Prologo

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Alexandra Clara Rose, in quel momento sembrava una ragazza dalle dubbie intenzioni, visto che stava sparando a delle lattine nel retro di casa sua, con una pistola silenziata. Anche se all'apparenza poteva sembrare una situazione alquanto strana, aveva un significato ben preciso.

Alexandra, per gli amici Alex, viveva a Seattle, in America, dove avere una pistola in casa è del tutto legale. Anche se quella pistola non apparteneva a lei, ma al suo defunto padre.
La morte della figura paterna aveva completamente sconvolto la vita della ragazza, che spesso continuava a rimuginare sulla sua storia, e sulla notte peggiore della sua vita.

Alex era sempre stata una ragazza solare, simpatica, divertente e gentile: con le sue battute riusciva sempre a strappare un sorriso a tutti. A scuola eccelleva nelle materie creative, ma faceva più fatica in quelle scientifiche. La sua passione era la musica: all'età di 4 anni cominciò a danzare, all'età di 8 a suonare il violino e all'età di 10 a cantare. Imparò a suonare anche il pianoforte e la chitarra, e i suoi genitori erano così tanto orgogliosi di lei che la chiamavano "il piccolo prodigio della famiglia".
In famiglia erano lei, sua madre, suo padre, sua sorella minore, più piccola di 5 anni, e suo fratello maggiore, piú grande di un anno. Erano sempre stata una famigliola qualunque, una semplice famiglia con i suoi piccoli problemi. Ma nessuno avrebbe mai immaginato che Alex , all'età di 12 anni, avrebbe perso il padre.

Volete sapere come?
Era notte fonda e la famigliola qualunque stava tornando a Seattle, dopo una gita nella cittadina di Portland.
Il padre di Alex era uno scienziato molto intelligente, che lavorava per un'azienda emergente. Di recente aveva scoperto una formula per un qualcosa di segretissimo, che portava sempre con sé. Anche quella sera aveva portato la valigetta in cui teneva tutte quelle scartoffie, dove all'interno si trovava la formula incriminata.
A metà strada tra Portland e Seattle, due camion grigi bloccarono da dietro e da davanti la macchina dei Rose, non permettendo a d essi di fuggire in alcun modo. Mr. Rose uscì fuori dalla jeep, imponendo agli altri di restare in macchina, e andò a parlare con uno dei tanti energumeni scesi dai camion. Dopo una lunga conversazione, uno degli omaccioni sparò nel centro della fronte dello scienziato. Dopo di che, un altro tipo losco si avvicinò alla macchina e si mise a frugare nel bagagliaio. Tornò ai furgoni con una valigetta nera: era quella che conteneva la formula. Subito dopo i furgoni sfrecciano via, lasciando il corpo di Mr. Rose inerme sull'asfalto fredda.

Alex ne era rimasta sconvolta e segnata dopo questo evento, tanto che i ricordi dopo il furto della valigetta erano molto confusi, quasi come se dopo la morte di suo padre lei avesse spento il cervello.

Da quel momento Alex si chiuse in sé stessa. Smise di essere la ragazza simpatica che tutti conoscevano, mise da parte la musica e si concentrò prima sul tiro con l'arco, poi su come usare al meglio una pistola. Aveva una mira infallibile, su questo non c'era alcun dubbio. Diventò apatica, quasi insensibile, come se si fosse chiusa in una bolla dove solo poche persone riuscivano a contattarla, quel giusto per non impazzire completamente.

Ormai erano passati 4 anni dalla notte dell'incidente, e la sua famiglia era riuscita a superarlo, lasciandosi alle spalle il passato. Anche lei lo aveva fatto, ma in modo molto diverso, ed era rimasta in lei una ferita aperta che non riusciva a richiudere, che la tormentava giorno e notte.

L'ennesimo colpo di pistola e la lattina caduta risvegliarono Alex dai suoi pensieri. "Ottimo lavoro Alex, per oggi basta" pensò, mentre posava tutti i suoi arnesi in una vecchia borsa da football di suo fratello.

-Alex, la cena è pronta!- urlò Mrs. Rose dalla porta scorrevole che dava sul retro della casa. -Arrivo- urlò la ragazza di rimando, mentre si avviava verso l'abitazione.
Ad Alex era sempre piaciuta la sua casa: era grande, a tre piani, con uno spazioso giardino (con piscina) su tutto il perimetro dell'abitazione.
Mentre si stava preparando per la cena, pensò a quanto le sarebbe mancata l'estate, visto che l'indomani sarebbe tornata a scuola.

Per cena c'era un bel piatto di tagliatelle al ragù, che rimarcava il fatto che da domani i ragazzi della famiglia Rose avrebbero pranzato alla mensa della scuola. -Mi mancheranno i tuoi pasti, mamma- disse Jake, facendo un occhiolino a nostra madre, rivolta verso i fornelli. Io e mia sorella, Olivia, ridemmo come due sceme. -Ultimo anno, eh?- rimarcò la piccoletta a nostro fratello, con la sua solita voce squllante. Lui rispose con un semplice e poetico dito medio. -Non osare parlare tu, che vai amcora in seconda media- aggiunse poi, tornando a mangiare. -Quest'anno porterai alla vittoria la tua squadra di football, me lo sento- lo incoraggiò la madre -Non ti deluderò- rispose lui fiducioso. Jake era un ragazzo molto studioso e dedito allo sport. Da quando il padre era morto era lui l'uomo di casa, e si sentiva in dovere di proteggere tutti. Faceva parte della squadra di football della scuola, di cui lui era il quarterback e capitano.

-Su su, calmatevi voi due- disse la madre, portando in tavola un piatto di crocchette. -Crocchette!- urlò dalla gioia mia sorella, afferrandone 10 e lasciando mio fratello a mani vuote. -EHI- sbottò lui irritato, e la signora Rose lo consolò dicendo -Tranquillo, in forno ce ne sono altre-.

Come al solito, Alexandra a cena non aveva aperto bocca, se non per magiare. Salì in camera e si preparò mentalmente per il giorno seguente, quando avrebbe rivisto tutti i suoi compagni, gli amici e i nemici.

Mentre pensava a tutto ciò che sarebbe succedesso tra meno di 8 ore, si mise il pigiama e andò a dormire con mille pensieri che le ronzavano per la testa.

Spazio autrice
Ciao, questa è la mia prima storia (no, non è vero. Ne ho scritti altre sei che sono arrivate massimo al capitolo 3. Spero che questa duri di più).
Se vi piace questa storia spammatela ovunque, mi farebbe MOOOLTO piacere.
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Lo(V/S)er, che è la storia a cui mi sono ispirata per scrivere la mia.
Detto questo, bacioni e al prossimo capitolo, ciao

-Χιαρα💛

PS: è passato quasi un anno da quando ho iniziato la storia e non l'ho mai continuata. Ho deciso di riprenderla i miei mano, finirla (se vabbe, la speranza è l'ultima a morire) e perfezionarla. Spero vi piaccia.

𝙋𝙡𝙚𝙖𝙨𝙚, 𝙙𝙤𝙣'𝙩 𝙘𝙤𝙢𝙚 𝙗𝙖𝙘𝙠 𝙖𝙜𝙖𝙞𝙣Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora