Questo capitolo è raccontato dal punto di vista di Charlie, in modo da poter conoscerlo meglio... Vi auguro Buona Lettura.
-Siamo polvere e ombra-
-----------------------------------------------------------------------------------
"TEMPO ALLEGRETTO" PER CHARLIE
Charlie alzò la testa dal libro di storia e strizzò un paio di volte gli occhi stanchi. La luce proveniente dalla finestra era ormai del tutto sparita e la lampadina posta sul comodino di fianco al suo letto illuminava i fogli davanti a lui e il libro che, quando lui si mosse per mettersi seduto sul materasso, scivolò e cadde. Il ragazzo non si diede la pena di raccoglierlo.
Malcom era uscito dalla loro camera una mezz'oretta prima, salutandolo con un "ciao ciao, frocetto" che Charlie aveva ignorato bellamente.
Il ragazzo uscì dalla stanza e si avviò lungo il corridoio per andare verso le scale, che discese. La sala TV era piena, bambini più piccoli di lui se ne stavano seduti sul tavolo a chiacchierare tra di loro, altri della stessa età di Charlie erano invece piazzati su uno dei due divani davanti alla televisione, che trasmetteva un talk show. Malcom, dal canto suo, era letteralmente sdraiato su un solo divano. Charlie dovette reprimere l'istinto di andare a dirgliene quattro, fregandosene che lui fosse il più grande. Con un sospiro, si andò a sedere sul bordo del tavolo con le gambe a penzoloni. Tra qualche minuto sarebbero dovuti andare nella mensa al piano inferiore, quindi Malcom avrebbe avuto il divano tutto per sé ancora per poco tempo.
Charlie, nonostante avesse vissuto i primi quattro anni in una casa-famiglia da quando i suoi genitori erano morti e fosse da sei anni in quella struttura, non aveva legato con nessuno, anche se poteva dire che Malcom era quello che conosceva di più e che, esattamente come lui, era lì da parecchio tempo. I bambini e i ragazzi andavano e venivano spesso e solo lui e pochi altri avevano avuto la fortuna, o la sfortuna, di rimanere lì. In realtà, a Charlie non dispiaceva: nessun continuo cambio di compagni di scuola e soliti professori, nessun trasferimento con i rispettivi problemi transitori.
I suoi pensieri vagarono a Sophia. Sì, era stata una fortuna che lui non avesse dovuto continuamente spostarsi e avesse potuto legare con qualcuno. All'improvviso, si domandò se per Mildred ci sarebbe potuta essere una speranza, se la ragazza avesse effettivamente potuto disintossicarsi...
Charlie e Sophia avevano cercato in tutti i modi di farla ragionare; a quanto ne sapeva Charlie, la ragazza faceva già uso di cannabis quando la conobbe tempo prima e anche lui aveva fatto dei tiri di canna, ma non aveva mai pensato che la cosa potesse degenerare così per l'altra. Ora, Mildred era totalmente diversa da quando l'aveva conosciuta... Anzi, era peggiorata in pochissimo tempo.
Aveva voluto bene alla ragazza e vedere come, mese dopo mese, questa crollava sotto gli effetti della cocaina -che era andata a sostituire la cannabis iniziale- lo aveva letteralmente distrutto. Ma Sophia gli era stato vicino e lui era giunto alla conclusione che non si poteva salvare chi non voleva essere salvato. Così, con l'aiuto di quest'ultima ragazza, aveva potuto continuare a guardare avanti... Anche se doveva ammettere che il cancro allo stomaco non gli permetteva di essere così lungimirante.
No, no. Non doveva pensarci. Non ora.
Il nodo lo attanagliò comunque e Charlie fu costretto ad avvicinare le gambe al torace, cercando di reprimere il gemito che gli nasceva dalle labbra. Rimase lì un po', seduto sul bordo del tavolo con le punte delle scarpe che spuntavano da questo supporto e le labbra arricciate in un'espressione insofferente, sperando che nessuno notasse il suo atteggiamento. Sarebbe passato. Era già successo altre volte, tante altre volte. Improvvisamente però, il ragazzo dovette saltare da quella sua posizione rannicchiata e attraversare di corsa la sala, ignorando il verso di stupore di un ragazzino più piccolo di lui e la voce di Malcom che gli urlava dietro: «Ehi! Frocetto!»
Andò all'ingresso, superò la scrivania e spalancò la porta del bagno che stava appena dietro. E vomitò nel water.
Sentì dei passi e, mentre era ancora piegato a rigettare, una mano gli afferrò i capelli.
«Chiama qualcuno, no?!»
Charlie sentì la voce di Malcom sbraitare contro la porta e, con la coda dell'occhio, vide uscire dal bagno il ragazzino di prima e la sua voce che urlava aiuto. I conati lo costrinsero a piegarsi ancora, mentre afferrava inconsciamente il braccio di Malcom, che gli teneva indietro i capelli.
Il dolore sembrò attenuarsi un poco e Charlie cercò di riprendere fiato con le lacrime agli occhi, per poi alzare la schiena, mentre Malcom lentamente lo lasciava.
In quel momento, la porta si aprì nuovamente. La direttrice dell'orfanortofio fece capolino dall'ingresso ed esclamò: «Charlie!». La donna si accostò vicino a lui, che piano si sedette sul pavimento freddo del bagno.
«Sto bene... Sto bene...» Sussurrò lui.
La direttrice gli afferrò il viso e glielo fece alzare per guardarlo, poi rivolta a Malcom gli ordinò: «Vai a chiamare l'infermiera, dille di farti dare la medicina per Charlie e torna qui.»
Malcom annuì e corse fuori. La donna intanto si sedette di fianco a Charlie.
«Mi spiace, mi spiace...», sussurrava il ragazzo, intrecciando le mani davanti a sé e sentendo la mano di lei che gli si poggiava delicatamente sulla spalla.
Dopo poco, Malcom fece irruzione spalancando la porta. Aveva il fiatone e una piccola custodia nera in mano, che la direttrice afferrò.
«Grazie Malcom, ora puoi uscire. Vai in mensa, ci sono gli altri che stanno già mangiando.»
L'altro sembrò esitare un attimo e Charlie alzò la testa verso di lui e mormorò: «Per favore, Malcom...». I loro occhi si incrociarono un attimo, poi il ragazzo uscì mentre Charlie afferrava la busta nera dalla mano della donna.
Quella sera, nonostante avesse cercato di ribadire più di una volta che si sentiva bene, fu accompagnato da un operatore, un ragazzo sui vent'anni, in ospedale per un ennesimo controllo con risultati "incerti" e Charlie dovette insistere per essere riportato all'orfanotrofio, almeno per la notte, in quanto non aveva nessuna intenzione di passarla in una asettica camera d'ospedale. I medici comunque non trovarono validi motivi per trattenerlo e lui poté tornare nella stanza che condivideva con Malcom, che già russava profondamente, e così anche Charlie si addormentò, rifugiandosi in un sonno piacevole e ristoratore.
STAI LEGGENDO
Le recenti cronache del Dumort
FanfictionUna secolare profezia si sta per avverare, la vita di due ragazzi verrà totalmente sconvolta mentre il Mondo Invisibile si troverà minacciato dall'imminente ritorno di Valentine Morgenstern. ------------------------------------- In collaborazione co...