Melissa Holloway e Paul Sebastian Norton

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Melissa aveva perso suo marito in un incidente stradale nel quale erano rimaste coinvolte molte persone, un fatto di cronaca del quale i giornali ne continuavano a parlare nonostante lei non ne volesse più sapere dato che amaramente aveva già detto addio ad Al in quella spoglia stanza d'ospedale quando il trauma cranico se l'era preso e portato via.

Aveva ripreso il suo cognome da nubile, si era trasferita in una casa più piccola, aveva ridimensionato il suo guardaroba a vestiti che non necessitavano troppa cura o particolari lavaggi, aveva lasciato il lavoro che tanto amava di pediatra e aveva risposto all'annuncio di un forno che cercava manodopera, sveglia alle 4 di notte e andava a dormire a mezzogiorno.

Lavorare in quel forno le sgombrava la mente, le indolenziva le braccia e riempiva i suoi capelli di ogni sapore -era un sollievo dal pensiero fisso che vorticava su quello sguardo che non l'abbandonava mai, non si occupava mai della vendita restava sempre nel retrobottega ad impastare, farcire ed infornare ogni genere di prodotto dal dolce al salato senza la minima distinzione.

-buongiorno Melissa- dando un tiro alla sigaretta

-buongiorno Farid- legandosi i capelli -i tuoi fratelli?- non vedendo in giro il resto della combriccola

-arriveranno quando avranno finito di mangiare è periodo di ramadan- finendo la sigaretta

-bene perché quei sacchi di farina non si spostano da soli- indicandoli con la testa

-si capo- gettando la sigaretta nella terra umida dal giorno prima -prima che arrivano tu pulisci ripiano- gettandole tra le braccia incrociate uno straccio

-sissignore- sbattendo lo straccio

Non aveva un buon rapporto con gli altri dipendenti che lavoravano con lei, non aveva un buon rapporto in generale con nessun uomo, solo la moglie del proprietario sembrava addolcirla un po'.

-Melissa, Melissa dove sei Melissa?- urlando a squarciagola

-che succede Arianne?- correndo all'ingresso preoccupata

-devi venire immediatamente con me il figlio dei miei vicini si sente male- bianca in volto

-Arianne io non sono un dottore- cercando di far ragionare la donna

-sei una madre e come tale devi venire con me a salvare quel bambino- tirandola per un braccio -Farid pensa tu a tutto- urlando in direzione del retrobottega

Il ragazzo non ebbe neanche il tempo di uscire e capire cosa fosse successo che le due donne erano già sparite.

-americane valle a capire- sbuffando

A niente erano servite le continue spiegazioni di Melissa che lei non se ne intendeva di bambini, né ne aveva mai avuti -sterile, che non conosceva nessuna nozione medica di base per aiutare il bambino, la donna continuò a strattonarla per il braccio per arrivare il più in fretta possibile alla casa dei vicini.

-ti prego Melissa fa qualcosa- spintonandola nella stanza del bambino

In un lettino infagottato tra delle lenzuola azzurro celo v'era un bambino dai folti capelli biondi rossicci che tremava e piangeva continuando a battere i denti come se avesse appena visto la cosa più spaventosa di tutto il mondo.

-ciao piccolo- sedendosi delicatamente sul bordo del lettino -che cos'hai?- sciogliendosi i capelli

Nella stanza del bambino si sparse il buon odore di cioccolata e cannella che sembrò calmarlo per almeno un secondo.

-ti piace il cioccolato eh? Anche a me tanto- sorridendogli gentile -mi dici come ti chiami?- sciogliendo meglio con le mani i capelli per far disperdere l'odore del cioccolato

-Sebastian- ancora tutto tremante -e tu?- tirando su col naso

-Melissa- avvicinandosi di un passettino alla volta al bambino

Sebastian poco dopo che ebbe finito di tremare si accasciò sul cuscino stanco e stremato.

-oh povero piccolo- srotolandolo dal fagotto

Delicatamente poggiò la bocca sulla fronte del piccolo per sentire la temperatura, poi gli controllò il battito cardiaco e infine poggiò l'orecchio sul torace scoperto per sentire il suo respiro.

-signora Arabelle?- ricoprendo il bambino

-allora che cos'ha è grave?- con le lacrime agli occhi

-febbre ha avuto delle convulsioni?-

-è stato agghiacciante- seguendo la donna nella stanza per darle conforto

-è normale a quest'età si sarà anche spaventato e questo spiega le lacrime- sospirando -lo tenga al caldo gli cambi le lenzuola e vestiti ogni volta che suda non gli dia alcun medicinale per farla scendere dev'essere un processo lento e graduale- alzandosi dal lettino -appena gli sarà passata dategli molte vitamine, deve bere molta acqua e per un po' deve mangiare solo cibi liquidi si riprenderà è un bambino forte- lanciando un secondo sguardo al cucciolo

-grazie mille signorina- asciugandosi le lacrime

-la prego mi chiami Melissa non sono più una signorina- imbarazzata

-venga le faccio un caffè è il minimo- con un cenno del capo

Da quell'incontro il bambino continuò a chiedere della donna del cioccolato e ogni volta la mattina per colazione trovava sempre la sua colazione preferita: panini al cioccolato soffici che anche inzuppati nel latte non si disperdevano in una zuppetta sul fondo della tazza.



Ecco qui la prima parte di una delle quattro storie, spero che vi piaccia e che possiate adorare i personaggi di Melissa e Sebastian proprio come li ho adorati io mentre gli facevo prendere vita..

Quattro spicchi di melaWhere stories live. Discover now