fiamma per darmi un tono e mi gusto a fondo il primo tiro. Tutta la gente seduta non sembra avere una bella cera. Tutti hanno qualcosa da bere sul tavolo e sembrano distratti, con la testa bassa a pensare a chissà cosa, anche se sono seduti in coppia. In sottofondo la classica So what di quel gatto di Miles Davis.
... Due occhi sotto il cappello, però, si fanno notare nella penombra... E quello!? Perchè mi sta guardando? Trenta secondi fa non mi sembrava neanche ci fosse. Sento un brivido di terrore salirmi dietro le spalle, passare per le narici e penetrare negli occhi fino a farmeli lacrimare. Sono costretto a girarmi verso il bancone. Perchè quell'uomo dal cappotto nero mi fissava? Sembrava l'unica persona viva del locale. I suoi occhi erano fermi e tranquilli con un ghigno di chi sa cosa stai pensando, di chi sa in anticipo ogni tua mossa, di chi ti scava nell'anima con forse l'unico intento di lasciarci dei buchi.
Quante paranoie del cazzo. Mi devo tranquillizzare e non lasciarmi suggestionare da alcol e fantasia.
-Buonasera- Sento improvvisamente dietro le spalle.
Non riesco a trattenere lo spavento. Faccio un sobbalzo sullo sgabello portandomi la mano sul cuore.
-Scusi, non volevo spaventarla- dice lo sconosciuto dal cappello scuro e con voce bassa e calma. Si è appoggiato con i gomiti al bancone e non la smette di guardarmi.
-No no, si figuri.... ero sovrapensiero e non l'ho sentita arrivare. Ma mi dica, posso esserle utile?
-Volevo solo sapere perché ha alzato la testa e si è guardato intorno
-Prego!?- dico squadrandolo dalla testa ai piedi come se fosse un pericoloso sociopatico.
-Le ho chiesto perché ha alzato la testa e si è guardato intorno
-Semplicemente perché ne avevo voglia, signore- dico io con tono ormai cinico e strafottente.
-Questo non va bene.
-Cosa? Alzare la testa e guardarsi intorno?
-Esattamente!
Stavo già pensando a come difendermi da un possibile attacco.
-Ok amico, non lo farò più
-Non è questo il punto.
-Non capisco cos ...
-Lo sa come ha fatto ad arrivare fin qua?
A questo punto resto in silenzio fissandolo negli occhi per qualche secondo.
Cazzo! Questo non lo so proprio. In effetti ricordo solo di essere uscito di casa. Non riesco a ricordare la strada, e ad essere sincero non credo di essere mai venuto in questo bar prima d'ora. Lancio un'occhiata fuori dalla porta ma non vedo nulla al di là della luce della lanterna rossa. Inizio ad avere la sensazione di non essere neanche nella mia città. Sono terrorizzato. Pietrificato. Il tizio dal cappotto nero continua a fissarmi aspettando una risposta.
-In effetti... in effetti non ricordo... come...-
-Bene, molto bene. Un passo in avanti lo abbiamo fatto-
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La lanterna rossa e altri racconti
FantasyRacconti inquietanti, strani ed estranianti. Per ora sono pochi ma ne scriverò altri... non voleva essere una minaccia.