Ancora canzoni

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I.

Credevo di trovarti come sempre:

dopo chilometri di cavi ed etere,

prima che il vero si fece conoscere

(squallido come sembra voler essere)

nelle tue parole senza discorso.

Scosso dalla sete senza più un sorso,

solo a fallir senza che il mondo sappia

che avrei potuto esser la tua gabbia.

Gli occhi tuoi, fingevi di solitudine,

che il mondo conferma e poi la sua ruggine.

Degli orologi che non gli ingranaggi

tutti giran sempre alla stessa ora,

giocavan col tempo e con il setaccio

in quella sabbia che par che rincuori

e invece affossa l'impronta nell'argine,

inutile girar divien la pagina,

dalla propria sconfitta che si scappa

non si impara che la terra che smotta

e da lì l'insetto umido si scorse,

che anche la luce può essere una farsa,

in tutto questo interminabil perdere,

continua a perquotere tutto il crescere

(svuotato come sembra voler essere).

Sepolto, e mi troverai come sempre.




II.

Fresco girasole

fremente di luce

cambia quelle nuvole

che ne sei capace,

bambini i tuoi occhi,

di donna i tuoi fianchi,

la voce a rintocchi

svanisce se manchi.


Se concesso mi fosse

da un commosso e distratto

dio il cuore che scosse

il mio cuore disfatto,

affonderei le dita

nella tua carne viva,

rosa rossa candita

ch'al bel sole s'apriva,

sgraneresti il tuo amore

con la tua irriverente

ingenuità, che muore,

naturale incoscienza.


Una farfalla s'inerpica

nell' intrico della rete

d'un bambino sott' il portico.

Tale morte la tua sete

troverebbe in occhi vecchi

e vecchi sogni ormai persi

in labirinti di specchi:

TentativiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora